Ricostruzione: La sicurezza dei cantieri non è una priorità e gli operai sono allo stremo!

La riflessione di un geometra aquilano

di Redazione | 14 Marzo 2020 @ 12:01 | RACCONTANDO
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In questi giorni di isolamento domiciliare, si fanno delle riflessioni che in tempi normali non si sarebbero fatte, perché la società moderna va veloce e lo stile di vita che ci impone, non ci permette a volte di focalizzare e apprezzare quello che veramente è importante.

L’attenzione di noi tutti è focalizzata sulla devastante emergenza sanitaria che sta investendo il nostro paese, che, malgrado gli sforzi, a mio avviso insufficienti, giorno dopo giorno sta registrando un aumento dei casi di contagio.

Per deformazione professionale la mia riflessione parte dalla situazione in cui attualmente il settore delle costruzioni è costretto ad operare, in quanto, non è stata disposta la chiusura dei cantieri anche se la salvaguardia della salute e sicurezza dei lavoratori già normativamente prevista nel dlgs 81/2008 è a rischio.

Da giorni c’è una domanda alla quale non riesco a dare una risposta.

Perché in condizioni normali l’aspetto della sicurezza sui luoghi di lavoro viene affrontata in maniera seria e a volte estremizzata e anche chi la garantisce, per lievi mancanze, piccoli errori documentali o per interpretazioni soggettive degli organi di controllo della normativa che a volte assume un carattere pretestuoso, viene duramente punito con sanzioni penali ed amministrative e oggi, difronte ad una pandemia che sta interessando l’intero pianeta, sembra passare in secondo piano?

Sono stupito, e rammaricato del fatto che il settore delle costruzioni non sia stato trattato con il giusto grado di attenzione e analizzato nel dettaglio nei diversi dpcm che si sono freneticamente susseguiti e, a volte, non correttamente sovrapposti negli ultimi giorni. La ricostruzione post-sisma si sta finanziando con fondi pubblici e non posso credere che sia meno importante dei negozi di piccoli animali domestici che invece vengono specificatamente menzionati nell’allegato 1 del dpcm dello scorso 9 marzo.

Basta poco per capire che nel settore edile le misure di sicurezza impartite dal decreto sono inapplicabili; i cantieri di per sè sono luoghi di aggregazione e nella loro struttura prevedono il contatto tra le varie maestranze; basti pensare al manovale e al muratore specializzato che nella conduzione dell’attività lavorativa non possono sicuramente rispettare la distanza di sicurezza di un metro.

Per non entrare in un discorso “troppo” tecnico,  aggiungo che le restrizioni delle attività commerciali di cui all’allegato 1 del dpcm dell’11 marzo non garantiscono l’approvvigionamento di tutti i materiali necessari al regolare svolgimento del processo edilizio, che di per sé non è costituito solo dall’esclusivo aspetto operativo di cantiere, ma contempla anche una complessa organizzazione logistica del personale in relazione a viaggi, vitto, alloggio, ecc., aspetti questi ultimi che, allo stato attuale, non possono essere garantiti.

In aggiunta a quanto vorrei far riflettere sul fatto che il lavoro edile viene svolto da persone che sotto l’aspetto psicologico e motivazionale sono ormai allo stremo, in quanto se da una parte “costretti” a recarsi sul posto di lavoro perché la norma non li esonera e tutela, dall’altra sicuramente non pongono la giusta attenzione all’attività lavorativa perchè mentalmente distratti da quanto tutti noi stiamo vivendo.

Questo aspetto genera un netto calo della produzione con aggravio economico a carico delle imprese ed un contestuale e pericoloso aumento del rischio di infortunio dovuto alla minore lucidità nello svolgimento dell’attività lavorativa, che con lo stato attuale delle strutture ospedaliere potrebbe ulteriormente gravare sul sistema sanitario nazionale.

Nell’ottica del rispetto della salute delle maestranze e della salvaguardia, per gli stessi motivi, delle figure professionali coinvolte, ritengo sia indispensabile sospendere tutti i cantieri.

Solo così facendo possiamo superare in fretta questo difficile momento, e grazie alle nostre professionalità ampiamente dimostrate, saremmo in grado di recuperare il tempo di fermo una volta superata l’emergenza.

Federico Aquilini (direttore tecnico Costruzioni Iannini)

 


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