Violenza sugli operatori sanitari, dati e conseguenze

di Michela Santoro | 05 Maggio 2023 @ 05:00 | ATTUALITA'
a Tagliacozzo
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L’AQUILA – ‘Contro la violenza sugli operatori sanitari’, era scritto sullo striscione in testa alla fiaccolata in in memoria di Barbara Cavani, la psichiatra barbaramente uccisa a Pisa da un ex paziente mentre, a fine turno, si accingeva a prendere la bicicletta per tornare a casa.

Secondo il Ministero della salute, in Italia gli episodi di aggressioni a operatori sanitari e sociosanitari, soprattutto nei pronto soccorso e in quei reparti a più stretto contatto con l’utenza, sono un fenomeno in continua crescita.

 

Alcuni dati

Nel triennio 2019-2021, sono stati più di 4.800 i casi codificati dall’Inail come violenze, aggressioni, minacce e similari nei confronti del personale sanitario e sociosanitario, con una media di circa 1.600 l’anno.

Un numero sicuramente più alto considerato che non sempre le vittime denunciano le aggressioni.

Dalla lettura della relazione dell’attività del 2022 dell’Osservatorio nazionale sulla sicurezza degli esercenti le professioni sanitarie e sociosanitari (https://www.salute.gov.it/imgs/C_17_pubblicazioni_3302_allegato.pdf) istituito presso il Ministero della salute e insediatosi l’11 marzo 2022, in occasione della prima ‘Giornata nazionale di educazione e prevenzione contro la violenza nei confronti degli operatori sanitari e sociosanitari’, emerge che ‘la maggior parte dei partecipanti ai diversi studi è concorde nel riportare di aver subito un tipo di aggressione violenta nel corso degli ultimi 12 mesi rilevati’.

Le categorie a maggiore rischio risultano essere costituite dagli infermieri e dalle donne. Le donne sono anche più esposte a molestie sessuali.

Gli episodi di violenza accadono con maggiore frequenza nei dipartimenti di emergenza urgenza e in psichiatria, luoghi in cui la violenza sul luogo di lavoro è percepita ed accettata dagli infermieri come parte del lavoro stesso.

Quest’ultimo è uno dei motivi che determina tra gli infermieri un ‘sommerso’ pari a 125.000 professionisti che hanno subito infortuni per episodi violenti sul luogo di lavoro, senza denunciare l’accaduto.

“Le cause del fenomeno sono multifattoriali e includono: personale ridotto, elevato carico di lavoro, tipologia di pazienti, carenza di posti letto.

I principali fattori di rischio sono da ricercare negli atteggiamenti negativi dei pazienti nei confronti degli operatori, nelle aspettative dei familiari e nei lunghi tempi di attesa nelle zone di emergenza che oltre ai danni fisici, portano come conseguenza, negli operatori che subiscono violenza , anche i disturbi psichici.

Il 24.8% degli infermieri che ha segnalato di aver subito violenza negli ultimi 12 mesi, riporta un danno fisico o psicologico, e per il 96.3% il danno è a livello psicologico, compromettendo spesso anche la qualità dell’assistenza.

Il 10.8% dichiara poi che i danni fisici o psicologici hanno causato disabilità permanenti e modifiche delle responsabilità lavorative o inabilità al lavoro.

Morale ridotto (41%) e stress, esaurimento emotivo, burnout (33%) le conseguenza professionale prevalenti.

Senza contare l’abbandono della professione con dimissioni irrevocabili da parte di centinaia di infermieri ogni anno. 

La prevenzione degli episodi di violenza a danno degli operatori sanitari richiede che l’organizzazione identifichi i fattori di rischio per la sicurezza del personale e ponga in essere le strategie organizzative, strutturali e tecnologiche più opportune, diffonda una politica di tolleranza zero verso atti di violenza nei servizi sanitari, incoraggi il personale a segnalare prontamente gli episodi subiti e a suggerire le misure per ridurre o eliminare i rischi e faciliti il coordinamento con le Forze dell’ordine o altri soggetti che possano fornire un valido supporto per identificare le strategie per eliminare o attenuare la violenza nei servizi sanitari” (fonte https://opiaq.it/ecm/evento-ecm-gli-atti-di-violenza-sugli-operatori-sanitari-analisi-del-fenomeno-e-strategie-di-prevenzione/).

 

Regione Abruzzo, i dati raccolti nel triennio 2020-2021-2022, forniti all’Osservatorio

 

 

 

 


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