Superbonus, lettera aperta dell’Ance al Ministro Giorgetti
di Redazione | 17 Febbraio 2023 @ 14:54 | ATTUALITA'
PESCARA – Anche Ance Abruzzo si unisce alla preoccupazione generata dall’emanazione sulla cessione dei crediti d’imposta relativi agli incentivi fiscali, approvato ieri sera dal Consiglio dei ministri (ed immediatamente convertito) che, come ampiamente scritto, ha cassato, d’ora in poi, per il superbonus, l’opzione dello sconto in fattura o della cessione del credito al posto della detrazione.
Pubblichiamo, di seguito, la lettera aperta che il presidente di Ance Abruzzo, Antonio D’Intino, ha scritto al Ministro dell’Economia e delle Finanze, Giancarlo Giorgetti in merito al superbonus.
Onorevole Ministro Giorgetti,
ci avete sbalordito: avete dimostrato che anche lo Stato, se ha volontà, può intervenire, dal giorno alla notte, stravolgendo assetti legislativi e civili aspettative, in assenza di una qualsivoglia interlocuzione con le categorie coinvolte, con una determinazione tale da configurare uno stato di emergenza!
Abbiamo ascoltato, quindi, le dichiarazioni rilasciate dal Governo nell’immediatezza e, devo dirLe, che siamo rimasti ancora più sconcertati: Lei, in particolare, ha ridotto il superbonus ad un debito di duemila euro a cittadino ed ha annunciato le novità approvate al pari di una cura miracolosa contro chissà quale malanno.
Abbiamo rilevato, al contempo, una minore enfasi da parte del Vice Premier Tajani, con una maggiore propensione ad inquadrare realisticamente il fenomeno superbonus che ha rappresentato, fino a prova contraria, un volano per l’economia e per l’occupazione nella fase post covid.
Nel 2021 è stato registrato un + 6,6 % con quattro punti che sono merito dell’edilizia con i settori collegati!
Nel 2022 la stima preliminare è di un +3,9%, segue un rallentamento significativo stimato per il 2023 di +0,4% : un andamento che, non a caso, segue anche la dinamica degli effetti degli incentivi fiscali destinati ad esaurirsi, di fatto, nel 2023.
Il contributo dato al PIL nell’intero sistema economico riesce a compensare la spesa, generando un valore aggiunto in termini di benefici economico-sociali, questi dati sono corroborati da analisi pubbliche (CRESME , LUISS, OICE, NOMISMA) e le ribadiamo anche solo per supportare le nostre argomentazioni in un confronto che abbiamo sempre stimolato ed alimentato ma che, da ultimo, si è dimostrato a senso unico con una messa all’angolo che riteniamo arrogante, distante anni luce dalle relazioni consolidate.
Il vostro NO, tradotto in legge, lo dobbiamo accettare ma, in uno Stato democratico, ed a maggior ragione a fronte di uno scenario socio economico costruito per legge, che viene messo in discussione, si ha l’obbligo, quanto meno morale, di circostanziare e giustificare con argomentazioni solide una scelta che si ripercuote su legittimi affidamenti, su contratti in corso, su cantieri avviati, su rischiose esposizioni di imprese e di famiglie.
Una impostazione governativa che, a queste condizioni, se non incide sulla autorità dello Stato ne mina, quanto meno, l’autorevolezza.
Ora, come pensate di affrontare il nodo dei crediti incagliati?
Come pensate di non far fallire 25 mila imprese?
Con questo Decreto, avete conseguito l’obiettivo di bloccare la moneta virtuale, nonostante i vantaggi per l’economia reale prodotti, almeno, finora.
Come ANCE, sin da subito, avevamo suggerito alcuni correttivi per la messa a punto dello strumento, tra i quali, quello di porre un tetto massimo agli investimenti annuali del Superbonus , in modo da favorire quantità e qualità dei lavori di riqualificazione secondo la migliore programmazione, sia pubblica che da parte dei privati, cittadini ed imprese, e per superare anche una certa ostilità che si era percepita da parte della Banca D’Italia verso questa circolazione di crediti su moneta virtuale.
In questa fase, non è nostra intenzione alimentare polemiche o scontri dialettici, seppur rinnoviamo il nostro sconcerto per la modalità di intervento adottata dal Governo, siamo sommersi dalle richieste di aiuto da parte delle imprese, e reclamiamo, pertanto, soluzioni tempestive per risolvere il problema dei crediti incagliati con interventi immediati, così come avete dimostrato di saper operare.
Sono certo che comprenderà il nostro sconforto e la nostra richiesta di intervento urgentissimo.
La ringraziamo e restiamo a disposizione per ogni utile confronto, nello spirito di leale collaborazione”.
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Superbonus, Casartigiani L’Aquila: “Si chiude una delle più brutte pagine della nostra storia economica”
“Crediamo che la scelta del ministro Giorgetti e del Governo Meloni sia stata coraggiosa, responsabile e di buonsenso”.
Così Casartigiani Abruzzo interviene sul decreto che ferma l’acquisto dei crediti del superbonus da parte delle amministrazioni pubbliche, eliminando lo sconto in fattura e facendo rimanere solo la detrazione.
Per l’associazione di categoria, si tratta di una scelta “coraggiosa, perché – con grande dignità – fa un passo indietro anche rispetto a norme varate da un esecutivo di cui lui stesso Ministro faceva parte, seppur con un diverso ruolo”. Inoltre si tratta di una decisione “responsabile, perché mette un argine a una catastrofe economica annunciata”. Infine, “di buon senso, perché non interrompe la continuità amministrativa, considerato che salvaguarda sia i lavori in corso di chi ha presentato le CILA, vere e complete, che i crediti in essere, dando la possibilità di fare mutui con garanzia SACE, in modo da poterli portare in detrazione nelle proprie aziende, sfruttando in questo modo tutto il 110% ed al contempo evitando speculazioni”.
In questo modo, inoltre, “si riesce a salvaguardare la cessione del credito quale strumento di velocizzazione e dinamismo per la ricostruzione del Centro Italia, questione importante anche da un punto di vista etico e per questo tale da necessitare il prosieguo del percorso dell’applicazione dello strumento della cessione del credito a tutela dei tempi della ricostruzione e del risparmio per le casse dello Stato”.
Certamente per Casartigiani qualcuno andrà in difficoltà, “ma si tratta in gran parte di attori improvvisati. La scellerata gestione del passato, tra l’altro, – sottolinea l’associazione di categoria – ha creato grandi difficoltà ai piccoli artigiani e fornitori che si sono trovati a lavorare per questi avventurieri. È su queste seconde file incolpevoli che il Governo dovrebbe fare una profonda riflessione”.
Per questo, Casartigiani, individuando nel primo governo Conte le responsabilità di “aver messo indistintamente nelle mani di qualsiasi partita IVA, a volte senza alcuna cultura imprenditoriale nel campo del costruire, la possibilità di avviare cantieri”, rileva come “la storia ci abbia però dimostrato che occorrono imprese competenti, qualificate e strutturate”. Da qui il plauso alla scelta del ministro Giorgetti.
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Cna: “colpo durissimo al sistema delle imprese”
Il decreto approvato ieri dal Consiglio dei ministri assesta un durissimo colpo al sistema di incentivazione per la riqualificazione e messa in sicurezza del patrimonio immobiliare privato e aggrava il problema dei crediti incagliati.
La decisione del Governo anzitutto è grave sotto il profilo del metodo. Il decreto è stato approvato ignorando qualsiasi confronto con il sistema delle imprese che da tempo sollecitano un tavolo per superare la fase di profonda incertezza intorno ai meccanismi dei bonus generata dalle continue modifiche normative.
Un intervento che arriva in modo traumatico sul sistema della cessione dei crediti fiscali, senza alcuna distinzione tra le varie tipologie di incentivi (non solo i bonus edilizi) ma con l’unica evidenza di paralizzare qualsiasi operazione.
Il decreto del Governo rappresenta un elemento di rottura preoccupante per quanto riguarda le strategie e la gestione delle politiche economiche producendo un impatto fortemente negativo sulle aspettative di crescita e sui livelli occupazionali, considerato che il mercato della riqualificazione e messa in sicurezza del patrimonio immobiliare ha rappresentato il principale contributo alla consistente ripresa nel biennio 2021-2022.
L’insieme dei bonus edilizi nei primi 10 mesi del 2022 ha attivato investimenti per un ammontare di oltre 74 miliardi, con un incremento del 224% sullo stesso periodo del 2019, ultimo anno senza il meccanismo della cessione del credito.
La scelta del Governo pertanto comporta la rinuncia a investimenti aggiuntivi privati per una cifra di oltre 50 miliardi annui. I riflessi dell’orientamento, incomprensibile, del Governo saranno una drastica riduzione dell’attività per tutta la filiera che conta circa 750mila imprese, quasi tutte micro e piccole. Il provvedimento aprirà una stagione di contenziosi sui termini dell’applicazione delle nuove norme oltre ad acuire il livello di sfiducia dei cittadini nei confronti delle istituzioni e della politica.
Il decreto trascura i grandi obiettivi della transizione, infatti rompe il percorso virtuoso avviato dal paese che avrebbe dovuto garantire una prospettiva di medio e lungo termine coerente con l’obiettivo di riqualificazione energetica degli immobili prevista della nuova direttiva casa che nei prossimi anni dovrebbe attivare interventi su circa 8 milioni di edifici.
Il decreto blocca, altresì, la messa in sicurezza degli immobili rispetto a terremoti e alluvioni che colpiscono spesso l’Italia provocando la perdita di vite umane e danni materiali per decine di miliardi.
Il decreto frena un mercato rilevante, aiuta il sistema bancario in termini di garanzie giuridiche, alleggerendo la responsabilità dei cessionari dei crediti, ma dimentica le 40mila imprese che hanno crediti di imposta bloccati per oltre 8 miliardi di euro che non riescono a cedere. Non solo, il provvedimento vieta anche le iniziative da parte di Regioni, Province e Comuni che si sono attivati per offrire un contributo all’emergenza dei crediti incagliati. Iniziative lodevoli che andrebbero spronate e che indicano la gravità della situazione sul territorio.
Cna chiede strumenti e soluzioni rapidi, che il Governo avrebbe già dovuto mettere in campo prima di gettare nel caos imprese e famiglie e allontanare il raggiungimento degli obiettivi di transizione energetica.
Al momento dall’esecutivo non sono pervenute indicazioni né strategie su come centrare gli ambiziosi obiettivi in termini di riduzione dei consumi energetici e di dipendenza dalle fonti fossili, che l’Italia ha sottoscritto e che da ultimo sono stati ulteriormente esplicitati con la direttiva europea sulla casa, in via di approvazione.
Non è realistico che le risorse e gli investimenti del PNRR possano sostituire il venir meno degli investimenti del settore privato. Si tratta di mercati diversi, così come diverse sono le imprese protagoniste.
Il decreto ha effetti anche sul piano socio-economico: con la cancellazione dell’opzione della cessione del credito sarà di fatto precluso l’accesso al sistema dei bonus alle fasce più deboli che non dispongono delle risorse finanziarie per avviare gli investimenti o la capienza per utilizzare i crediti di imposta. Una discriminazione che deve essere superata ripristinando il meccanismo o, in alternativa, individuando misure che siano effettivamente in grado di produrre gli stessi effetti.
In vista dell’incontro con le organizzazioni datoriali annunciato dal Governo per lunedì prossimo, la CNA chiede l’immediata istituzione di un tavolo permanente per trovare soluzioni efficaci e condivise sul riordino del sistema degli incentivi. Senza risposte convincenti nell’incontro di lunedì si cercherà in accordo con altre Associazioni di stabilire azioni di protesta.