Undici anni dal terremoto, Biondi: che déja vu L’Aquila vuota, una nemesi!

di Marco Signori | 05 Aprile 2020 @ 09:01 | ANNIVERSARIO
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L’AQUILA – “La sensazione è quella di un déja vu, non solo perché, proprio come nel 2009, il 5 aprile è la Domenica delle Palme e il 6 è il lunedì successivo e si apre la settimana che preannuncia la Pasqua, ma anche per questo senso di vuoto, di mancanza di rumori”.

Il 6 aprile 2009 Pierluigi Biondi era sindaco di Villa Sant’Angelo, comune che più di altri patì gli effetti del terremoto. Oggi guida L’Aquila che vive l’emergenza Coronavirus dalla periferia, stavolta, dell’epicentro pur se la crisi “induce una riflessione sulla città anche per capire come si supererà”.

“Non è semplice dire di nuovo alle persone che 11 anni fa hanno lasciato case e beni, che hanno pianto le vittime, che bisogna ripartire, però non c’è un’alternativa”, aggiunge ai microfoni di L’Aquila Blog in un corso Vittorio Emanuele deserto.

Ai Quattro Cantoni, lì dove dieci anni fa, nel giugno 2010, con la rimozione delle transenne veniva riaperto l’asse centrale del centro storico e dove essere oggi, con intorno la città – in gran parte – ricostruita, fa quasi più effetto di allora: “Era quasi più tollerabile, avere una città vuota ma puntellata, in alcune parti ancora con crolli visibili. Oggi è davvero singolare.”.

“Sarebbe stato davvero bello vedere come la città avrebbe affrontato questa nuova primavera, stavamo ad esempio già lavorando a un’anticipazione dei Venerdì in centro, a un’anticipazione di attività turistiche e culturali. È una nemesi molto singolare – ragiona Biondi – dal ‘tutti fuori casa’ al ‘tutti dentro casa’. Adesso credo che gli aquilani le abbiano davvero sperimentate tutte”.


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