Silenzio e strade deserte come nel 2009: il Coronavirus trasforma L’Aquila

La foto gallery della città deserta

di Redazione | 13 Marzo 2020 @ 14:22 | ATTUALITA'
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L’AQUILA – Ore 11 di una mattina qualunque nell’epoca del Coronavirus. Poche auto in giro e tutte le attività chiuse. La città dell’Aquila stamattina si è presentata pressoché vuota, con i posti di blocco lungo le principali arterie per il controllo dei pochi cittadini che, mascherina alla bocca, passeggiano per le strade.
 
La maggior parte sono fuori con il cane, elemento che le mette in regola purché siano dotate di autocertificazione. Non mancano però i temerari che escono per fare attività sportiva e scrollarsi l’ansia di dosso con una corsetta o una passeggiata in bici.
 
Ma le regole sono regole e, a quel punto, le forze dell’ordine non possono fare altro che entrare in azione per chiedere loro di rimanere al chiuso. Come è successo anche questa mattina a un papà aquilano in giro con il proprio figlio, che è stato prontamente stato bloccato dalla polizia, che lo ha invitato a tornare in casa.
 
Due in particolare i posti di blocco incontrati da L’Aquila Blog, uno della municipale sulla Strada statale 80, nei pressi dell’Hotel Amiternum, l’altro su viale Corrado IV, vicino a un mercato, quello di Piazza d’Armi, quasi del tutto deserto, se non fosse per qualche bancarella ancora aperta.
 
Diverse, in ogni caso, le volanti in giro per la città per controllare che le direttive dei decreti anti Coronavirus continuino ad essere rispettate da tutti.
 
Completamente vuote anche le vie del centro storico, con i cantieri quasi del tutto fermi, se non fosse per pochi operai che, a debita distanza gli uni dagli altri, stanno probabilmente ultimando i lavori per la messa in sicurezza.
 
Un’aria triste insomma quella che si respira in questi giorni nel capoluogo, quasi spettrale, che a molti ricorda un po’ il 2009, con il silenzio assordante delle strade deserte e tutte le attività chiuse al pubblico. Ma le distanze di sicurezza osservate dalle poche persone in giro o le mascherine indicano che forse stiamo imparando a combatterla questa battaglia. Una battaglia di portata globale e che, al contrario di quanto avvenuto col sisma, va affrontata dall’interno, strada per strada e casa per casa.

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