

Lì c’è anche un bacino sedimentario che viene perforato con l’intenzione di studiare e capire la storia degli altri terremoti e stimare la pericolosità e il rischio sismico nelle aree colpite da scosse sismiche anche prima del 2009.
Dati di sismica e geoelettrica mostrano che la zona del pozzo, quella di maggior “subsidenza”, cioè abbassamento è anche sede di un bacino sedimentario, che gli studiosi intendono analizzare per risalire all’età e alle caratteristiche di questi sedimenti.
Lo scopo è quello di cercare di comprendere come ha agito nel passato la faglia attivatasi nel 2009, possibilmente anche comprendendo quando è “nata” e come si è mossa.
Le carote estratte sono descritte e campionate da un team di ricercatori Ingv, nei vicini laboratori della facoltà di Ingegneria dell’Aquila. Sui campioni estratti verranno in seguito effettuate una serie di analisi.
La perforazione ha avuto inizio il 3 giugno e verosimilmente terminerà venerdì prossimo.
Si tratta di un approccio innovativo che speriamo di applicare anche su altre strutture sismogenetiche. Uno studio che permetterà di ricostruire con molta più risoluzione la storia sismogenetica passata.