di Giulia Marinucci – Era una fredda sera d’inverno, la neve scendeva incessante, sfiorava i volti e accarezzava i pensieri dei passanti.
Il vento freddo attraversava la pelle come una lama sottile e così una donna stringeva il proprio bambino per offrirgli il suo calore, una giovane coppia camminava avvolta in un abbraccio e un gruppo di ragazzi cercava riparo nel solito locale, sedendo intorno un tavolo e sorseggiando cioccolato caldo.
Il freddo era pungente, ma era sufficiente guardarsi intorno per sentirsi avvolti dal calore di una famiglia, di una grande famiglia, l’Aquila. Accanto a me c’era l’amica di una vita, Giulia. Sul suo volto splendeva un entusiasmo diverso dal solito, forse dovuto allo straordinario spettacolo che la neve ci stava regalando.
Improvvisamente, eravamo entrate a far parte di un dipinto di Angelo Inganni, Veduta di Piazza della Loggia sotto la neve. Straordinaria e quasi spaventosa la simmetria tra quel dipinto e ciò che avevo davanti ai miei occhi in quel momento. La statua dedicata alle Dieci Giornate incarnava quella di Sallustio; dietro di essa, Palazzo Margherita ricalcava Palazzo della Loggia. Un’unica vera differenza: non eravamo a Milano, ma nella nostra cara città. Ciò che si percepisce osservando il dipinto era esattamente ciò che percepivo in quel momento: la frenesia di un popolo pieno di speranze, di passioni, di obbiettivi, di sogni. Lo stupore e la meraviglia di occhi che, posatisi su una statua, contemplavano la grandezza del proprio passato e della propria storia. Una donna curiosa, che osserva dal suo balcone il passaggio di volti nuovi e di tempi sempre diversi.
I tempi sono cambiati, la città non è più la stessa e forse anche le persone sono cambiate.
Ma quelle passioni, quelle speranze, quei sogni palpitano ancora nel cuore di chi nel cuore ha la propria città.