Sulla pianificazione dell’ emergenza nel territorio comunale dell’Aquila “a distanza di tanto tempo uno si sarebbe aspettato risposte piu’ tempestive, ma mai dire mai, c’e’ sempre tempo per recuperare”. Cosi’ il capo della Protezione civile, Franco Gabrielli, ex prefetto del capoluogo abruzzese subito dopo il sisma del 2009, a margine di una visita nel Comune di Fossa (L’Aquila), ha criticato l’azione dell’amministrazione comunale in merito al piano di protezione civile e della pianificazione dell’emergenza “i cui esiti non ci sono ancora perfettamente noti”.
“Non piu’ tardi di qualche giorno fa – ha detto Gabrielli – il sindaco ha richiesto la nostra collaborazione in prospettiva per organizzare un’esercitazione per testare la pianificazione. Gli risponderemo che siamo a disposizione, ci piacerebbe conoscere nel dettaglio la pianificazione perche’ le esercitazioni hanno un senso se c’e’ una seria pianificazione. A questo guardiamo con grande interesse e anche una certa apprensione”.
Mancano poche settimane al quinto anniversario della tragedia che ha causato 309 morti e nessuna esercitazione antisismica e’ mai stata organizzata nell’Aquilano. Nel settembre 2013 su questi temi Gabrielli era entrato in polemica con l’allora vice sindaco, Roberto Riga, che aveva la delega al ramo – si e’ dimesso a inizio 2014, dopo essere stato indagato in un’inchiesta giudiziaria – per via dell’esclusione dell’Aquila dalle citta’ selezionate nell’ambito di una manifestazione nazionale sul rischio sismico. Un’esclusione che, si e’ poi scoperto, era nata da una svista degli uffici comunali, fatto che aveva portato Riga a riconsegnare la delega alla Protezione civile.
“Ho sempre detto che di fronte al dolore della gente che ha perduto dei familiari, delle persone care, c’e’ solo l’atteggiamento del rispetto per cui non ho mai interpretato questo loro ricercare la verita’, ricercare delle risposte, con l’accanimento. Conosco troppo bene alcune di queste persone per poter dire che si tratta di tante componenti ma sicuramente non di accanimento, non di vendetta”. Così Gabrielli risponendo a chi tra i giornalisti aveva chiesto un suo commento sull’indagine avocata dalla Procura generale presso la Corte di Appello dell’Aquila, nella quale l’ex numero “uno” dello stesso Dipartimento, Guido Bertolaso, e’ indagato per omicidio colposo. Si tratta di una inchiesta collaterale a quella gia’ definita in primo grado nei riguardi dei sette scienziati della Commissione Grandi Rischi. “Poi e’ vera anche un’altra cosa – ha aggiunto – l’ho detto anche nella mia deposizione al processo (nei riguardi dei sette scienziati della Commissione Grandi Rischi, condannati in primo grado a sei anni di reclusione, ndr) le responsabilita’ sono un po’ piu’ complesse che non quelle che magari un’inchiesta giudiziaria come quella aquilana vuol in qualche modo stabilire. Ecco io credo che ci siano responsabilita’ piu’ diffuse, ci siano responsabilita’ sistemiche, ci siano responsabilita’ che attengono principalmente a chi negli anni ha governato il territorio. Mi piacerebbe sottolineare una cosa perche’ possa essere di insegnamento ad altri territori: all’Aquila le persone sono morte perche’ sono collassate alcune abitazioni e sono collassate alcune abitazioni come le perizie giudiziarie stabiliscono, non sono state costruite a regola d’arte o sono state indebolite con interventi successivi; quindi il tema per me e’ questo, all’Aquila ma soprattutto per l’intero Paese. Il problema non e’ quello di avvisare o non avvisare se ci sara’ un terremoto, rassicurare o preoccupare se ci sara’ un evento sismico, ma e’ quello di mettere in sicurezza gli edifici di questo Paese. Io ho sempre detto – ha aggiunto Gabrielli – che la mia principale preoccupazione all’esito di queste inchieste e’ che si perda di vista il tema principale e la cosa che piu’ dissento dalla sentenza dell’Aquila e’ il passaggio nel quale il giudice sostiene che la messa in sicurezza delle abitazioni e’ un’affermazione ovvia quanto inutile. Quella credo che sia la cosa sulla quale bisogna prendere le distanze, ma le distanze abissali. Poi le responsabilita’ verranno accertate, ma affermazioni di questo genere le trovo una cosa paradossale e soprattutto un’ un’affermazione che ha dal mio punto di vista, che ho la responsabilita’ della protezione civile per quanto riguarda l’ indirizzo del coordinamento a livello nazionale, quella che puo’ dare l’insegnamento peggiore. Invece la messa in sicurezza degli edifici non solo non e’ ovvia, perche’ purtroppo nel nostro Pese non gli si da’ peso, ma soprattutto e’ assolutamente utile e necassaria”.