di Totò Di Giandomenico (Cittadino senza città) – E’ di questi giorni una canizza senza fine sulla sentenza del Tribunale dell’Aquila che ha condannato l’operato della Commissione grandi rischi: della Commissione, che si è prestata a nefandezze guidate dalla politica d’assalto in voga al momento, non i suoi componenti in quanto scienziati!
Ma una informazione distorta, interessata a far canizza, assieme alle ampollose stupidaggini di un ministro, ha sbattuto ancora una volta la triste vicenda aquilana in prima pagina sui mezzi d’informazione di tutto il mondo, riempiendo di ulteriori negatività l’immagine deformata degli aquilani del dopo terremoto: piagnoni, ingrati, truffatori di ricostruziopoli.
Leggo una ulteriore “perla”: assieme alle risate post sisma dell’ennesimo sciacallo che si avventa sui resti della città (questo a tre mesi dal terremoto, gli altri a sole tre ore!), lascia interdetti la presa di posizione di 253 funzionari della protezione civile, che , perdendo una buona occasione per tacere, si spingono a dichiarare (udite!udite!) testualmente. “ deve essere chiaro, dunque, che d’ora in avanti il filo conduttore seguito da chi lavora nel campo della protezione civile in contesti emergenziali e nella attività di prevenzione, valutazione e prevenzione, potrebbe divenire quello della prudenza esasperata, eccessiva, al confine con il procurato allarme”…..
Colpito, assieme ad altri concittadini, da tre procedimenti penali per carriola, mi chiedo se la magistratura non dovrebbe intervenire d’ufficio, a fronte di affermazioni lesive della sicurezza e tutela dei cittadini, a fronte di un vero e proprio tentativo di ricatto.
Una seconda considerazione, mi riporta agli insegnamenti di Max Weber, che ci ha insegnato che l’etica della responsabilità, propria della politica nobile e di servizio, agisce tenendo presenti le conseguenza del suo agire.
Le vicende appena narrate, portano, al contrario, ad affermare che siamo di fronte ad una abissale RIMOZIONE della responsabilità, dove nessuno è responsabile delle sue azioni, trovando più comodo e elettoralmente redditizio scaricare sull’altro, sia esso l’avversario politico o colui che guida l’altra istituzione.
Si pensi alla tragicomica vicenda della restituzione delle tasse: un gioco delle parti che ha ancora una volta individuato in Elsa Fornero il nemico, e nel nostro nuovo idolo, Barca, il salvatore della patria; perché tanto, alla fine, e siatene certi, la patria sarà salva!
Si marca la disperata e disperante assenza di una guida, di una classe dirigente vera; manca, e pesa, la testimonianza e la partecipazione di una comunità unita e coesa, libera perché consapevole, che non si fa ripetere da una politica inconsistente quali sono i ritardi della rinascita, quali ne sono le cause, quali gli ostacoli reali. Manca una comunità: di persone, di intenti, istituzionale!
E non c’è speranza, purtroppo, che le cose abbiano a mutare indirizzo: ci sono le elezioni, e quelli che hanno interesse solo e soltanto ai posti in lista non molleranno, seguiteranno a massacrare un popolo e una comunità dispersa ed umiliata, che loro stessi hanno contribuito a disperdere e ad umiliare, in perfetto accordo e sintonia con quegli apparati dello stato che hanno goduto della loro compiaciuta complicità e sostegno.
E prosegue, con caparbia cocciutaggine la manipolazione della verità, nella certezza che parlare di “Città europea della cultura nel 2019” contribuisce a rimuovere l’attenzione dalla realtà dell’oggi, dal fatto che L’Aquila sta come “’stea” il 7 aprile 2009.
Ma a chi importa davvero?
Alle comunali ha trionfato la vecchia oligarchia di paese, quella dei “cacicchi” locali, grazie alle divisioni prodotte nel profondo della società; non si sono create le condizioni di una unità cittadina in grado di spingere un rinnovamento reale.
Adesso si prova con le politiche e le regionali; i candidati saranno sempre loro, la facce eterne della politica in questo comprensorio!
Divide et impera!
Non è mai stata assente nella nostra comunità, negli ultimi tre anni e mezzo, la divisione: pro o contro Berlusconi, contro o pro la cittadinanza a Bertolaso, grandi elogi a Gianni Letta, e anatemi contro di lui, Chiodi il nemico pubblico; una guerra di tutti contro tutti, condotta con le armi spuntate della disperazione di una città distrutta, di una comunità disgregata, una guerra inutile come tutte le guerre, e per di più condotta senza la esatta individuazione del nemico: una guerra, invero, condotta contro di noi, la nostra città, la nostra speranza, il nostro futuro.
Una guerra civile alla quale ha fatto da terreno di coltura la politica nostrana, che ogni mattina ha lavorato per dividere città e cittadini, comunità e istituzioni, bianchi e neri, tutti, indistintamente, con l’unico obiettivo della rinascita, della ricostruzione morale, oltre che materiale.
Hanno solo diviso, per poter marcare la loro esistenza in vita, incapaci di altro.