Sottoservizi, la giunta apre alle varianti per sbloccare l’opera

di Alessio Ludovici | 04 Febbraio 2023 @ 06:00 | POLITICA
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L’AQUILA – La giunta comunale ha approvato una delibera che modifica la convenzione tra Comune dell’Aquila, proprietario dei sottoservizi della città dell’Aquila e la stazione appaltante della mega opera pubblica, la Gran Sasso Acqua. La richiesta a modificare la convenzione era arrivata anche dai consiglieri comunali di maggioranza e opposizione che avevano depositato un ordine del giorno che impegnava la giunta a procedere in tal senso. Con le modifiche alla convenzione si da mandato alla Gsa di apportare eventuali modifiche al progetto originale dei sottoservizi, la cosa dovrebbe sbloccare l’opera praticamente ferma. Con la delibera, inoltre, si va a costituire un’apposita Struttura di supporto, composta da personale del Comune e di Gsa, al fine di facilitare il rilascio delle autorizzazioni e delle concessioni necessarie ai sensi di legge per la realizzazione dell’opera.

L’opera, come detto, è praticamente ferma, “tale anomalo andamento dei lavori” si legge in delibera “è correlato alle difficoltà/impossibilità di cantierizzare le aree interessate dai lavori in coerenza alle previsioni progettuali”. “Il contesto cittadino del centro storico della città – si spiega ancora – è ormai in via di ripopolamento e di riapertura diffusa delle attività produttive, commerciali e sociali e pertanto le condizioni di ripopolamento implicano la necessità oggettiva di rivedere le modalità di cantierizzazione dell’intervento di ricostruzione delle reti di sottoservizio”. 

Questioni che erano emerse prepotentemente negli ultimi due anni. Il 12 agosto 2021 il presidente di Gsa, Alessandro Piccinini, inviava infatti una rigorosa relazione al Comune dell’Aquila in cui si sottolineavano tutte le difficoltà a procedere nel completamento dell’avveniristica opera e si paventava, tra le varie ipotesi, quella di abbandonare parte dei tunnel previsti e passare a più semplici polifore, tunnel di sottoservizi non camminabile dagli addetti. 

La vicenda fu approfondita in una serie di commissioni di Vigilanza, convocate dall’allora presidente Giustino Masciocco, in cui vennero auditi tutti i protagonista della vita sotto terra della nostra città, Gsa, Comune, ma anche fornitori di telefonia ecc. I problemi vennero sciorinati uno per uno.

Dai rinvenimenti archeologici, circa 140 a quel punto. Poi le interferenze di altri enti gestori, un tema centrale considerato che per cantierare i sottoservizi è necessaria una totale inertizzazione delle reti. Con il centro riabitato la realizzazione di bypass provvisori sarebbe un macello e un costo insostenibile.  Nel primo stralcio, asse centrale, i bypass costarono 2,4 milioni di euro, una somma, si spiegava, che potrebbe anche triplicare nel secondo stralcio. Una situazione che pregiudica sia il rientro nelle abitazioni che l’avanzamento dei nuovi sottoservizi. Per Rete gas del resto, lo spiegarono in audizione in Commissione di Vigilanza, gli allacci sono definitivi e qualsiasi modifica o bypass dovesse essere previsto è quindi a carico di Gran Sasso Acqua.

Ancora, c’era il problema degli edifici pericolanti, soprattutto di edilizia pubblica, che impediscono le lavorazioni. Altro grosso problema, la vita di residenti e attività ormai presenti in città. 

Una pericolosa situazione di stallo che ora considerati anche gli impegni contrattuali esistenti sui cinque lotti del secondo stralcio dell’opera. Ora, forse, la svolta tanto attesa. Sarà compito della Gsa ora proporre le varianti. Tra i nodi da sciogliere anche quello dei finanziamenti e del cosiddetto terzo stralcio, opera indispensabile, aveva spiegato il professor Maurizio Leopardi, per armonizzare i sottoservizi del centro con il sistema di raccoglimento e depurazione esistenti.

 


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