Finita la passerella, spenti i riflettori i Grandi del G8 hanno tradito L’Aquila. E l’Italia. Era il luglio 2009 quando su intuizione dell’allora premier Silvio Berlusconi, a tre mesi dal sisma che aveva distrutto il capoluogo abruzzese, si propose ai leader mondiali convenuti in Italia e proprio a L’Aquila per il vertice, di adottare 44 monumenti danneggiati dal terremoto del 6 aprile.
Una «lista di nozze» alla quale i Grandi aderirono senza indugi ma che oggi, a cinque anni di distanza, è stata disattesa. Stati Uniti e Gran Bretagna non hanno sborsato nulla di quanto promesso. La commozione di Michelle Obama e del suo consorte è rimasta solo una cartolina con sfondo di macerie. Il presidente degli Stati Uniti si era detto interessato a restaurare la chiesa di Santa Maria di Paganica, con un impegno di spesa di quattro milioni di euro, ma tornato a Washington ci ha ripensato e tramite il suo ambasciatore Thorne, appena pochi mesi dopo, aveva fatto sapere di poter finanziare alcune borse di studio e corsi di formazione. Inglesi più categorici. A Londra già si respirava aria di crisi economica e non era possibile proporre al Parlamento di votare il finanziamento del restauro della città terremota. Neppure George Clooney, tanto preso a stringere calorosamente, a beneficio dei fotografi, l’allora presidente della Provincia Stefania Pezzopane, si è poi rivelato generoso. Francia e Germania hanno ridotto il loro stanziamento e forse i risolini su Berlusconi erano anche riferiti al giochetto che gli avevano tirato a L’Aquila, con grandi promesse e lacrime in diretta della première dame Carla Bruni. Infatti Parigi, ha ridotto il suo contributo per il restauro della chiesa delle Anime sante. Sarkozy promise tre milioni e 200mila euro, pari al 50 per cento del costo, ridotto perché nessuna ditta d’Oltralpe è stata coinvolta nell’impresa. Anche la Merkel ha tirato i cordoni della borsa e dopo aver presentato un masterplan per la ricostruzione di Onna,(un debito della storia visto che nel 1944 i tedeschi la rasero al suolo giustiziando i suoi abitanti) si è limitata a intervenire per il restauro della chiesetta di San Pietro Apostolo: 3,4 milioni di euro il costo. La Spagna che aveva dato al sua disponibilità per finanziare il recupero del Castello cinquecentesco si è tirata indietro. Il Canada ha elargito 4 milioni di euro per l’università. La Cina, che pure continua a conseguire una crescita all’apparenza inarrestabile nonostante la difficile congiuntura economica, non ha stanziato nulla per Palazzo Margherita e la Torre civica (4,8 milioni) né per il Palazzetto dei Nobili (900 mila euro), come inizialmente promesso. Un generoso vento dell’Est ha ridotto il flop del tour delle macerie e dei mancati «doni di nozze». La Russia di Putin non solo ha investito 7,2 milioni di euro per il restauro di Palazzo Ardinghelli e della Chiesa di San Gregorio Magno, ma i lavori sono quasi ultimati. Un assegno di un milione e 700 mila euro dal Kazakistan per la chiesa di San Giuseppe dei Minimi, con restauro avviato. Estonia e Brunei, con una donazione da 80mila euro ciascuno, hanno acquistato attrezzature per l’ospedale. Dal Giappone sono arrivati 600mila euro per l’auditorium del Conservatorio e i sei milioni per un Palasport. Israele ha donato 100mila euro per il Centro universitario di Pile. Impossibile, oggi, chiedere di mantenere la promessa a Libia e Egitto: l’impegno fu preso da Gheddafi e Mubarak e sappiamo come è finita.
di Maurizio Piccirilli, Il Tempo