Stregati da Ada. L’abruzzese Ada D’Adamo vince il Premio Strega Giovani
di Fausto D'Addario | 08 Giugno 2023 @ 05:38 | CULTURA
L’abruzzese Ada D’Adamo, nata ad Ortona, è la vincitrice della decima edizione del Premio Strega Giovani. con il commovente romanzo, intitolato “Come d’aria”, pubblicato nel gennaio 2023 per i tipi di Elliot Edizioni. Il Premio Strega Giovani, arrivato alla sua decima edizione, viene assegnato ogni anno a uno dei libri candidati al Premio Strega da ragazze e ragazzi provenienti da oltre duecentocinquanta scuole secondarie superiori: un’importante iniziativa che contribuisce a coinvolgere e diffondere la narrativa contemporanea presso il pubblico dei giovani lettori. Al secondo e terzo posto si sono classificate Rosella Postorino, autrice di ‘Mi limitavo ad amare te‘ con 64 voti, seguita a poca distanza da Carmen Verde, autrice di ‘Una minima infelicità’ con 60 voti.
Ada D’Adamo, da tempo malata, combatteva contro un tumore ed aveva iniziato a scrivere il suo primo – e purtroppo ultimo – romanzo una volta appreso del suo male. È venuta a mancare nella notte tra il 31 marzo e il 1 aprile a soli 55 anni, ma il suo romanzo, come da regolamento, è rimasto comunque in gara. Così Stefano Petrocchi, direttore della Fondazione Bellonci, ha dato l’annuncio della vittoria del romanzo a Napoli nelle sale del Mann, il Museo Archeologico nazionale di Napoli, quella Napoli che è stata la città dov’è nato l’amore con Alfredo, suo marito, che ha ritirato per lei il premio. Con 83 preferenze su un totale di 503, è stato il libro più votato da una giuria composta da ragazze e ragazzi tra i 16 e i 18 anni, provenienti da 91 scuole secondarie superiori in Italia e all’estero. Nella composita giuria l’Abruzzo è rappresentato dal Liceo Scientifico Statale “A. Volta” di Francavilla al Mare (CH).
Ada, classe ’67, viveva e lavorava a Roma, dove si era diplomata all’Accademia Nazionale di Danza, laureata in Discipline dello spettacolo e scritto e curato volumi sulla danza e il teatro del Novecento. “Come d’aria” è una potente autobiografia, quasi il suo testamento: è il ritratto di una donna ormai prossima ai cinquanta, che fa la tremenda scoperta di essersi ammalata e che ha una figlia, Daria, nata con una grave disabilità. È una rara malattia genetica, l’oloprosencefalia, che comporta una grave malformazione del cervello. Il destino di Daria e della madre Ada appare così segnato fin dall’inizio. Situazione che diventa un severo banco di prova: fatiche, rabbia, incomprensioni, umiliazioni, ma anche piccole e grandi gioie e momenti di coraggio e tenerezza. Ma nonostante tutto un inno alla vita. Il libro si apre proprio con l’illustrazione della gravità della situazione di Daria.
“Sei Daria. Sei D’aria. L’apostrofo ti trasforma in sostanza lieve e impalpabile. Nel tuo nome un destino che non ti fa creatura terrena, perché mai hai conosciuto la forza di gravità che ti chiama alla terra. Gravità, che ogni nato conosce non appena viene al mondo. Gravità che il danzatore trasforma in arte quando dalla terra spicca il volo e quando alla terra torna, per cadere e di nuovo rialzarsi. Tu non sai lo splendore quotidiano dello stare in piedi, “la piccola danza” che muove ognuno nell’apparente immobilità del corpo verticale. Né immagini il mistero del peso che si trasferisce da una gamba all’altra e origina il passo.”
Avere un figlio disabile significa vivere una maternità come in trincea, sempre sul piede di guerra a combattere il male. E finisci col diventare un po’ disabile anche tu: tutto si complica, con il rischio di sprofondare nella solitudine più profonda, perché si affronta da soli qualcosa di immenso e l’assistenza ai genitori e ai figli in questi casi è sempre carente. Ada trova nelle pagine del suo romanzo l’occasione e la forza di poter esprimere, ad alta voce e senza vergogna e paura di giudizi, i propri pensieri e le angosce vissute. Le ultime parole sono intrise delle lacrime e del dolore di una madre malata, che dovrà presto lasciare la sua bambina – ormai cresciuta e diventata giovane donna – perché ad occuparsi di Daria dovrà essere qualcun altro. Con questo libro e questa vittoria siamo sicuri che le parole di Ada D’Adamo continueranno a sopravvivere e ad arrivare ai suoi lettori per molto tempo.
La grande attesa per conoscere la cinquina dei finalisti di questa 77esima edizione del Premio Strega – il premio letterario più famoso in Italia – si è conclusa. Tanti i libri sottoposti al giudizio della giuria: dagli 80 iniziali, una prima e difficile scrematura ha portato a 12 candidati al premio letterario. Il 7 giugno alle 18.30 sono stati proclamati i libri finalisti: nell’ordine: Rosella Postorino – Mi limitavo ad amare te (Feltrinelli) con 217 voti, presentata da Nicola Lagioia; Ada d’Adamo – Come d’aria (elliot) con 199 voti, presentata da Elena Stancanelli; Maria Grazia Calandrone – Dove non mi hai portata. Mia madre, un caso di cronaca (Einaudi) con 183 voti, presentata da Franco BuffonI; Andrea Canobbio – La traversata notturna (La nave di Teseo) con 175 voti, presentato da Elisabetta Rasy; Romana Petri – Rubare la notte (Mondadori) con 167 voti, presentata da Teresa Ciabatti. Il primo a vincere l’ambito Premio fu un altro abruzzese, Ennio Flaiano, nel 1947, primo e unico romanzo nella carriera dell’intellettuale pescarese.
Il 6 luglio si darà l’annuncio del vincitore dell’edizione 2023 del Premio Strega.