Checkmate! Cronache di scacchi con Mauro Panella
di Enrico M. Rosati | 15 Aprile 2022 @ 06:46 | CHECKMATE
L’AQUILA – Mauro Panella è il secondo classificato (primo a pari merito come punteggio ma penalizzato per la regola dello scontro diretto) del campionato cittadino, evento che si è tenuto sabato 9 aprile nella sede del Circolo Aquilano. Mauro è un giocatore molto attento che, a seconda del colore con cui gioca, alterna con il bianco un’apertura solida come pedone d2-d4 (nota come apertura di donna) a una che notoriamente porta a varianti decisamente più complesse e cioè la difesa siciliana variante del dragone accelerato (con i pezzi neri). Secondo i dati di chessklub ci sono oltre 246 mila partite giocate con questa apertura e i risultati sono:
49% tasso di vittoria del nero
46% tasso di vittoria da parte del bianco
50% patta
Da quanto giochi a scacchi? Come hai iniziato?
Ho iniziato a giocare a scacchi un annetto o due prima del terremoto, 2007/2008. Mi è sempre piaciuto il gioco degli scacchi ma ho iniziato con la dama in quanto mio fratello, mio padre e mio nonno erano giocatori amatoriali, di conseguenza mi sono appassionato alla “tattica della scacchiera” sin da subito. Pian piano la dama iniziava a starmi stretta, non perché abbia da invidiare agli scacchi dal punto di vista tattico quanto per la maggiore variabilità e dinamicità del gioco (basti pensare che la dama si gioca solo sulle case nere mentre gli scacchi investo tutte le 64 caselle della scacchiera). Purtroppo tra i miei amici non c’era nessuno che sapesse giocare oltre al mero conoscere le regole e sapere come si muovono i pezzi. Fortunatamente sono stato responsabile del Circolo Giovani della Pro Loco di Coppito e in quel periodo il Circolo Scacchi L’Aquila ci ha chiesto di poter usufruire dei nostri locali. La Pro Loco ha accettato e così è iniziato il mio rapporto con gli scacchi. Poi, da cosa nasce cosa, mi sono appassionato a questo gioco ‘prendendo scoppole a destra e manca’ dagli storici scacchisti aquilani tra i quali Ottavio, Luciano e Marcello. Da lì è stato un crescendo, non mi sono mai davvero allontanato dagli scacchi, giocando costantemente e cercando di migliorare.
Hai qualche ricordo legato agli scacchi a L’Aquila?
I miei ricordi degli scacchi aquilani non sono marcati come chi ha vissuto la storia dello scacchismo cittadino. Io sono un giocatore relativamente giovane, in quanto giocare per una decina di anni in termini scacchistici è un pochino come essere un neofita, a differenza di Luciano Giachetti e Ottavio Luigini. Sono loro le persone che, direttamente e indirettamente, sono stati i miei maestri, nonostante non mi abbiano mai impartito delle vere e proprie lezioni, anche per quello è un onore aver concluso a pari merito con Ottavio che a mio avviso se avesse continuato a giocare in modo costante, avrebbe potuto continuare nella sua scalata ben oltre il livello di Candidato Maestro. D’altronde, è uno degli scacchisti più completi che L’Aquila abbia mai avuto.
Negli scacchi credi sia più importante la preparazione o l’intuizione?
Allora, fondamentalmente l’intuizione è alla base del gioco degli scacchi, nel senso che uno guarda la scacchiera perché vuole intuire la mossa giusta, è questo il bello del gioco. La preparazione è importante, ma dev’essere parte di un percorso (vediamola come una stazione di servizio per fare rifornimento) piuttosto che un punto di partenza vincolante perché in questo caso sarebbe controproducente perché, secondo qualcuno, il giocatore diverrebbe schiavo dell’apertura. Conoscere davvero un’apertura vuol dire capirne le idee… la strategia, i piani principali, e non limitarsi a conoscere una serie di mosse a memoria giusto per uscire “indenne” dalla prima fase del gioco. Mi rendo conto che questo è il luogo comune piu frequente degli scacchisti neofiti che perdendo con i più esperti in poche mosse tendono a rifugiarsi in schemi standard preconfezionati impacchettati ed imparati a memoria che all’atto pratico non fanno altro che “prolungare loro l’agonia” di qualche mossa. Credo inoltre che iniziare dalla teoria non è ne stimolante ne divertente o produttivo. Per me la teoria è importante ma va appresa per input, giocando, inserendola dove serve (sbaglio in quel punto… è li che cercherò di mettere una pezza…). Il filo conduttore deve essere sempre il gioco. Questo non è solo il modo migliore di crescere ma anche il più divertente. Non scordiamoci, infatti, che gli scacchi sono un gioco in cui le persone devono divertirsi, se lo apprendiamo principalmente attraverso la teoria questo diviene quasi un’ossessione e quindi qualcosa di diverso da ciò che dovrebbe essere. E’ giusto studiare, ma giocando e divertendosi!
Ci sono scacchisti noti che hanno influenzato o ispirato il tuo modo di giocare?
Questa è una domanda da un milione di dollari perché io ‘predico bene e razzolo male’. Io amo i giocatori d’attacco e quando guardo le partite sui libri o su youtube scelgo giocatori come Kasparov e Fisher piuttosto che Tal o Morphy, ma questo interesse non trova sempre riscontro nella mia tecnica di gioco. Io ho una doppia personalità: sulle partite rapide e amichevoli sono più attaccante anche per divertirmi un po’ in quanto non è tanto importante il risultato quanto provare ad inventare qualcosa di nuovo e sfizioso. In torneo, invece, la solida mentalità d2-d4 la fa da padrone, tendo infatti ad essere un giocatore più attento e posizionale ispirandomi (lontanamente) a giocatori “pazienti” ma geniali come Karpov o Capablanca e anche se vedo una mossa interessante ma pericolosa tendo a metterla più in secondo piano rispetto ad una meno rischiosa e più solida che penso possa darmi vantaggio a lungo termine. Questo aspetto è stata la mia fortuna e la mia sfortuna, infatti, analizzando le partite una volta concluse mi sono reso conto che a volte ne sono stato favorito mentre altre volte avrei dovuto essere deciso nel prendere l’iniziativa non perdendo l’attimo! Gli scacchi non sono come il calcio, nel calcio se stai vincendo 2-0 si può dire che la partita l’hai bene o male chiusa, negli scacchi, invece, anche un vantaggio considerevole può essere facilmente compromesso da un errore, una imperfezione o una semplice svista. Ad esempio, nella partita che ho perso contro Ottavio al campionato cittadino avevo un vantaggio significativo ma è stata sufficiente un’unica distrazione per compromettere tutto il ben fatto. Il merito certamente va anche ad Ottavio che, sapendo il fatto suo, ha colto l’attimo per ribaltare completamente il risultato in poche mosse.
Ma questo è anche il bello degli scacchi no? Oltre al fatto che impari le regole in 5 minuti e dopo una vita ancora non perfezioni a pieno la tecnica di gioco… oltre al fatto che è uno sport che coinvolge allo stesso modo bimbi di 5 anni e anziani di 80…
Proprio che il risultato di una partita non è mai scontato fino allo SCACCO MATTO!