Uomini e volpi, una vicenda millenaria. Lo zoologo: “Meno rifiuti e più educazione ambientale”

di Alessio Ludovici | 12 Gennaio 2023 @ 06:55 | AMBIENTE
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L’AQUILA – Con Federico Striglioni, zoologo del Parco Nazionale Gran Sasso Monti della Laga, ci orientiamo così nelle nostre chiacchierate: lui, animale selvatico, mi spiega la natura dal punto di vista della natura, e io, indiano metropolitano, gliela spiego dal punto di vista dell’uomo di città che di natura sa sempre meno. Lui assume il punto di vista del funzionamento della natura, io del funzionamento dell’uomo che, in materia ambientale, oscilla pericolosamente tra forme di umanizzazione e forme di indifferenza entrambe di alcun beneficio alla natura. Ci incontriamo a metà strada cerando di capire cosa deve fare l’uomo per convivere correttamente con i selvatici. L’ultima volta avevamo parlato di donnole, l’idea gli era venuta perché aveva trovato l’orto bucherellato dalle arvicole. Questa volta toccava a me e il tema è virato sulle volpi, tema caldo all’Aquila in considerazione dei sempre più frequenti avvistamenti di due volpacchiotte nel quarto di San Pietro, in pieno centro storico. 

Non entriamo nel merito delle due nostre volpacchiotte aquilane, ora malconce. Saranno le autorità competenti – già allertate dai cittadini- a valutare se e come intervenire e a capire come stanno. Guardando i vari video ricevuto l’ipotesi che abbiano la rogna è alquanto probabile. Lo conferma Federico che in carriera ha iniziato proprio occupandosi di volpi e che si è consultato anche con un veterinario per una valutazione. Per di più, aggiunge, la frequenza degli avvistamenti e una progressiva minore elusività sono solitamente sintomo di una stadio di difficoltà molto avanzato: “Se non le vediamo non vuol dire che non ci sono, se le vediamo di più solitamente è proprio perché stanno male”.

Non ci interessa l’ipotesi in sé, che saranno appunto le autorità competenti a gestire, ma l’occasione che ci offre per riflettere: “La rogna – spiega intanto Federico – è la malattia della fame e colpisce soprattutto gli animali che hanno le difese immunitarie abbassate”. Una considerazione apparentemente banale che ci apre le porte del mondo della natura:  “In condizioni naturali sarebbero già morte. Un animale malato è un animale meno veloce, meno attento, più esposto ad altre infezioni e facilmente vittima dei predatori. E ruolo di quest’ultimo, d’altro canto, è proprio quello di eliminare gli esemplari malati di altre specie”.

Tecnicamente la rogna è una zoonosi ma, specifica Federico, “non c’è pericolo per l’uomo, lo spillover è davvero complesso e bisognerebbe proprio abbracciarsela una volpe con la rogna, non è un pericolo per gli altri animali. La rogna arriva da un acaro, gli animali che stanno bene corrono pochi rischi”.

La vita segreta delle volpi

Probabilmente, spiega Federico tornando sulle volpi aquilane, si tratta di due giovani esemplari, “le volpi partoriscono una volta l’anno, ad occuparsi della prole è solo la femmina che vive separata dai maschi. Partoriscono verso marzo e dopo pochi mesi cominciano ad andare in dispersione, come i lupi, e per questo verso giugno ci si imbatte in tantissime volpi investite. Probabilmente si tratta di una cucciolata dell’anno scorso”

Ogni volpacchiotta partorisce una volta l’anno, 3 o 4 cuccioli di solito. In generale, quella delle volpi è una vita solitaria, il che non vuol dire che non abbiano un’articolata vita sociale, fatta di lotta per gli spazi e gestione del territorio, ma “non fa branco come i lupi che hanno bisogno di collaborare per cacciare i grandi ungulati”. Le volpi cacciano topi, insetti, piccoli roditori – “è proprio la loro funzione ecologica quella di regolare la popolazione di questi animali” – e farlo insieme sarebbe solo un problema.

Questo in natura, più complessa la faccenda in città: “La città permette alle volpi malate di riuscire a vivere di più, di fare qualcosa che in natura non avrebbero potuto fare”. E al di là di ogni considerazione umana, questo è generalmente un problema, perché accade per un motivo specifico: “Negli ambienti urbani, soprattutto nei piccoli centri, se la gestione dei rifiuti non è fatta in maniera efficiente, gli animali trovano una quantità enorme di scarti. Il problema ovviamente non sono le volpi, sono i rifiuti.

Ne avevamo già parlato a proposito del dramma dell’ibridazione del lupo. “La volpe è un animale di campagna, se sta in città è perché trova del cibo. Se si eliminassero i motivi, i rifiuti, per cui lupi, randagi o volpi si avventurano nelle città, probabilmente non ne vedremmo più”.

La presenza della volpe, da questo punto di vista, più che testimoniare la qualità dell’ambiente, rischia di testimoniare l’esatto opposto: “Come tutti i canidi è estremamente adattabile, hanno imparato a sfruttare le opportunità che consapevolmente e inconsapevolmente gli fornisce l’uomo”. Talmente adattabile da aver colonizzato mezzo mondo, ma questo non significa debba essere trattato come un animale domestico, tutt’altro: “E’ fondamentale, per una corretta convivenza con i selvatici, migliorare il nostro modo di gestire i rifiuti e se questo non avviene è perché c’è un evidente mancanza di coscienza sul tema”.

Le volpi, del resto, in un mondo ideale vivrebbero altrove, nei boschi o in ambienti anche antropizzati ma di tutt’altra natura. “L’Appennino rurale e di agricoltura estensiva, quel paesaggio semi-naturale che dovremmo tutelare al pari di quello naturale, va via via scomparendo, mangiato da un lato dall’urbanizzazione, dall’altro dall’abbandono di terre e pascoli e l’avanzare di una boscaglia non necessariamente utile. La contrazione di quell’habitat ha aumentato le condizioni di promiscuità tra selvatici e uomo”. Promiscuità che riguarda tanti animali, non solo le volpi: “Per vedere un falco pellegrino è più facile andare a Roma che nel parco”. Oppure, per chi non ci credesse, provate a cercare i leopardi in India su YouTube. La volpe, fortunatamente, rispetto al leopardo o altri predatori, è del tutto innocua. 

Ma allora noi che dobbiamo fare, in generale? “I principi sono sempre gli stessi. Non interferire con i selvatici, che vuol dire non fargli trovare cibo e scarti, rifiuti. Anche foraggiarli è sbagliato, li si abitua a non trovarsi il cibo da soli”. Poi ci sono gli altri temi, quelli che emergono sempre nelle nostre chiacchierate, tutelare gli habitat, della volpe in questo caso, che sono boschi e campagne”, e costruire un ambiente urbano e periferico che riduca i rischi di promiscuità attraverso corridoi ecologici e  una maggiore cura dell’ambiente rurale e di quello della montagna. Infine l’ingrediente base per un qualsivoglia sviluppo positivo della convivenza tra uomini e selvatici: “tanta educazione ambientale”.


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