Coronavirus: rischio di contagio alle udienze e nelle carceri abruzzesi, avvocati chiedono misure contro il sovraffollamento
di Mariangela Speranza | 13 Marzo 2020 @ 06:40 | ATTUALITA'
Un problema che investe anche l’ambito delle udienze penali per cui, afferma lo stesso Totani “l’Ufficio di sorveglianza ha mostrato criticità rispetto al resto d’Italia e, nonostante i solleciti, non è ancora riuscito a dare direttive chiare e precise sui procedimenti che si dovrebbero trattare a breve”.
“Nella maggior parte dei casi – dichiara a L’Aquila Blog – si tratta di udienze cariche di fascicoli, la cui partecipazione avviene già normalmente in videoconferenza, ma che causano al contempo assembramenti all’esterno delle aule e mettono a rischio l’incolumità dei difensori. Per questo le Camere Penali abruzzesi hanno recentemente inviato alla presidenza del Tribunale di Sorveglianza, alla presidenza della Corte d’Appello e alla Procura generale una nota affinché si prendano provvedimenti atti a evitare i contatti ravvicinati tra le persone, anche all’interno degli uffici giudiziari e attuare tutte le misure del caso per scongiurare il rischio di contagio”.
Nulla invece è avvenuto nel capoluogo, ma solo perché, spiega Totani “la struttura aquilana ospita detenuti al 41-bis, abituati a non avere rapporti con l’esterno, per cui i colloqui con i familiari avvengono già normalmente attraverso le vetrate e l’unica misura attuata rispetto al passato è il divieto di accesso imposto ai bambini al di sotto di 12 anni”.
“In Abruzzo ci sono 8 carceri – aggiunge -, ognuna con peculiarità e situazioni di difficoltà diverse che per certi versi sono il risultato delle politiche carcerocentriche del passato. Visto il sovraffollamento, una situazione di rischio generale c’è ovunque e i magistrati di sorveglianza dovrebbero iniziare a valutare, soprattutto in concomitanza dell’emergenza, di risolvere il problema iniziando a sospendere alcuni tipi di trattamento, come ad esempio le semilibertà o i permessi di uscita concessi a particolari detenuti”.
Un esempio, sempre secondo il presidente della Camera Penale aquilana, sarebbe rappresentato dalla Casa di Lavoro di Vasto, dove qualche giorno fa si pensava addirittura “ci fosse un soggetto positivo al Coronavirus di rientro da una licenza”.
“In questo momento le case circondariali dovrebbero essere i luoghi più sicuri – aggiunge – ma nel caso di detenuti in permesso o di quelli che escono a lavorare, il rischio di contagio aumenta e, a quel punto, le rivolte sono una conseguenza quasi scontata. Non che le giustifichi, perché si tratta pur sempre di atti di violenza, ma è chiaro che sono figlie dell’illegalità da parte dello Stato: le strutture sono sovraffollate e proprio per questo sarebbe il caso, anche in riferimento all’emergenza, che si cercasse di favorire il rientro e le detenzioni domiciliari sia per i detenuti in semilibertà sia per quelli con residui di pena molto bassi”.