Tolettature chiuse perché assimilate ai parrucchieri, appello per la riapertura
di Redazione | 30 Aprile 2020 @ 08:03 | ATTUALITA'
L’AQUILA – Assimilate ai parrucchieri per avere un codice Ateco molto simile, le tolettature per animali sono chiuse dall’11 marzo per le restrizioni imposte dall’emergenza coronavirus ma il rischio di lasciare cani e gatti senza le necessarie cure contraddice il principio di rigoroso igiene cui ci si deve sempre più scrupolosamente attenere per arginare il contagio.
“Al di là del danno economico che ci accomuna a tutti gli esercenti, iniziano ad esserci i primi problemi per gli animali”, spiega Mariangela Coletta del Grooming Center dell’Aquila, “i cani che vivono dentro casa iniziano ad avere il pelo infeltrito, alcune razze come i maltesi o i barboncini con il pelo lungo non possono restare a lungo senza una cura periodica”.
“Entro un certo periodo si riesce a recuperare il tempo trascorso, ma se ci consentiranno di riaprire a giugno sarà un rischio per la salute degli animali ma anche delle persone”, fa osservare.
“Sotto i nodi del pelo la pelle non respira e si genera il rischio di dermatiti, alcune razze particolari hanno i peli dentro le orecchie che devono essere strippati e questo non può che farlo il tolettatore – spiega – , altrimenti si possono creare otiti o infiammazioni. In questo periodo poi c’è la presenza di parassiti come pulci e zecche, non so quanto a casa si riesce ad applicare una fialetta sulla cute in modo adeguato con il pelo così lungo”.
“In molte zone d’Italia hanno fatto riaprire con delle deroghe per una questione di salute pubblica”, fa notare la Coletta, che insieme ad altri tolettatori ha scritto a Regione e prefetto da cui è in attesa di una risposta. Stessa cosa ha fatto la neonata Organizzazione benessere animali (Oba) costituita da una serie di associazioni di tolettatori e di categoria.
“Siamo considerati attività a rischio molto elevato, ma il nostro lavoro si svolge quasi senza alcun contatto con le persone”, dice, “lavoriamo in estrema sicurezza non avendo il contatto con il pubblico, lavoriamo solo su appuntamento e curiamo l’animale incontrando il padrone solo al momento dell’arrivo e quando viene a riprenderlo e svolgiamo il servizio per un cliente alla volta. Lavoriamo con guanti e mascherine da sempre”.
Anche “il risvolto economico è drammatico”, aggiunge, spiegando che “il nostro non è un lavoro stagionale ma da marzo a settembre si incrementa molto e abbiamo già perso due mesi”.
“I pet shop sono aperti perché avendo il cibo sono considerati esercizi di prima necessità, ma questo dovrebbe valere anche per noi – conclude la Coletta – invece a causa del fatto che il nostro codice Ateco è in parte uguale a quello di estetisti e parrucchieri, siamo assimilati ad attività di cura della persona”. (m.sig.)