Come il governo canadese e gli Italo-canadesi hanno aiutato le popolazioni terremotate. Il Canada è uno dei pochi Paesi della comunità internazionale ad aver mantenuto tutte le promesse fatte all’Italia in termini di aiuti economici stanziati per favorire il processo di ricostruzione delle zone colpite dal terremoto del 2009.
Subito dopo il sisma, complice anche l’arrivo all’Aquila di molti capi di Stato e di Governo per il vertice del G8, svoltosi nel luglio 2009, ci fu, da parte di molti Paesi, una vera e propria gara di solidarietà per iscriversi alla cosiddetta “lista dei benefattori”, un’idea partorita dall’allora presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. Secondo gli intenti del Governo italiano, ciascuno degli Stati sottoscrittori avrebbe dovuto offrire un aiuto concreto operando in due modi: “adottando”, finanziandone il rifacimento, siti di particolare interesse storico-architettonico scelti dal Comune dell’Aquila oppure realizzando nuovi progetti, con finalità sociali e culturali.
Il Canada scelse questa seconda strada e ad oggi, insieme al Kazakistan e al Giappone, risulta fra i pochi Paesi che hanno rispettato gli impegni presi. Cosa che non si può dire, ad esempio, per Usa, Gran Bretagna, Francia e Spagna, che hanno completamente disatteso la parola data.
Lo stanziamento più ingente fatto dal Governo canadese è stato di 5 milioni di dollari, utilizzati per la costruzione di un centro polifunzionale donato all’Università dell’Aquila. Il Centro sorge accanto all’ospedale regionale, a due passi dalla Facoltà di medicina e dal polo scientifico dell’ateneo, dove si trovano anche le facoltà di matematica, fisica, scienze naturali e informatica.
L’edificio, realizzato con tecniche e criteri innovativi volti a limitare i consumi energetici, è stato inaugurato alla presenza di una delegazione dell’Ambasciata canadese di Roma. Durante le fasi di progettazione e di realizzazione del progetto, il sindaco dell’Aquila, Massimo Cialente, e il presidente della Regione Abruzzo, Gianni Chiodi, ricevettero anche un’altra delegazione di cui facevano parte il ministro di Stato, Denis Lebel, e il ministro provinciale del Québec, Monique Gagnon-Tremblay.
All’interno dei 2000 metri quadrati di prefabbricato e legno canadese, si trovano: una palestra polivalente con annessi ambulatori medici, una grande biblioteca, sale conferenze, sale riunioni e aule per lo studio e lo svago. Tutto intorno al Centro sono stati piantati 55 aceri, in ricordo dei 55 studenti universitari morti a causa del terremoto.
Gli aiuti economici giunti dal Canada, però, non sono stati solo frutto di stanziamenti governativi. Ingenti donazioni sono arrivate anche dalla grande comunità degli immigrati italiani, mobilitatasi, subito dopo la tragedia, attraverso le sue varie articolazioni e sedi territoriali.
I contributi più importanti sono giunti in particolare da: Toronto, Hamilton, Ottawa e Montréal. 800 mila euro raccolti dalla comunità degli italo-canadesi sono stati affidati alla Croce Rossa Canadese, che ha poi provveduto a renderli disponibili per quella italiana. I soldi sono confluiti nel fondo di 5 milioni di euro con il quale la CRI ha sostenuto la costruzione di 94 casette di legno nel paese di Onna, uno dei borghi più colpiti dal terremoto.
I nuovi alloggi sorgono proprio accanto al vecchio paese, completamente raso al suolo dalla scossa, e ospitano attualmente 250 persone. I lavori di costruzione sono stati eseguiti fra il 20 giugno e il 14 settembre 2009, dunque in soli 6 mesi, dalla Provincia autonoma di Trento.
Grazie alla realizzazione di questo progetto, gli abitanti di Onna hanno potuto salvaguardare la loro piccola comunità, evitando la dispersione e lo spopolamento che invece hanno colpito molti altri borghi. Il villaggio, infatti, è provvisto di piazze, fontane, viali alberati e centri aggregativi e ci sono anche un asilo nido e una chiesa. Tutte strutture costruite nell’intento di assicurare, insieme alla ricostruzione degli edifici, anche quella del tessuto sociale.
Fonte: Panoramitalia.com