L’ex capo della protezione civile Guido Bertolaso è indagato per abuso d’ufficio insieme ad altre quattro persone nell’ambito di un’inchiesta della procura della Repubblica di Roma sulle procedure di gara, i costi e la gestione dei bagni chimici posizionati nelle numerose tendopoli installate dopo il terremoto del 6 aprile 2009. L’inchiesta era stata aperta dalla Procura dell’Aquila, ma è stata trasferita a Roma per competenza territoriale in quanto i fatti contestati si sarebbe svolti nella Capitale.
Le indagini. All’attenzione degli investigatori sono finite presunte irregolarità nella procedure di proroga dell’affidamento del servizio da parte di una commissione della protezione civile all’azienda cui è stato affidato l’incarico dopo il terremoto. L’appalto ammonta a circa 34 milioni ed ha visto prevalere la ditta Sebach.
L’esposto e la denuncia di Libera.Le indagini furono avviate in seguito all’esposto di una ditta esclusa dalla fornitura dei bagni chimici. Nel dicembre 2010 il sito di informazione Site.it, del presidio di Libera in Abruzzo, dedicò all’argomento un’inchiesta spiegando che «per il servizio bagni chimici nelle tendopoli, la Protezione civile avrebbe speso 33 milioni 957.860 euro, di cui un milione 488.960 euro alla ditta Toi Toi Italia srl e 32 milioni 468.900 euro all’impresa Sebach srl.
I dati sono tratti dal libro “Protezione civile spa” di Alberto Puliafito». In relazione alla quantità di bagni chimici e dei costi per lo smaltimento dei liquami, inoltre, Site.it ha snocciolato queste cifre: «i bagni presenti nel cratere sarebbero stati 1.600 in più del necessario: oltre 3milioni e 800mila euro al mese sperperati e sottratti alla ricostruzione vera. Anche sul resto dei bagni noleggiati si nutrono dubbi.
La Protezione civile avrebbe ordinato 4mila bagni, scesi poi a 3.200. Al prezzo di 79,20 euro al giorno per ogni bagno, compresivi di iva e di ben 4 interventi di espurgo e pulizia giornalieri. Un servizio decisamente eccessivo, ogni ospite delle tendopoli poteva produrre fino a 100 litri al giorno di deiezioni solide e liquide». I quattro servizi giornalieri di pulizia dei wc chimici avrebbero, pertanto, comportato una raccolta giornaliera di 3.200 metri cubi di liquami, con susseguenti viaggi di centinaia di camion e problemi legati allo smaltimento che persino i depuratori abruzzesi avrebbero faticato a lavorare.