San Salvatore, l’appello degli oss: “Non vogliamo perdere il posto di lavoro”

di Marianna Gianforte | 10 Ottobre 2022 @ 06:03 | CRONACA
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L’AQUILA – “Ci hanno ‘sfruttato’ fino all’osso, abbiamo gestito la pandemia nei suoi momenti più duri, quando non si capiva cosa fare per frenare il contagio e salvare la vita della gente. A Natale, mentre tutti impacchettavano regali, noi avvolgevamo nei sacchi i corpi dei deceduti per Covid”. La parole sono di una giovane operatrice sanitaria che si fa portavoce della preoccupazione di decine di altri suoi collegni e colleghe dell’ospedale San Salvatore che vedono in pericolo il proprio posto di lavoro. Lo stato di agitazione per loro è scattato martedì 4 ottobre, ma il tempo per i lavoratori e le lavoratrici Oss (operatori socio sanitari) assunti con contratti di somministrazione dall’agenzia per il lavoro ‘Orienta’ sta per scadere. Entro il mese di ottobre 30 persone non vedranno più rinnovato il loro contratto, andando ad aggiungersi alle 10 rimandate a casa già a settembre. A fine novembre, poi, molti altri avranno, probabilmente, lo stesso destino.

E’ l’ombra che vedono proiettarsi sul proprio futuro, proprio in un contesto di crisi economica che durante l’inverno toccherà il suo apice, le 500 persone assunte nel periodo più difficile della pandemia da Covid-19 dalla Asl 1  con contratti di somministrazione brevi continuamente rinnovati, tramite l’agenzia per il lavoro ‘Orienta Spa’, il cui appalto dovrebbe scadere nel 2025. Si tratta di 400 persone tra operatrici e operatori socio sanitari e quasi un centinaio tra infermieri e infermiere, che arrivano non soltanto dal territorio dell’Aquila, ma anche da Sulmona, dalla valle Peligna, da Avezzano, da Celano, dalla piana di Navelli, viaggiando all’alba per prendere servizio alle 7 del mattino all’ospedale San Salvatore. Oltre ai tanti chiamati nel 2020 per la gestione sanitaria del Covid, altri lavorano nella Asl 1 dal 2016; ma sono decine coloro che, ogni volta con inquadramenti differenti, prestano il servizio all’ospedale dell’Aquila dalla fine degli anni Novanta: “Intorno a questo lavoro abbiamo costruito la nostra vita”, dicono le Oss che si sono rivolte a questo giornale per raccontare la loro vicenda. E che ora rivolgono un appello a essere ricevuti e aiutati all’assessora regionale alla Sanità Nicoletta Verì e al manager della Asl 1 Ferdinando Romano. “Chiediamo anche la pubblicazione di un avviso pubblico che consenta di riassorbire persone che hanno accumulato un’importante esperienza al San Salvatore, come è stato fatto nelle altre Asl abruzzesi. Non c’è più tempo da perdere – è il grido d’allarme delle lavoratrici – occorre fare presto, perché decine di contratti scadono già tra la fine di ottobre e la fine di novembre”.

Il timore è che tra poche settimane saranno rispediti a casa senza troppe moine. Donne e uomini, adulti e giovani, oppure ultra cinquantenni: “Siamo lontani ancora dalla pensione – denuncia una Oss di 55 anni – difficilmente riusciremmo a trovare un altro posto di lavoro se perdessimo l’attuale”. Ma ci sono anche giovani con un mutuo sulle spalle, e donne con figli piccoli, come la lavoratrice avvisata con una mail di pochissime parole, alle 14,45 del pomeriggio, a sette ore dal proprio turno notturno, che il suo contratto non sarebbe stato prorogato e che, dunque, non si sarebbe dovuta presentare di lì a poco:

“Buonasera, la presente mail per comunicarle che il suo contratto termina oggi 30 settembre 2022 e non verrà prorogato. La ringraziamo per la disponibilità”.

“Dopo anni di dedizione, di turni doppi e tripli, senza poter festeggiare Natale o Pasqua, in balìa di continui rinnovi e proroghe brevi che non ci hanno mai permesso di programmare una vita e nemmeno di godere delle ferie accumulate, ci sbattono fuori senza una spiegazione”, denunciano le Oss. Il timore delle lavoratrici e dei lavoratori è che alla scadenza dei contratti verranno mandati a casa tutti.

“Vogliamo sapere quale sarà il nostro destino, e quali sono i criteri con cui la Asl e Orienta stanno scegliendo il personale: perché alcuni contratti vengono mantenuti e altri no? Perché alcune assunzioni a tempo indeterminato senza alcuna notizia di un avviso interno? Per quale ragione alcuni lavoratori in ferie sono stati lasciati a casa e al loro posto assunti coloro che erano stati chiamati per sostituirli?”

Mandati via come “scarpe vecchie”, sottolineano con preoccupazione le lavoratrici, diventando “da eroi a semplici numeri”, obbligati, in tutto questo tempo, pur di non perdere il lavoro essendo basato su continui contratti a scadenza, “a non chiedere mai nemmeno un giorno di malattia”. Sulla questione aveva preso posizione, la settimana scorsa, anche il sindacato della Uiltemp regionale, con una nota molto dura nella quale il segretario regionale Maurizio Sacchetta aveva denunciato il “mancato riconoscimento della parità di trattamento” e “l’attivazione di un turnover selvaggio”, ma anche “il mancato pagamento dei tempi di vestizione e svestizione, il mancato pagamento dell’indennità Covid”. Sacchetta aveva informato, nella sua nota, che la Uiltem ha deciso di portare “all’attenzione del prefetto dell’Aquila e dell’assessore regionale alla sanità Verì lo stato di agitazione per i lavoratori e le lavoratrici in somministrazione nella Asl 1”.

Che intanto si preparano a un sit-in davanti alle sedi istituzionali regionali.


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