Sulle vie della “parità”: lo stradario al femminile a L’Aquila
di Padre Gregorio (Fausto D’Addario) | 08 Marzo 2023 @ 05:27 | RACCONTANDO
Vie, piazze, piazzali e larghi: la toponomastica indica, agli occhi dei passanti, un pezzo di quella storia che ci ha portati fin qui. E se la storia è piena di uomini, non bisogna dimenticare che appartiene di diritto anche alle donne. E le strade continuano ad essere memoria e ricordo che segnano il nostro quotidiano.
Proprio questo sfondo si inserisce il progetto di Mapping diveristy, una piattaforma che permette di individuare fatti chiave sulla diversità e sulla rappresentazione nel nome nelle strade delle principali città europee. I dati parlano chiaro: su 145.933 strade di 30 grandi città, localizzate in 17 paesi diversi, il risultato è che più del 90% delle strade sono intitolate a uomini. La mancanza di diversità nella toponomastica la dice lunga su come leggiamo il nostro passato e come intendiamo plasmare il presente e il futuro dell’Europa.
Una sezione di questo progetto, a cura di Giorgio Comai, Alice Corona, Lorenzo Ferrari, Ornaldo Gjergji e Chiara Sighele, è stata dedicata all’Italia e in particolare allo stradario dei 21 capoluoghi del belpaese: “I nomi delle nostre strade non sono innocui elementi urbani, utili solo per orientarci nei luoghi che percorriamo: hanno un forte potere simbolico, sono stati e continuano a essere frutto di processi decisionali legati alla legittimazione del passato, e alla costruzione della memoria storica collettiva su quel passato. Non è un caso che, dalla Rivoluzione Francese alle proteste Black Lives Matter, le richieste politiche di cambiamento siano state accompagnate da momenti carichi di simbolismo legati alla rinominazione di strade, piazze e altri spazi urbani. Nell’odonomastica dell’Italia contemporanea, chi è visibile e chi invece rimane nell’invisibilità? Rispondiamo a questa domanda adottando una prospettiva di genere”.
Un dataset di dimensioni e complessità notevoli, se si pensa ai casi di omonimia o di variazioni dello stesso nome. Per quanto riguarda la situazione della toponomastica di genere in Italia, nei 21 capoluoghi si contano un totale di 24.572 strade intitolate a persone. Solo 1626, ossia un misero 6%, è dedicato a figure femminili. In realtà escludendo sante e religiose, il numero scende a 959. Pochi sono i luoghi dedicati a scienziate, imprenditrici, artiste o sportive illustri.
Le percentuali del capoluogo abruzzese non sono confortanti: a L’Aquila sono censite 1916 vie e piazze e di queste 616 sono dedicate a persone. Di queste 559, il 90,7% è intitolata a uomini. Questo significa che le rimanenti 57 sono dedicate a donne. E se da questo numero, già esiguo, togliamo le strade dedicate alle sante, rimaniamo con 28 strade intitolate a personalità femminili, la maggior parte vissuta tra il XIX il XX secolo. Per curiosità, diamo uno sguardo a chi sono queste donne onorate dallo stradario aquilano:
Donne impegnate nella vita politica e sociale: Maria Agamben Federici (1899-1984), politica, antifascista e partigiana aquilana; Rita Levi-Montalcini (1902-2012), scienziata e politica; Marisa Bellisario (1935-1988), politica e dirigente d’azienda; Norma Cossetto (1920-1943), studentessa istriana uccisa dai partigiani jugoslavi nei pressi della foiba di Villa Surani; Eunice Kennedy Shriver (1921-2009), atleta, sociologa e politica, sorella del presidente americano John Kennedy; Donatella Tellini, scomparsa recentemente, docente impegnata nel sociale e nella difesa dei diritti delle donne.
Donne che si sono distinte per il loro lavoro: Adriana Graziosi (1892-1961), tessitrice di Castel Del Monte; Maria Pacifici (1884-1970), ostetrica di Paganica e medaglia d’oro al valore civile; Teodolinda Palmerini, tessitrice e fondatrice nel 1937 Tessil Art, morta nel 1985.
Scrittrici e giornaliste: Matilde Serao (1856-1927), scrittrice; Maria Ferrari Bandini Buti (1896-1948), maestra e scrittrice; Grazia Deledda (1871-1936), scrittrice, unica donna italiana a ricevere il Nobel per la letteratura; Laudamia Bonanni (1907-2002), la grande scrittrice aquilana; Elsa Morante (1912-1985), scrittrice; Ilaria Alpi (1961-1994), giornalista;
Religiose: Beata Antonia (+1472), badessa, che all’Aquila fondò il monastero del Corpus Domini sotto la regola di Santa Chiara; Beata Cristina Ciccarelli da L’Aquila (1480-1543), badessa dell’Ordine di Sant’Agostino; Beata Maria Ludovica de Angelis (1880-1962); Suor Vittoria Bonfante, della Presentazione di Maria Santissima al Tempio; Barbara Micarelli (1845-1909), di Sulmona, fondatrice della Congregazione delle suore francescane missionarie di Gesù Bambino; Suor Caterina Vicentini, francescana Missionaria di Gesù bambino; Suor Bernardetta Feliciani.
Donne legate al mondo dello spettacolo: Anna Magnani (1908-1973), attrice; Grace Kelly (1929-1982), attrice, modella e sfortunata principessa di Monaco; Mia Martini (1947-1995), cantante.
Infine le immancabili regine Margherita di Savoia (1851-1926) ed Elena del Montenegro (1873-1952); spunta persino Diana, la dea della caccia.
Se non è sufficiente cambiare i nomi alle strade per vivere in una società più equa, certamente una società più equa ha il dovere di interrogarsi su percentuali così alte di strade dedicate a uomini e percentuali così basse di strade intitolate a donne. Maria Pia Ercolini, alla guida dell’Associazione Italiana Toponomastica Femminile, con la campagna annuale 8 marzo 3 donne 3 strade, ha già da anni invitato i sindaci d’Italia a intitolare tre luoghi pubblici a tre personalità femminili. Una battaglia che ha anche ricevuto il premio della società civile 2019 dal Comitato Economico e Sociale Europeo.
Ci sia consentito di dire che c’è ancora tanta strada da fare per riscattare il ruolo di tante donne nella storia.