Cresme: “Riqualificazione energetica patrimonio edilizio, una stima impatto degli incentivi”
Dossier del Servizio studi della Camera dei deputati
di Redazione | 14 Dicembre 2021 @ 15:00 | UTILI
L’AQUILA – Riceviamo e pubblichiamo da Pietro Antonio D’Intino, presidente Ance Abruzzo.
Gli incentivi si confermano leva per la ripresa e lo sviluppo del settore, con ripercussioni importanti sul Pil.
Si ripete un meccanismo collaudato nella precedente crisi delle costruzioni che aveva visto un’inversione di tendenza, a partire dal 1998 e fino al 2007, proprio grazie all’introduzione delle agevolazioni per le ristrutturazioni edilizie.
Ora, dobbiamo avere il coraggio di rendere i bonus strutturali per permettere agli attori – proprietari, imprese e produttori – di pianificare.
Il Dossier riporta una analisi lucida circa il rapporto, nel periodo di vigenza, tra costi e benefici sull’impiego degli sgravi fiscali per gli interventi di recupero e riqualificazione edilizia e perviene a conclusioni molto incoraggianti, senza sottovalutare la gravosità degli investimenti pubblici perché “La chiarezza è una giusta distribuzione di luce e ombra”. Emergono le componenti passive, in termini di minore introito per lo Stato ed investimenti per i proprietari degli immobili, ma prevalgono quelle attive, delle imprese e del fattore lavoro, con un saldo positivo di 36 miliardi di euro!
Il dossier ha, tra gli altri, il merito di sintetizzare l’impatto sui conti pubblici a livello complessivo, e per macrotipologia di misura, dei diversi strumenti agevolativi che seppur ispirati dalle medesime finalità sono strutturati in modi, percentuali e tempi diversi, tanto da rappresentare un labirinto, anche per gli operatori più esperti: in questa fase, si rilevano 23 tipologie di incentivi fiscali a valere per gli interventi edilizi con aliquote differenziate: dal classico 50% BONUS sulle ristrutturazioni, al 110% del più recente Superbonus.
La complessità e la scarsa omogeneità della disciplina sono, tuttora, elementi critici da migliorare per sprigionare la potenzialità di queste straordinarie misure ma è opportuno evidenziare i diversi segnali incoraggianti che emergono dal rapporto e che certificano la valenza di questi provvedimenti di incentivazione fiscale, quale contributo fondamentale per il rilancio del comparto edilizio e produttivo, per investimenti in prodotti e tecnologie innovative, con effetti benefici di lungo periodo sui conti dello Stato, in considerazione dell’effetto sul prodotto interno lordo, sull’emersione dell’economia sommersa, sulla domanda di profili professionali, innovativi e tradizionali del settore, sull’impatto sulle politiche energetiche e ambientali.
Il Dossier, non a caso, è una anticipazione a stralcio di una parte del rapporto sulla rigenerazione urbana, in uscita a gennaio 2022, in quanto dalla analisi storica degli interventi emerge anche una evoluzione degli stessi dalla dimensione della singola unità abitativa all’edificio nel suo complesso con una ricaduta positiva in termini di rigenerazione complessiva della città in chiave ecosostenibile, con riduzione dei consumi, con miglioramento della qualità dell’aria, con contenimento del consumo di suolo, nonché, con particolare riferimento alle misure antisismiche, con il miglioramento delle condizioni di sicurezza dell’abitato.
Passando ad elencare i numeri del Dossier, emergono dati molto significativi.
Emerge con forza la questione dei costi e, da una prima lettura dei dati, si potrebbe concludere che gli oneri per la finanza pubblica sono talmente gravosi da non consentire una stabilizzazione degli incentivi nel lungo periodo ma non è così. I dati vanno letti complessivamente e dimostrano, chiaramente, che il sistema Paese e lo Stato in primis ci guadagnano.
Analizziamo velocemente i numeri.
Una prima valutazione dell’impatto economico, effettuata sulla spesa sostenuta stimata per gli anni 1998-2021, utilizzando il procedimento di stima per l’intera durata degli incentivi fiscali in termini di defiscalizzazione, dal 1998 al 2031, presenta, infatti, un saldo negativo a carico dello stato di 48,8 miliardi di euro che, attualizzato, risulta pari a 31,16 miliardi.
L’analisi del Dossier ha il pregio di superare questa mera operazione economico contabile nel rapporto tra costi e ricavi, misurata con le minori entrate fiscali, e mette sul piatto della bilancia anche il peso del bilancio sociale, occupazionale ed energetico, l’aumento di gettito Ires ed Iva, maggiori imposte sulle attività generata dagli incentivi, tutti valori positivi che scaturiscono dalla realizzazione dei lavori e contribuiscono in maniera determinante alla formazione del PIL.
In questa prospettiva, il saldo per il sistema economico del Paese risulta positivo per 36 miliardi di euro.
È un risultato che, in dettaglio, deriva dalla somma algebrica di risultati economici che fanno capo ai principali attori coinvolti.
- quello dello Stato che presenta un saldo negativo di 21,4 miliardi di euro, che deriva dall’incremento del gettito (positivo), dai flussi derivanti dalle detrazioni (negativi), dalle maggiori entrate derivanti dalla matrice di contabilità sociale (positive) e dal minor gettito fiscale sui consumi energetici (negativo);
- quello degli Investitori (prevalentemente famiglie, anche nel caso di ristrutturazione dei condomini), il cui risultato “negativo” di circa 239 miliardi di euro è conseguente al saldo tra l’investimento effettuato (negativo), le detrazioni fiscali (positive) e il risparmio sulle bollette energetiche (positivo);
- Quello delle Imprese e del fattore lavoro, che vantano un saldo positivo di quasi 297 miliardi di euro, risultato di un fatturato (positivo), all’interno del quale sono compresi i compensi e le retribuzioni per gli occupati delle imprese stesse, nonché le imposte e gli oneri sociali sostenuti dalle imprese e attribuibili agli incentivi fiscali (negativi).
Al saldo positivo andrebbero sommati ulteriori aspetti difficili da quantificare, come la valorizzazione del patrimonio immobiliare e il miglioramento delle condizioni di salute pubblica.
Studi analoghi, quali il Rapporto elaborato dal Centro Studi CNI – Fonte Fondazione CNI, il Rapporto Annuale 2020 del Cresme “Il recupero e la riqualificazione energetica del patrimonio edilizio: una stima dell’impatto delle misure di incentivazione” e quello prodotto da Open Economics e Luiss Business School, a marzo 2021, sono concordi nel determinare che il costo per lo Stato è molto più basso delle risorse messe a disposizione.
Lo stesso modello di stima dell’impatto economico-finanziario è stato applicato agli interventi effettuati nel periodo attualmente attivo 2011-2021 ed a quelli operati nel solo anno 2021.
-Nel quadro degli investimenti attivati dagli incentivi fiscali per il recupero edilizio e per la riqualificazione energetica nel periodo 2011-2021, il saldo per il sistema economico del Paese risulta positivo per quasi 26 miliardi di euro.
-Nel quadro degli investimenti attivati dagli incentivi fiscali per il recupero edilizio e per la riqualificazione energetica nel 2021, con il 110% a fare da traino, il saldo per il sistema economico del Paese risulta positivo per quasi 4 miliardi di euro.
Gli incentivi fiscali per il recupero edilizio, per interventi di sicurezza sismica e per la riqualificazione energetica hanno interessato dal 1998 al 2020, 21 milioni di interventi e attivato investimenti pari a 346,4 miliardi di euro. Il dato a consuntivo per il 2019 indica un volume di investimenti superiore a 28 miliardi di euro veicolati dagli incentivi, riconducibili a 3.483 milioni di euro per la riqualificazione energetica e a 25.279 milioni di euro per il recupero edilizio.
Secondo i dati Enea, per il solo «Ecobonus 110 per cento», nonostante le traversie connesse alla pandemia e alle incertezze burocratiche, al 3 giugno 2021 risultano ammessi oltre 18.000 edifici per un importo riconosciuto di 2,4 miliardi di euro.
Per il SUPERBONUS, i dati sono ancora più entusiasmanti: si è passati dai 537 interventi per 72 miliardi a dicembre 2020, agli attuali 57mila lavori incentivati pari a 9,7 miliardi.
Per quanto riguarda l’Abruzzo, al 31 ottobre, si rilevano 350,4 milioni di euro di lavori con un indice di densità di 452 edifici interessati su 100mila.
Il Cresme prevede una crescita del Pil per questo anno pari al 6,7 per cento; l’edilizia partecipa a questi 6,7 punti con 1,6 punti con una spinta importante che arriva proprio dai lavori di rinnovo nel comparto residenziale (+25,2%), incentivati dal Superbonus e dagli altri bonus fiscali.
Quali sono le richieste del settore delle costruzioni?
– Consolidamento della misura del «superbonus 110 per cento» in una prospettiva temporale ampia per dare continuità alla programmazione degli investimenti, alla stabilizzazione delle assunzioni nei diversi settori della filiera, alla produzione e fornitura dei materiali, e degli strumenti di lavoro, per garantire condizioni di sicurezza nei cantieri e qualità dei lavori, con riduzione della concentrazione della domanda;
– Un sistema di regole certe e univoche a supporto dei professionisti, delle imprese e degli uffici pubblici coinvolti;
– Qualificazione delle imprese che lavorano con fondi pubblici;
– Definizione di più adeguati e chiari strumenti operativi;
– Adeguati procedimenti di monitoraggio e controllo.