UnivAq tra i migliori atenei nella classifica voto medio laurea- retribuzione netta post laurea

di Redazione | 26 Luglio 2022 @ 16:47 | ATTUALITA'
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Così annuncia l’Università degli Studi dell’Aquila con un post su facebook festeggiando il traguardo sottolineato nella classifica del Sole 24 Ore. 

‍ L’Università dell’Aquila è tra i tre migliori atenei italiani nella classifica, elaborata dal 24 , che mette in relazione il voto medio della laurea con la retribuzione mensile netta post-laurea.

‍ Sulla base di un grafico realizzato a partire dai dati relativi al voto medio di laurea e alla retribuzione media mensile netta dei laureati dei percorsi di laurea magistrale a un anno dal conseguimento del titolo nelle 73 università che aderiscono al consorzio AlmaLaurea, il 24 ha classificato gli atenei in quattro categorie. L’̀ ’, insieme al Politecnico di Bari e al Campus Bio-Medico di Roma, è risultata essere tra .

‍ “I neo-laureati di queste università” scrive il quotidiano “ricevono un doppio premio per il loro impegno: voto sopra la media e retribuzione sopra la media”.

Così afferma l’ateneo. 

 

C’è un trend positivo tra il voto di laurea e la retribuzione dei laureati sembrano andar crescendo di pari passo, lentamente ma costantemente. 

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Questa relazione positiva tra la valutazione accademica e quella del mercato del lavoro non è sorprendente: voti più alti possono indicare sia le maggiori competenze acquisite (secondo la teoria del capitale umano) sia la maggior dotazione di talento (secondo la teoria dei segnali); in entrambi i casi ad un voto più alto corrisponde una più elevata produttività, e quindi una retribuzione maggiore (Castagnetti et al. 2005). Il Sole 24 Ore classifca così gli atenei: 

“1) Atenei con voto maggiore di 109 e retribuzione maggiore della media.

Solo 3 atenei rientrano in questo gruppo: Bari Politecnico; L’Aquila; Roma Campus Bio-Medico. I neo-laureati di queste università ricevono un doppio premio per il loro impegno: voto sopra la media e retribuzione sopra la media.

2) Atenei con voto minore di 107 e retribuzione minore della media.

All’estremo opposto si trovano quattro università i cui laureati non ricevono alcun premio per il loro impegno: sia il voto sia la retribuzione sono infatti sotto la media (Urbino Carlo Bo; Chieti e Pescara; Calabria e LUM G. Degennaro).

3) Atenei con voto minore di 107 ma retribuzione maggiore della media.

Il premio per i neo-laureati delle undici università che rientrano in questo gruppo sta nella retribuzione che ricevono al primo impiego, anche se il loro voto di laurea non è il massimo (Torino Politecnico; Valle d’Aosta; Brescia; Modena e Reggio Emilia; Scienze Gastronomiche; Bergamo; Bolzano; LIUC Carlo Cattaneo; Piemonte Orientale; Parma; Trento).

4) Atenei con voto maggiore di 109 ma retribuzione minore della media.

Quest’ultimo è il gruppo più consistente, e contiene le restanti venti università[2]. Per i neo-laureati di questi atenei il voto è l’unico premio che riceveranno per il loro impegno accademico: la loro eccellente valutazione finale, infatti, non serve a sostenere la retribuzione, che resta più bassa della media. È da notare che in alcune di queste università il voto medio dei laureati si scosta davvero molto poco dal valore massimo; ad esempio, nelle Università della Basilicata, di Palermo e di Bari il voto medio è uguale o supera 110/110[3], e in quelle di Roma LUMSA, del Molise, di Sassari, del Sannio, di Napoli (Parthenope e L’Orientale), di Foggia e di Cagliari il voto medio è uguale o supera il 109,5.

Questo appiattimento delle votazioni sui valori più elevati segnala la difficoltà degli atenei nel gestire la funzione allocativa dei percorsi formativi, per la quale l’università opera come strumento di selezione delle differenze di talento esogene (Arrow 1973), e il risultato che si osserva non manca di evocare la strana “corsa confusa” di Alice nel Paese delle Meraviglie, dove “hanno vinto tutti e tutti meritano un premio”.


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