Scuola, l’appello della Flc Cgil: “La politica fermi il dimensionamento”
Miriam Del Biondo: "La nuova legge prevede che il numero minimo di alunni affinché un istituto scolastico conservi l’autonomia passi dagli attuali 600 a 900-mille a partire dall’anno scolastico 2024/2025, e cioè praticamente ‘domani’. “I politici locali devono subito sposare la causa, aprire tavoli di trattativa, fare pressione sul Governo"
di Marianna Gianforte | 07 Marzo 2023 @ 05:07 | ATTUALITA'
L’AQUILA – Un appello ai politici locali di tutti gli schieramenti e a tutti i livelli, dal Comune alla Provincia, sino alla Regione e ai rappresentanti in Parlamento affinché sposino la battaglia dei sindacati per salvare dalla chiusura le scuole delle aree interne e ‘disagiate’. A lanciare un ennesimo grido di aiuto al mondo dei rappresentanti politici è la segretaria della Flc Cgil Miriam Del Biondo che, uscendo per un istante dal perimetro della lotta sindacale e della protesta cittadina prova a estendere la battaglia a quella parte di società che potrebbe (almeno provare a) cambiare le cose: la politica. Ma farlo concretamente, andando a bussare alla porta del Governo per chiedere di trovare il modo di espungere quella maledetta norma dalla legge di bilancio, e che porta con sé come un marchio a fuoco la dicitura “dimensionamento scolastico”. Con l’obiettivo di ‘eliminare’ duemila dirigenti scolastici dalla voce di bilancio (dovrebbero scendere dagli attuali 8mila a 6mila), come se fosse lo stipendio dei presidi e le già scarne segreterie amministrative a impoverire l’Italia. E non, per esempio, un’evasione fiscale che in Italia è tra le più elevate del mondo. In base a quanto scritto nella legge di bilancio 2023, con i numeri attuali delle aree interne della provincia, praticamente tutti gli istituti comprensivi non situati nei grandi Comuni dell’Aquila, di Avezzano e di Sulmona perderebbero l’autonomia e sarebbero costretti a unirsi tra loro con conseguente riduzione dell’organico del personale e grandi spostamenti degli alunni per raggiungere i plessi che rimarrebbero aperti. La nuova legge prevede che il numero minimo di alunni affinché un istituto scolastico conservi l’autonomia passi dagli attuali 600 a 900-mille a partire dall’anno scolastico 2024/2025, e cioè praticamente ‘domani’. “I politici locali devono subito sposare la causa, aprire tavoli di trattativa, fare pressione sul Governo – spiega Del Biondo-, tavoli per lo meno distrettuali, sulla falsa riga di quelli che è stato attivato ad Avezzano: bisogna mettere insieme i Comuni. Prima che sia troppo tardi”. Tardi per salvare non soltanto scuole, docenti e non docenti; ma soprattutto per non chiudere per sempre l’ossigeno ai Comuni dell’entroterra, a quelli montani, ai piccoli borghi che per esistere hanno bisogno di servizi. La scuola è uno di questi. “Si continua a non investire nella scuola – aggiunge la sindacalista -, continua a essere considerata come un errore, una spesa nei capitoli di bilancio e non come un investimento: tutto rientra nel capitolo contenimento della spesa pubblica”.
La segretaria della Flc Cgil garantisce che “andremo avanti con la mobilitazione di categoria, ma è chiaro che ci vuole la politica territoriale, provinciale ecc. Le regioni più danneggiate da questa misura, infatti, sono Sardegna, Basilicata, Calabria, Abruzzo, Molise e Campania, regioni già in forte sofferenza – prosegue la sindacalista -. Il dimensionamento porta con sé una perdita di circa 700 scuole in Italia; in provincia dell’Aquila sarebbero 29 le istituzioni scolastiche su 47 che non raggiungerebbero il parametro richiesto di 900 alunni”. D’Amico sottolinea che anche la conferenza Stato Regioni deve intervenire perché “siamo di fronte a un Governo che va avanti per la sua strada, mentre non c’è opposizione che contrasti”. Inoltre, chiarisce Del Biondo, “nel Comune L’Aquila sono a rischio la scuola Rodari e quella di Paganica, soltanto per fare un esempio, in quanto hanno meno di 900 iscritti; sarebbe opportuno che i sindaci di tutti gli schieramenti cessino i loro atteggiamenti da campanile e si uniscano. Perché un Comune che depreda i Comuni circostanti non è un comune che fa città territorio. Come sta avvenendo a Pizzoli e a Scoppito, dove diverse convenzioni con il più grande Comune dell’Aquila sta comportando uno spostamento d’interesse dai Comuni piccoli al più grande e ‘comodo’ centro urbano.