L’Aquila, le mura illuminate e spente nell’indifferenza generale

di Marianna Gianforte | 10 Marzo 2022 @ 06:00 | ATTUALITA'
mura illuminate
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L’AQUILA – Com’è buia la città senza più il serpentone delle mura illuminate da Porta Branconia alla zona di Santa Croce. Era il gennaio del 2016 quando il tratto al di sopra di via della Croce Rossa venne acceso per la prima volta nella storia dell’Aquila, un evento vissuto con partecipazione dai cittadini, abituati a vedere uno dei monumenti identitari principali della città incolto e scuro di monossido di carbonio. Un gesto che ridava luce al centro storico che contava, all’epoca, ancora centinaia di case spente perché inagibili. Un piccolo gioiello in mezzo alla selva delle gru durato poco, perché tre anni dopo si è spento nel silenzio generale: prima un pezzetto, infine interamente. E non se ne sa il motivo.

mura spente

All’epoca l’evento fu salutato con grande entusiasmo anche dalle associazioni culturali cittadine, che organizzarono eventi, passeggiate, convegni. Il progetto del recupero post sisma delle mura (finanziato con 8 milioni di euro di fondi europei) includeva anche la bella idea di illuminare il pezzo tra le due porte, da estendere per tutta la loro lunghezzaa mano a mano che il recupero procedeva. Parlando ai microfoni di Rete8, quattro anni fa, nel marzo del 2018, il progettista e direttore dei lavori di restauro delle mura, l’architetto del segretariato regionale della Soprintendenza Antonio Di Stefano, facendo il punto sui lavori delle mura spiegò:

“C’è da continuare alcuni camminamenti lungo la cinta muraria, non sarà possibile dappertutto per l’orografia, in quanto i sono pendenze notevoli in alcuni tratti, come la zona di Porta Lucoli, ma ci sono altri tratti che permetteranno di fare queste passeggiate e camminate, e soprattutto continuare l’anello d’illuminazione. Evidenziare le mura su tutta la loro lunghezza”.

L’anello dell’illuminazione è invece rimasto una pia intenzione come anche l’idea di fare un regalo alla città anche se colpita dal terremoto, perché la bellezza e il decoro costituiscono la dignità di un luogo e della sua comunità e porta Branconio mai così bella era apparsa prima, con la scalinata di sampietrini che scende verso l’arco di pietre bianche mentre si apre il Gran Sasso di fronte. Di Stefano scelse la tipologia di luci più adatta al monumento medievale: le lampade incastonate a pavimento per fare luce dal basso, di ultima generazione, con una differenziazione luminosa e cromatica tra colori caldi e freddi, ottenendo, così, un effetto di tridimensionalità visibile da lontano, persino dai corridori di trail su monte Pettino.

Le mura recuperate e illuminate in quel tratto furono per mesi tra i monumenti più fotografati dell’Aquila insieme alla fontana luminosa, anch’essa per la prima volta ‘accesa’ con un sistema d’illuminazione moderno e molto apprezzato, e alla fontana della 99 Cannelle restaurata in tempi record dal Fai, simboli della rinascita dell’Aquila. Quel tratto recuperato di mura cancellava in un solo sguardo il disordine della strada al di sotto, via della Croce Rossa appunto, che venne soprannominata, all’indomani del sisma, “la baraccopoli” aquilana, perché vi si ricollocarono temporaneamente bar, locali, ristoranti in sistemazioni provvisorie, e da sempre zona piena di criticità dal punto di vista della viabilità e del decoro. Pure il progetto di recupero urbano di via della Croce Rossa, approvato dalla Provincia nel 2016 e pubblicato sul Bura l’anno successivo, è naufragato nel nulla e i fondi – 10,4 milioni di euro individuati dal Comune dell’Aquila – dirottati altrove. L’intervento aveva enormi potenzialità, a partire dal parco lineare di viale della Croce Rossa, l’eliminazione dell’abusivismo e lo spostamento del marmista; ma, soprattutto, la realizzazione di un parcheggio interrato di 400 posti auto con l’uscita nella sovrastante piazza San Basilio e che avrebbe allegerito le sofferenze derivanti dalla mancanza di posti auto per il centro storico.

Spenta la luce, ripiomba sullo skyline notturno dell’Aquila il buio di sempre e con esso pure l’incuria, la sporcizia e l’abbandono, contro i quali nel 2017 l’amministrazione comunale firmò con le associazioni e le organizzazioni di volontariato dell’Aquila un protocollo per la guardiania e la cura della cinta muraria. Effetti che, ahinoi, si conoscono e si vedono ancora poco.


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