con un sole alto e nessuna meta da percorrere…
metti che l’auto vada da sola e che all’improvviso ti trovi davanti il cartello segnaletico che ti avverte che nel tuo peregrinare sei arrivato fino a L’Aquila…
e metti anche che decidi di uscire e vedere con i tuoi occhi cosa sta succedendo…
Nulla di quello che ti sei immaginato corrisponde più alla realtà di ciò che i tuoi occhi vedono…
Forse nel descrivere potranno aiutarmi i numeri:
10 negozi aperti in centro
5 bar
1 uomo che chiede l’elemosina (chiamarlo senza tetto qui, è un eufemismo)
e tanti, tanti cani anziani…
di ogni razza mescolata al mondo, di tutti i colori di pelliccia, tante paia di occhi tristi…come se fossero uno solo e gigante
E’ la domenica che precede l’anniversario del 6 aprile, e l’unico movimento è quello di una troupe di Rete4 che sta allestendo le luci nella chiesa in Piazza Duomo…
D’altronde fa notizia il compimento di tre anni dalla tragedia, e come non buttarcisi…
ma i cani, non li vedono, non vedono nessuno…non ti scodinzolano, come se nemmeno tu esistessi nel loro mondo di macerie ancora non raccolte.
Nell’aria, l’odore di primavera, e un unico suono, quello dei teli di plastica che una volta ricoprivano le impalcature, oggi strappati da vento e sventolanti come bandiere di una terra di nessuno…se non dei cani che qui abitano.
Sono loro i veri abitanti da quel 6 aprile 2009…loro che girano a coppia, uno avanti l’altro dietro, come carovane nel deserto che L’Aquila è diventata, tra l’indifferenza di alcuni e il dolore di tanti.
Un cantiere dove la ruggine sta prendendo il sopravvento, e dove le speranze ogni giorno si affievoliscono…
Li avrei abbracciati tutti quei cani, li avrei lavati, sfamati, coccolati, e avrei loro regalato una palla…
ma questi non sono cani così… il loro pelo bianco macchiato di nero catrame, i loro occhi cisposi, e la solitudine che attraversano ogni giorno, mi raccontano, di notti passate a ripararsi dal freddo ed estati alla ricerca di un pò di acqua freesca…
Cani che il terremoto lo hanno sentito prima di tutti e che ancora lo stanno vivendo sulla loro pelle, con l’unica consolazione che gli aquilani non hanno potuto avere, di poter continuare a vivere qui…
nel centro di una magnifica città…senza le risa di chi pensava un tempo di ricostruirla intascando i soldi a lei destinati…
Cani fortunati…
L’aLe