

L’AQUIA – L’industria della ristorazione è gravemente ferita da oltre un anno di mancata attività. “Non untori ma lavoratori”, si legge in alcuni slogan che girano sui social dopo le numerose proteste degli ultimi giorni. I ristoratori fanno parte di una delle tante categorie di lavoratori che continuano a scendere in piazza a manifestare perché stanchi delle finte promesse che sentono da un anno, ormai.
La chiusura prolungata delle attività, continua a mettere in ginocchio imprese e famiglie.
Nonostante la resilienza, il take away e la capacità di aggiornamento attraverso la crescita della digitalizzazione, la sofferenza dei ristoratori si sta tramutando in esasperazione, ed è sempre più evidente. Con l’eliminazione della zona gialla da parte del Governo, anche diversi ristoratori abruzzesi sono scesi in strada per protestare. Un misto di rabbia, delusione e preoccupazione per il futuro data la copertura del circa 5 % delle perdite subite, da parte del Decreto Sostegni.
Secondo una ricerca condotta da TheFork
nel gennaio 2021 su oltre 1.000 ristoranti, Il 27% dei ristoratori non hanno ricevuto gli aiuti da parte del Governo, il 73% sì, ma quasi tutti si sono detti insoddisfatti per l’importo troppo basso per sopravvivere. Il 52% degli intervistati ha applicato la cassa integrazione a tutto il personale, mentre quasi il 20% lo ha fatto per più della metà del personale. Grazie a queste misure, circa il 70% delle aziende è riuscito a non licenziare nessuno dei propri dipendenti, mentre il 24% ha dovuto licenziare parte del personale. Il 6% ha dichiarato di aver lasciato a casa tutto lo staff.
Con le chiusure forzate, andare al ristorante è una delle esperienze che manca maggiormente agli italiani. Dalla ricerca di TheFork è emerso che su oltre 5.000 utenti, il 52% andrà al ristorante appena possibile, anche con più frequenza rispetto al periodo pre-covid.