Trent’anni fa il disastro di Chernobyl

di Redazione | 27 Maggio 2020 @ 12:56 | AMBIENTE
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26 aprile 1986: il mondo assiste attonito al più grande disastro nucleare della storia, assieme a Fukushima, in Giappone, nel 2011. All’1.45 del mattino, durante un test definito di sicurezza, ma condotto in realtà in aperta violazione di tutti i protocolli e delle più elementari regole del buon senso, il reattore numero 4 della centrale nucleare di Chernobyl, in Ucraina, esplode.

Nelle ore e nei giorni successivi più di 330.000 persone vennero evacuate e la nube radioattiva raggiunse rapidamente tutti i paesi europei e l’America del Nord.

A 34 anni di distanza le conseguenze di quella catastrofe, che sprigionò una potenza equivalente a 500 bombe atomiche come quella sganciata su Hiroshima, “restano”, ha detto l’Onu ricordando “uomini, donne e bambini colpiti dalla contaminazione che non saranno dimenticati”.

La nube tossica causò la morte di 31 persone e l’evacuazione di 400.000 persone dall’area ma tutto il mondo fu terrorizzato. E negli anni la calamità ha causato migliaia di tumori coinvolgendo circa 8,4 milioni di persone tra Ucraina, Bielorussia e Russia. Le cause dell’incidente, che l’Unione Sovietico tentò di insabbiare, sono da imputare ad errori tecnici, cattiva gestione, problemi relativi alla struttura e all’impianto.

Di recente, nell’aprile di quest’anno, una nube radioattiva si è sprigionata a causa degli incendi che hanno colpito la “zona di esclusione” del disastro nucleare di Chernobyl e ha raggiuno buona parte dell’Europa,Italia compresa. 


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