Non c’e’ alcun collegamento tra i grandi terremoti che si susseguono a distanza di poco tempo devastando regioni del mondo anche molto lontane fra loro. Lo dimostra lo studio statistico degli intervalli di tempo intercorsi fra i terremoti del secolo scorso, condotto dall’Agenzia geologica statunitense (Usgs) e pubblicato su Bulletin of the Seismological Society of America.
I ricercatori Tom Parsons ed Eric Geist hanno preso in esame la sequenza dei terremoti ravvicinati che hanno segnato il mondo negli anni Sessanta e Duemila (basti ricordare il susseguirsi dei disastri di Sumatra, Cile, Haiti e Giappone dopo il 2004). Si sono quindi chiesti se davvero i grandi terremoti possano ‘comunicare’ tra loro e addirittura innescarsi a catena come in un grande effetto domino. Per fare luce sulla questione, hanno analizzato gli intervalli di tempo intercorsi fra i grandi terremoti del secolo scorso (quelli con una magnitudine superiore a 8.3). Hanno poi messo a confronto delle serie simulate di grandi terremoti e quella delle scosse realmente registrate con gli intervalli di tempo che ci si potrebbero aspettare tra una scossa e l’altra nel caso in cui il processo fosse del tutto casuale. Sono cosi’ giunti alla conclusione che la tempistica verificata nei decenni passati, per quanto sospetta, e’ solamente figlia del caso. Cio’ significa che non esiste alcun collegamento tra gli eventi, e una grande scossa non puo’ essere usata per prevederne un’altra.
A questo proposito, un secondo studio pubblicato sulla rivista scientifica statunitense viene dedicato al tema caldo della previsione dei terremoti. La ricerca condotta da David Schaff, della Columbia University, cerca di chiarire se le variazioni della velocita’ con cui le onde sismiche si muovono nella crosta terrestre possano essere un utile strumento di previsione. Analizzando i dati relativi al terremoto del 2004in California, a Parkfield, il ricercatore dice di non aver individuato alcun segnale premonitore, ma ammette che questo potrebbe essere stato troppo debole o rapido, oppure potrebbe essersi manifestato in un’area non considerata dalle rilevazioni. Per questo stabilisce un limite massimo per quanto riguarda la grandezza di questo segnale a seconda di quanti giorni prima della scossa debba essere registrato.