Sui sentieri di Pescina, tra le candidate a Capitale della Cultura 2025

di Padre Gregorio (Fausto D’Addario) | 29 Gennaio 2023 @ 05:10 | I LUOGHI DELLO SPIRITO
Pescina
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Il fascino, la bellezza e la storia di Pescina non devono essere passati inosservati al Ministero della Cultura, se il comune aquilano che diede i natali al cardinale Giulio Mazzarino e a Ignazio Silone è tra le dieci città finaliste per l’ambìto titolo di Capitale della Cultura 2025, dopo averla spuntata sulla rivale abruzzese Sulmona.

Molti si chiederanno il motivo della candidatura. Pescina è uno splendido borgo incastonato nel cuore della Marsica, fra bellezze naturali, chiese, palazzi, musei, in una scenografia di scalinate e antiche strade dall’assetto urbanistico ancora medievale. E così entra a pieno titolo fra quei borghi autentici, pieni di bellezze nascoste, spesso sconosciute ai più.

Adagiata sulla riva sinistra del fiume Giovenco, Pescina – il nome viene dalle piscine artificiali lungo il fiume per l’allevamento delle trote – sfoggia orgogliosa due volti: aggrappata a un costone roccioso da un lato, distesa placidamente lungo la Piana del Fucino dall’altro. È meta ideale per gli escursionisti e in generale per chi ama stare a contatto con la natura, trovandosi strategicamente metà tra il Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise e il Parco Regionale Sirente-Velino. Cosa che va evidenziata, visto che è del 27 gennaio la notizia che la Europarc Federation ha assegnato all’Italia una medaglia d’oro per il Paese con i parchi più virtuosi in Europa, per il turismo sostenibile e la tutela della biodiversità.

Sul centro della città e sulla valle signoreggia l’imponente mole della torre Piccolomini, dal nome della potente famiglia che per lungo tempo governò queste terre. La fortificazione medievale, la Rocca Vecchia, è ancora precedente, essendo stata costruita dai conti dei Marsi a cavallo tra l’XI e il XII secolo. Visibile a grande distanza, ha svolto un ruolo difensivo per la sottostante valle, dato che in quei secoli popoli di diverse nazioni fecero irruzioni in queste terre e ancora oggi veglia sugli abitanti del paese. Sotto i resti della torre, la piccola chiesa della Madonna del Carmine ad un’unica navata unica e un bel fontanile dove rinfrescarsi nelle calde giornate.

Pescina racchiude l’anima contadina dell’Abruzzo, uno spaccato di quell’Italia eterna e rustica cantata dal grande Ignazio Silone, fra le più grandi penne del Novecento, lo scrittore della povera gente, del riscatto e della nobiltà d’animo dei cafoni di Fontamara. Oggi la sua eredità è custodita e tramandata grazie alla Casa Museo Ignazio Silone, nella sua restaurata casa natale, dove si può godere di un percorso storico e documentario colmo di testimonianze sull’attività del grande scrittore di Pescina. Chi ci è stato dice che lo spirito di Ignazio Silone è ancora qui, benché sia sepolto – come da lui richiesto – presso le rovine della chiesa di San Berardo, sotto una modesta croce di ferro, ma con con vista sulla maestosità del Fucino. Un cristiano senza chiesa, un socialista senza partito e un letterato senza letteratura, così amava definirsi. Il sentiero ad anello del CAI, con partenza e arrivo a Pescina, ricorda e rende omaggio all’illustre pescinese, grazie a brani scelti dai suoi libri.

Da segnalare che, presso il Convento di San Francesco, ha sede il Centro Studi Silone con la sua biblioteca privata e il gruppo scultore di Cascella nel cortile interno; ma soprattutto la prima settimana di dicembre accoglie ogni anno il Premio Internazionale a lui dedicato, tra numerosi partecipanti del panorama letterario nazionale e internazionale.

Silone è più vicino temporalmente rispetto all’altro illustre pescinese, il cardinale Giulio Mazzarino, primo ministro del Re di Francia Luigi XIV, tra i signori del mondo dell’Europa del Seicento. La Casa Museo a lui dedicata – della casa originaria rimane solo la loggetta – ripercorre tramite documenti e foto riguardanti la sua carriera e la sua poliedrica figura di abile statista, prudente amministratore e intelligente mecenate nel campo delle arti. Una curiosità: c’è un gemellaggio simbolico tra Pescina e il Principato di Monaco, in quanto il Principe di Monaco ha il titolo, legato al cardinale abruzzese, di Principe di Mazzarino. Il cardinale pescinese in punto di morte si è assicurato una perpetua memoria chiedendo al re di Francia di erigere un ducato ideale, che portasse il suo nome, da poter assegnare anche per linea femminile in caso di mancanza di eredi maschi. E così avvenne: nel 1777 l’ultima erede, la duchessa di Mazzarino, discendente del cardinale, sposò il principe ereditario di Monaco e da allora titolo di del cardinale di Pescina è migrato nel Principato di Monaco dove, nel palazzo, trova posto una bella sala, che è proprio il salone Mazzarino.

Pescina è anche una terra cara alle tradizioni religiose. San Francesco aveva un legame particolare con l’Abruzzo e passò di qui più volte: il. poverello d’Assisi si fermò per quattro mesi a Pescina e fece realizzare un convento accanto alla Chiesa di Sant’Antonio, già esistente. Alla facciata, rifatta in stile barocco e alla decorazione degli interni, lavorò Giovanni Artusi Canale, detto il Pescina dal suo luogo di nascita, che fu allievo prediletto del Bernini. Rimane il portale in stile romano-gotico, con lo stemma dei conti di Celano, protettori del Santo di Assisi.

San Berardo, che fu vescovo vescovo dei Marsi nel XII secolo, venerato sia in vita che dopo la morte per i miracoli, riposa nella Basilica concattedrale di Santa Maria delle Grazie. Ristrutturata dopo il terremoto del 1915 e i danni causati dalla seconda guerra mondiale, l’elegante facciata si slancia grazie a cinque archi di epoca rinascimentale, traforata da un rosone tardo gotico e affiancata dal campanile cinquecentesco. L’interno è barocco e le opere di maggior rilevo sono il ciborio e il pulpito marmorei, insieme alla statua lignea di santa Maria del Popolo del XIV secolo. Nel 1631 le spoglie mortali del santo patrono Berardo sono ospitate in una decoratissima cappella.

Suggestivo il Santuario della Madonna del Buon Consiglio di Venere, oggi meta di pellegrinaggi, regala una bella vista sulla distesa del Fucino. Edificato originariamente nel XVI secolo su un tempio romano, fu completamente ricostruito nel 1949 a causa dei danni del terremoto del 1915. Il tempio romano era dedicato alla Venere Mirtea ed era un sugello di pace: non dobbiamo dimenticare che la Repubblica Romana fu messa in serio pericolo dalla fiera resistenza della popolazione dei Marsi nelle celebri guerre italiche (91 – 88 a.C.).

Abbiamo potuto dare solo un assaggio della storia millenaria di Pescina; tutto questo e molto altro da scoprire, per una Pescina che ha tutte le carte in regola per diventare Capitale della Cultura italiana nel 2025.


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