

L’AQUILA – Scrive a Laquilablog una lettrice, cittadina aquilana, che ha dovuto prima assistere al contagio delle persone a lei più care, e poi vivere sulla sua pelle l’esperienza del coronavirus. Un’esperienza di solitudine e “cattiva gestione di ogni servizio”, così ha definito “i suoi quasi 40 giorni di malattia”.
Mia figlia è risultata positiva al covid con tampone del 24 ottobre. La comunicazione ufficiale, tramite chiamata Asl, è arrivata SOLO il 29 ottobre, dopo ben 5 giorni. Quel giorno – spiega – anche io stavo male: febbre, tosse e altro”, Con sintomi così evidenti l’addetta al tracciamento voleva prenotarmi un tampone, da fare presso il drive in di Collemaggio, solo il 2 novembre. Ho insistito, stando male, non potendo uscire e avendo anche due patologie pregresse importanti, per una visita da parte delle famose Usca e per fare il tampone a domicilio.
E come ha reagito il sistema sanitario?
Per farla breve l’Usca prenotata in urgenza e sollecitata ben 3 volte da me e dal mio medico, si è presentata a casa il giorno 9 novembre. Dopo ben 11 giorni, periodo in cui io avevo già fatto un tampone (positivo) e la terapia datami dai medici che mi seguono per altre patologie. Un medico USCA che non sapeva nulla di cosa dovesse farmi, che entra in casa senza saturimetro , fonendoscopio o altro, solo con Tampone, perché nulla gli era stato comunicato sulla mia situazione. Mi chiedo – prosegue – se il mio medico non fosse stato tempestivo nel curarmi e prescrivere i farmaci, senza aspettare l’usca che fine avrei fatto io? 11 giorni per una visita e per iniziare una terapia sono una indecenza, soprattutto con il covid che ha effetti talvolta letali in pochi giorni. Si chiede tanto di non intasare il pronto soccorso e di non andare in ospedale ma se un paziente covid a casa non ha la minima assistenza e non sta bene cosa dovrebbe fare?.
Un racconto che fa comprendere le incongruenze e le difficoltà che caratterizzano questo periodo.
In tutti questi giorni di malattia (circa 35) – continua nel racconto – il controllo della Asl è consistito in 3 chiamate da centralino automatico dove alle domande “hai febbre? hai tosse? ” bisogna digitare 1 per si 3 per no… ma è plausibile gestire un malato con un centralino automatico??? Vogliamo parlare dei tempi per il referto di un tampone? 4/5 giorni di attesa sono una vergogna, come è vergognoso chiamare il call center senza risposta (occupato , in attesa e dopo 3 minuti cade la linea) […].
Si percepisce tanto dolore dalle parole della nostra lettrice ma, in tutta questa vicenda, non mancano i medici che non distolgono mai l’attenzione dal paziente.
Mi sento in dovere di ringraziare gli unici tre Medici che, pur non potendomi visitare, mi hanno curato diligentemente, ascoltato, supportato e guarito. Il mio medico di base Carlo de Mattia, il nefrologo Giancarlo Marinangeli e – conclude – Il reumatologo Francesco Carubbi.
La presenza di personale affidabile e generoso ha costituito il punto di riferimento non solo dei malati, ma anche e soprattutto dei familiari.