Residenze universitarie. Gli studenti dell’Udu: lasciateci nella Campomizzi
di Marianna Gianforte | 03 Dicembre 2022 @ 06:07 | ATTUALITA'
L’AQUILA – “Lasciateci rimanere nella struttura della Campomizzi”. E’ questa la soluzione ‘ponte’ per risolvere la questione delle residenze universitarie avanzata ieri dagli studenti dell’Udu, l’unione degli studenti universitari, per arrivare di qui alla realizzazione delle nuove residenze Adsu all’ex scuola media Carducci, a ridosso del centro storico, e a casale Marinangeli, a Coppito. A fare la fotografia della situazione sono stati ieri i rappresentanti dell’Udu, l’Unione degli studenti universitari dell’Aquila, nel corso di una conferenza stampa nei locali dello Spazio Praxis di via dei Veneziani: il coordinatore dell’Udu L’Aquila Matteo Paoletti, la rappresentante degli studenti al consiglio di d’amministrazione dell’Adsu Martina Fusari e il rappresentante dell’Udu residente nella Campomizzi Giacomo Piccolo.
Una situazione attuale, quella degli studenti fuori sede che hanno diritto all’alloggio per merito e per reddito, precaria e incerta, che prevede di dover lasciare la residenza universitaria entro il 31 luglio e un piano di residenza provvisoria individuata nel complesso Ater ‘Il Moro’ dove dover alloggiare fino alla definitiva, pronta fra sei anni. Un tempo evidentemente lungo per tanti studenti che hanno diritto, hanno ribadito, di poter contare su residenze alla portata delle loro esigenze. Sino alla realizzazione delle nuove strutture, infatti, non c’è una soluzione ponte per poter rispondere alle esigenze del mondo studentesco.
“Riteniamo naufragata la sistemazione Ater – ha detto Paoletti –; noi chiediamo di rimanere a Campomizzi e chiediamo alle istituzioni di farsi carico della situazione universitaria. La nostra domanda è: hanno importanza gli studenti universitari dell’Aquila? Se la risposta è sì, allora la struttura della Campomizzi è l’unica soluzione al momento attiva”. Anche perché, come ha sottolineato Fusari, “non si vogliono predisporre servizi nella struttura Ater, né c’è una mensa fruibile e l’Ater è completamente scollegato dalle sedi universitarie eccetto il polo di Coppito (Medicina e Fisica e Chimica, ndr)”.
“La residenza universitaria pubblica dell’Aquila rischia, per la seconda volta in pochi mesi, di scomparire – hanno sottolineato gli studenti -. Dopo un’estate travagliata in cui si è rischiato a più riprese la chiusura o la apertura di una sola palazzina, la proposta di ‘transitorio’ per il dopo Campomizzi è rappresentata dal complesso di appartamenti ‘Il Moro’, dell’Ater, tra Pettino e Cansatessa”. Una collocazione che, hanno ricordato i rappresentanti dell’Udu, ha mostrato già dal momento della loro individuazione diverse criticità dal punto di vista degli studenti: innanzitutto per la posizione non certamente centrale e anzi mal collegata con i poli universitari, eccetto che per le sedi di Coppito, e con il resto della città, e per la natura del complesso, “essendo appartamenti e non una residenza universitaria”. Gli studenti ricostruiscono la vicenda: “Il protocollo siglato con l’Ater prevedeva l’impegno all’acquisto, da parte dell’azienda per l’edilizia residenziale di una struttura adiacente alle palazzine da dedicare a tali attività, e in commissione di vigilanza del consiglio regionale la presidente Adsu Eliana Morgante, aveva assicurato la convocazione di un tavolo tra parti sociali, Adsu, Regione, Comune, Ama e università, per un confronto su come dotare di servizi quelle palazzine e di trovare una soluzione al problema trasporti. Tuttavia – hanno spiegato gli studenti – in un atto presentato al consiglio di amministrazione Adsu di fine novembre è stato proposto di tornare indietro e di non dotare di alcun servizio le palazzine ed è stato detto anche che tutte le utenze sarebbero rimaste a carico degli studenti. Grazie al nostro intervento, l’atto è stato rimandato”.
In base a quanto detto dalla presidente Morgante, rimarrebbero quindi due palazzine con capienza massima di 200 persone, che verrebbero date in affitto alle studentesse e agli studenti fuori sede, i quali dovrebbero anche il canone di locazione di cento euro grazie alla quota alloggio della loro borsa di studio. Gli studenti dovrebbero, poi, anche provvedere con i loro soldi alle spese delle utenze e del condominio.
“A questa situazione che in nessun modo tutela il diritto allo studio – hanno aggiunto gli studenti -, si aggiungono l’assenza di una mensa aperta anche di sera nelle vicinanze della struttura e l’assenza di collegamenti adeguati con ciascun polo universitario e il cuore cittadino. In sostanza l’Adsu fornirebbe agli studenti semplicemente un appartamento in affitto a prezzo agevolato, dimenticando che per la maggior parte di loro questa opzione non sarebbe sostenibile economicamente, né sarebbe agevole la frequenza dei corsi universitari o della mensa serale per studenti e studentesse non dotati di auto privata”, è stato ribadito con forza.
L’Udu dunque, ritiene che la la proposta dell’Adsu “non tuteli in alcun modo il diritto allo studio e che proseguire lungo questa strada porterà alla scomparsa della residenzialità pubblica in questa città. Verrebbe tolta a numerosi studenti e studentesse più fragili economicamente la possibilità di studiare alI’Aquila come fuorisede”.
Insomma, bocciata la soluzione individuata dall’Adsu nell’Ater di Pettino che, “a queste condizioni, non è la soluzione a vantaggio degli studenti – hanno ribadito i giovani dell’Adsu -. A queste condizioni, se solo di semplici appartamenti stiamo parlando, è meglio lasciare gli studenti liberi scegliere gli appartamenti e le zone dove vivere durante gli studi. Sicuramente l’esperienza della residenzialità diffusa con appartamenti in aree urbane centrali (che l’Adsu aveva sperimentato con successo in epoca pre-sisma) e con utenze a carico dell’ente sarebbe una modalità di accoglienza migliore e preferibile rispetto alla soluzione dell’Ater del complesso ‘Il Moro’. Ma prima di arrivare a questo ci chiediamo se negli anni che intanto ci separano dalla realizzazione delle nuove residenze Adsu alla Carducci e a casale Marinangeli possa una città come la nostra rinunciare a una vera residenza universitaria, dotata di servizi collettivi a beneficio degli studenti vincitori di borsa di studio per condizioni reddituali e con il rispetto di criteri di merito definiti da legge. In sostanza, i loro diritti”.
Di qui la richiesta degli studenti:
“Dato che in consiglio di amministrazione Adsu si sta accelerando sulla realizzazione delle residenze ex-Carducci e casale Marinangeli e visto che non esiste al momento nessuna reale residenza alternativa per i prossimi anni fino alla realizzazione di quelle definitive, e nemmeno c’è alcuna urgenza per l’Esercito nel ritornare a Campomizzi, perché allora non permettere agli universitari di rimanere a Campomizzi per gli ultimi anni ancora necessari alla nuova e definitiva residenzialità collettiva?”.
Attualmente questa rappresenta “l’unico spazio residenziale pronto a soddisfare gran parte delle esigenze di chi lo abiterebbe, come la presenza della mensa, delle sale studio, locali lavanderia. Consentirebbe, inoltre, di assicurare fino a 360 posti letto – hanno concluso -. Campomizzi sarebbe in grado di garantire agli studenti capaci e meritevoli privi di mezzi di studiare nella nostra città, come ha fatto anche negli anni più difficili. E’ per questo che, tramite questa conferenza stampa, chiediamo agli enti preposti (in primis Adsu e Regione Abruzzo, ma anche il Comune dell’Aquila) e all’intera classe dirigente politica di porsi questa nostra stessa domanda e di lavorare per dare una risposta a quanti studiano e vorranno venire a studiare all’Aquila”.