Sisma 2009, Cialente: “Quell’ordinanza svuota-L’Aquila abrogata in una notte”
di Redazione | 06 Febbraio 2023 @ 05:11 | ATTUALITA'
L’AQUILA – Il cosiddetto ‘modello L’Aquila’ nato dalla gestione post-sisma e della ricostruzione del capoluogo regionale gravemente danneggiato dal terremoto fu “un modello vincente”. A distanza di quasi 14 anni dal sisma che ha portato via 309 persone, sconvolgendo la vita sociale, economica, istituzionale della città e dell’intero territorio aquilano, l’ex sindaco Massimo Cialente ripercorre alcuni dei momenti più significativi dell’immediato post-sisma, difendendo quel modello nato con grande fatica tra le macerie della tragedia, mentre la città viveva forse una delle sue più grandi ‘depressioni sociali’. Cialente ricorda il ruolo del Comune dell’Aquila in quei primi mesi e anni, le battaglie per non far svuotare la città, il fascicolo del fabbricato, sua grande ambizione che, però, non vide mai la luce.
“Per quanto riguarda ruolo del Comune dell’Aquila – racconta l’ex sindaco – nel 2012, a distanza di due anni e sei mesi dal sisma, voglio sottolineare una cosa molto importante: avevamo reso possibile il rientro in città, con residenza, 68mila abitanti, un dato emerso da un censimento precedente, e l’università aveva più di 20mila iscritti. Nel 2015 erano rientrati nella loro abitazione 45mila persone. Soprattutto, voglio ricordare il ruolo che ebbe il Comune nel non accettare l’idea che L’Aquila non venisse ricostruita; ci siamo opposti al trasferimento, anche per tempi brevi, di uno o due anni persino, di qualsiasi ufficio, una scelta che fece il Comune, che pure stava in condizioni difficilissime da un punto di vista di risorse, di sedi … Nonostante la precarietà e il disagio che anche gli amministratori vivevano insieme a tutti gli aquilani, il Comune fu comprimario della protezione civile che all’epoca aveva una ‘potenza di fuoco’ che non finiva mai”. Ma i ricordi, dice Cialente, di quegli anni “così pieni e carichi di difficoltà” sono tanti. “Forse il più intenso è relativo la scelta che facemmo di costituire immediatamente la ‘città virtuale’ – dice -, per cui imponemmo di far ospitare tutti gli uffici comunali nella palestra della guardia di finanza: ricordo un tavolo per ciascun ufficio. Realizzammo in posti incredibili agenzie, uffici, negozi, poste, attività di vario tipo per andare incontro alle esigenze dei cittadini e delle cittadine rimasti senza più la loro città. E poi l’importanza di realizzare i musp, i moduli scolastici provvisori, che sono stati la chiave di volta per la tenuta della comunità, perché dove vanno i ‘cuccioli’ vanno anche i genitori, un paragone affettuoso che amavamo fare. Ricordo che molti aquilani erano sulla costa e tornavano qui durante il giorno, portavano i figli a scuola e la sera tornavano sulla costa”. Non fu una vita facile per nessuno.
Ma c’è un episodio che per l’ex sindaco scotta ancora oggi: “Se nella notte del 5 maggio del 2009 fosse passata la famosa ordinanza del presidente del Consiglio dei ministri (nota come ‘svuota l’aquila’, ndr), che trasferiva tutti gli uffici con il personale ‘momentaneamente’ nelle altre città abruzzesi, forse oggi saremmo sì e no 15mila abitanti – ribadisce Cialente -. Si tratta dell’ordinanza 3762, che è secretata, firmata da Berlusconi e Bertolaso, dopo il placet dell’allora presidente della Regione Abruzzo Gianni Chiodi, la quale prevedeva che tutti gli uffici, tranne quelli comunali, che tutte le agenzie specialistiche ospedaliere, le facoltà universitarie, insomma tutto, venisse trasferito nelle altre città abruzzesi. E stabiliva che lo stesso trattamento sarebbe stato riservato ai dipendenti di questi uffici, in modo particolare – sottolinea Cialente – con priorità per quelli che avevano la casa gravemente danneggiata (classificata ‘E’)”. Era un modo per dire, secondo l’ex sindaco: “Guardate, si ricostruirà, ma con comodo … A me infatti Bertolaso disse che prima di 30 anni non ci avrei dovuto pensare proprio”. Quella notte di maggio “fu una guerra – dice Cialente – che si concluse intorno alle 2,30-3 con una telefonata di Gianni Letta (all’epoca sottosegretario alla presidenza del Consiglio dei ministri, ndr) alla quale alla fine accettai di rispondere e che si concluse con l’annullamento dell’ordinanza. Se si va a vedere, il provvedimento non è riportato e il testo è secretato: fu bloccata la pubblicazione sulla gazzetta ufficiale, la prima e unica volta nella storia d’Italia”.
IL FASCICOLO DEL FABBRICATO
Cialente torna poi su una sua battaglia, che attuò poco prima della scadenza del suo ultimo mandato da sindaco: il fascicolo del fabbricato, una sorta di ‘pedigree’ degli edifici pubblici e privati. Nel settembre del 2016 la Giunta comunale aveva approvato gli atti di indirizzo ai quali stavano lavorando gli uffici del Patrimonio; l’amministrazione all’epoca puntava a far sì che il ‘fascicolo del fabbricato’ venisse istituito formalmente con legge nazionale. Una battaglia, per Cialente, di civiltà e anche etica, “che non interessa soltanto le zone sismiche, o ad alto rischio idrogeologico, dalle quali bisogna partite, ma l’intero Paese. O si continua a dire ‘mai più’ dopo un terremoto o una tragedia come quella di Ischia, o si decide di mettere seriamente in sicurezza il patrimonio edilizio, non con un ecobonus che scade dopo un anno, che è inutile, ma un piano pluriennale, ad esempio trentennale, con priorità nelle aree a rischio, considerando bene aree pericolose e finanziamenti necessari e anziché fare i bonus facciate, che magari andiamo ad attuare su edificio che ha un rischi sismico alto o sta in zona alluvionale: tutti hanno voluto fare l’ecobonus, in pochi si sono preoccupati del sisma bonus. Trovo vergognoso questi ‘bonus’ vengano fatti senza controlli: tornando al modello L’Aquila, noi creammo una filiera Fintecna, Reluiss e Cineas che aveva proprio il compito di verificare i costi degli interventi, poi fatta con le schede parametriche”.