Sisma, Onna: 20 case in cui ci furono vittime rischiano la non ricostruzione
Aldo Scimia: "Sembra che si voglia stendere un velo pietoso sul recupero del borgo simbolo del terremoto"
di Marianna Gianforte | 07 Aprile 2022 @ 06:09 | ANNIVERSARIO
L’AQUILA – Nel volto di Aldo Scimia c’è lo stesso dolore di sempre, come se gli anni non fossero mai passati dal terremoto del 6 aprile 2009, che ha portato via anche sua madre sotto i crolli di Onna, insieme ad altre 308 persone in tutto il territorio dell’Aquila:
“Non riavremo probabilmente le case in cui sono morti i nostri cari ed è una cosa gravissima. Ma la realtà dei fatti è questa, e noi rimaniamo soli nel nostro dolore. Sembra che si voglia stendere un velo pietoso sul recupero del borgo simbolo del terremoto”.
Tredici anni sono tanti, l’amarezza più grande per Scimia è vedere Onna, simbolo della tagedia del terremoto, ancora in balìa di una ricostruzione appena accennata. In via Massale, ad esempio, i lavori sono incominciati in uno dei due lati della strasa soltanto da poco più di un anno. Oppure, le abitazioni su via delle Siepi ancora oggi in parte ancora in ricostruzione. In piazza San Pietro, che è l’area davanti alla chiesa parrocchiale, invece, ci più angoli, tra cui palazzo Zuppelli, attualmente ancora aspettano l’avvio dei cantieri.
“Non si può dare colpa a nessuno”, dice Scimia; eccetto, però, “essere consapevoli che ci sono delle responsabilità”, che sono anche dei “tecnici incapaci”, aggiunge. Il problema è sempre lo stesso e riguarda tutta la città dell’Aquila: difficoltà a far procedere gli iter progettuali, o progetti che si arenano negli uffici comunali della ricostruzione che non rilascia il titolo edilizio (quasi sempre per mancanza di integrazioni, di parti mancanti o situazioni da correggere da parte dei tecnici). Ma poi ci sono anche altre difficolà: rintracciare gli eredi degli immobili; oppure la presenza di proprietari di uno stesso palazzo che litigano tra loro; o, ancora, difficoltà svariate delle imprese. Tutti i problemi, insomma, di un processo che sulla carta è descritto in uno modo e che poi cozza con la variegata realtà aquilana e italiana.
“Il dolore è profondamente personale – dice Aldo Scimia – e non si può condividere”. E nemmeno lenire con la ricostruzione di un borgo che “avrebbe dovuto essere l’emblema della ricostruzione e invece è ancora un moncone vuoto”, una bocca per lo più sdentata eccetto alcune parti e che aspetta di riavere la sua dignità integralmente.
“Ci sono almeno 20 abitazioni in cui sono morte delle persone e che non sono state ricostruite e che, probabilmente, non lo saranno mai. L’ho sempre detto nelle riunioni organizzate dalle associazioni locali, ma come cittadino non posso fare altro e mi sembra quasi che si voglia stendere un velo pietoso su questa situazione. Forse perché siamo in prossimità delle scadenze elettorali”.
Scimia si dice rasserenato dal ritorno, nella notte tra il 5 e il 6 aprile, della fiaccolata in memoria delle vittime, molto mancata in questi due anni di pandemia e di chiusure agli aquilani e soprattutto ai famigliari delle vittime del terremoto: “E’ come aver messo in stand by gli angeli della città con cui in questi 13 anni mai si era interrotta una ‘comunicazione’, il filo del ricordo”, dice Aldo, che l’anno scorso visse tutto il disagio dell’inaugurazione del ‘Parco della memoria’ organizzata in fretta dal Comune provocando una scia di polemiche proprio tra i famigliari delle vittime del terremoto.
Galleria fotografica dalla pagina Facebook della proloco di Onna.