Visione di San Francesco

di Fra' Piero Sirianni | 06 Marzo 2023 @ 05:30 | CREDERE OGGI
San Francesco
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La Visione di San Francesco è una tela del sec. XVII del noto artista Giulio Cesare Bedeschini, custodita nel convento cappuccino aquilano di Santa Chiara – a Borgo Rivera.

La pregevole opera rappresenta Francesco d’Assisi che, in preghiera, contempla il Signore Gesù Cristo e la Vergine Maria.

Non cadiamo in errore se interpretiamo la tela come una rappresentazione di Francesco in atteggiamento orante e meditativo intorno alla Passione e Croce del Figlio di Dio; in basso a destra scorgiamo, infatti, il momento della deposizione dalla croce; ai piedi dell’Assisiate è presente il libro aperto delle sante Scritture.

Il testo evangelico di Marco è stato definito dai critici “il racconto della Passione, preceduto da una lunga introduzione”; dalle biografie di Francesco cogliamo la dimensione della croce sempre presente nel suo pellegrinaggio della fede: dalla ricerca della volontà di Dio, ai rapporti con la famiglia di origine, al servizio ai lebbrosi, al nascente Ordine religioso, al suo donarsi alla Chiesa e all’umanità. Era centrale nella sua vita interiore la Passione del Signore, al punto da vivere più Quaresime durante l’anno.

Dalle biografie apprendiamo che due misteri cristologici gli stavano più a cuore, al di sopra degli altri: «Meditava continuamente le parole del Signore e non perdeva mai di vista le sue opere. Ma soprattutto l’umiltà dell’Incarnazione e la carità della Passione aveva impresse così profondamente nella sua memoria, che difficilmente gli riusciva di pensare ad altro» (Fonti Francescane 467). Francesco diventa – per grazia e adesione personale al Vangelo – compartecipe della Croce del Signore; il Bedeschini evidenzia, nella tela, i segni della Passione sul corpo del Cristo e su quello sanfrancescano.

Anche i Santi dei secoli successivi verranno spesso raffiguranti in atteggiamento orante e meditativo intorno alla Passione e alla Croce del Signore.

Papa Francesco ha scritto nel recente Messaggio per la Quaresima: «L’ascesi quaresimale è un impegno, sempre animato dalla Grazia, per superare le nostre mancanze di fede e le resistenze a seguire Gesù sul cammino della croce». Il Papa continua dicendo: «Per approfondire la nostra conoscenza del Maestro, per comprendere e accogliere fino in fondo il mistero della salvezza divina, realizzata nel dono totale di sé per amore, bisogna lasciarsi condurre da Lui in disparte e in alto, distaccandosi dalle mediocrità e dalle vanità. Bisogna mettersi in cammino, un cammino in salita, che richiede sforzo, sacrificio e concentrazione, come una escursione in montagna». La croce, dunque, è una dinamica propria dell’esistenza cristiana; scriveva, infatti, Paolo di Tarso per i cristiani della Galazia: «Quanto a me non ci sia altro vanto che nella croce del Signore nostro Gesù Cristo, per mezzo della quale il mondo per me è stato crocifisso, come io per il mondo» (Gal 6,4). Questo non per voler affermare che il nostro Dio desideri la sofferenza e la croce degli uomini; la croce è una dimensione che appartiene di per sé alla natura umana mortale: tutti sperimentiamo la finitudine e il graduale deterioramento del nostro corpo, tra malattie e difficoltà quotidiane di ogni genere.

La croce – nella dimensione di fede cristiana – è sempre orientata alla vita e alla risurrezione; il Gesù dipinto da Bedeschini nella tela regna vittorioso, accanto alla Madre che indossa una corona regale, portando il vessillo glorioso della croce.

La vita sanfrancescana – sempre attraversata dalla croce – ci testimonia una pace e una riconciliazione raggiunte, che si fanno anche strumento di bene per gli altri.

Queste settimane quaresimali – tra la Parola ascoltata, le liturgie celebrate, la preghiera e la meditazione personali – pongono fortemente al centro il mistero della Croce, cioè il dono di Sé che Dio compie nella libertà assoluta e per amore.

Immergiamoci, allora, nel silenzio eloquente di una certa arte, che ci conduce all’incontro con noi stessi e con l’Amore.


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