Metà di loro ha il doppio lavoro ma quando non vengono più rieletti, i parlamentari italiani ricevono un “assegno di reinserimento all’attività lavorativa”, una specie di liquidazione previdenziale che oggi si chiama “assegno di fine mandato”. La prendono tutti, sembra costituzionalmente illegittima ma soprattutto, a differenza del tfr di tutti gli italiani, è esentasse.
Il servizio Onorevoli Esodati in onda a Report del 2 dicembre 2012 è a cura di Emilio Casalini
Per trent’anni è stato conosciuto come “assegno per il reinserimento nell’attività lavorativa” e doveva servire al povero deputato che non riusciva più ad essere eletto. Nasce nel 1965 e l’onorevole Greggi poneva il problema del “salto fuori”, come lo chiamava lui, mentre il suo collega Silvio Leonardi evidenziava che se il parlamentare ha difficoltà a tornare alla vita lavorativa, “viene spinto inevitabilmente a fare il deputato”.
La conduttrice Milena Gabanelli in studio presenta così il sevizio:
“Allora, diamogli un incentivo. Adesso hanno cambiato nome , un po’ come la storia del finanziamento ai partiti che si chiama rimborso. Insomma, è una specie di Tfr. Ricordiamo che il loro stipendio è di 13 mila euro netti al mesi che include le idennità, i rimborsi, i benefit, che dopo una sola legisltura prendono il vitalizio e se non vengono eletti si portano a casa, appunto, il reinserimento nella vita lavorativa esentasse e sono così in miseria che molti di loro manco lo sanno”.
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EMILIO CASALINI FUORI CAMPO
Nel 1975 viene regolamentato “l’assegno di reinserimento” che al Senato si chiamerà “assegno di solidarietà”.
RITA BERNARDINI – ONOREVOLE PARTITO RADICALE
Ogni deputato versa 784 euro al mese e alla fine del mandato riceve circa 45mila euro.
EMILIO CASALINI FUORI CAMPO
45mila euro per ogni legislatura completa. Ma perché?
LAURA RAVETTO – PDL
Guarda, onestamente non sono preparata su questi temi. Veramente: vorrei rispondere. Se mi cercate ne parliamo volentieri.
ITALO BOCCHINO – FLI
L’assegno di fine mandato qual è?
IGNAZIO LA RUSSA – COORDINATORE PDL
Io sono lontano dal fine mandato perché spero di averne un altro.
MARCO STRADIOTTO – ONOREVOLE PD
L’assegno di fine mandato è di fatto il TFR, cioè una mensilità per ogni anno di presenza in Parlamento. Quindi non si chiama TFR ma si chiama assegno di solidarietà.
EMILIO CASALINI FUORI CAMPO
Non è proprio la stessa cosa ed il motivo per cui si chiama assegno di solidarietà lo troviamo in una pubblicazione di uno tra più esperti sull’argomento: Luigi Ciaurro, Consigliere Parlamentare e, oggi, a capo dell’Ufficio Prerogative ed Immunità del Senato, che ha scritto come lo scopo fosse chiaramente quello di “supportare i parlamentari in difficoltà economica”. Tanto che sul sito della Camera, figura tra le ritenute previdenziali e assistenziali sottratte dal reddito imponibile del parlamentare. Sarà per questo che nel 2008, a fine legislatura, un bell’assegno di solidarietà è stato staccato per Alfredo Biondi. Per aiutarlo a tornare a fare quello che ha sempre fatto: l’avvocato.
ALFREDO BIONDI – EX PARLAMENTARE
Ho fatto sempre l’avvocato e se fosse vero, come qualcuno richiede, che se uno fa il parlamentare, non debba fare la professione, io non avrei fatto il parlamentare. Io non avevo bisogno di essere reinserito ne lavoro, però ho lasciato il mio studio per almeno parecchi anni: quando ho fatto il ministro e quando ho fatto il Vicepresidente della Camera.
EMILIO CASALINI FUORI CAMPO
E quando se ne è andato, gli hanno dato 278mila euro.
ALFREDO BIONDI – EX PARLAMENTARE
Io ho preso quello che mi hanno dato. Ma non è che stia lì a prenotare nello spirito: “ora mi daranno questo, ora mi daranno quest’altro”. Essendo previsto dalla Camera che ha un’autoregolamentazione che si chiama autodichìa, cioè si dà le leggi da sola, chi esercita un proprio diritto non danneggia nessuno.
EMILIO CASALINI FUORI CAMPO
La camera si dà le leggi che vuole e sicuramente però costa, visto che tra il 2006 e il 2008 il totale degli assegni di fine mandato emessi dalla Camera ha raggiunto quota 40 milioni, quelli del Senato 18 milioni, per un totale del Parlamento di oltre 58 milioni di euro, parte dei quali sono andati a sostenere anche Clemente Mastella per aiutarlo ad inserirsi al Parlamento Europeo.
CLEMENTE MASTELLA – PARLAMENTARE EUROPEO
La vita è così e quindi non è che uno può stare sempre in Parlamento, può stare sempre sulle prime pagine dei giornali. Insomma: bisogna anche rendersi conto che ci sono stagioni della vita in cui uno può dare, in altre invece può dare meno. Non sempre si può essere centravanti ed andare in gol.
EMILIO CASALINI
quando finite avete anche un assegno di fine mandato cospicuo…
CLEMENTE MASTELLA – PARLAMENTARE EUROPEO
Ma quello io l’ho già esaurito…cioè: già l’ho fatto… prima, perché la casa dove abito a
Roma…
MILIO CASALINI
Ma aveva preso un bel po’!
CLEMENTE MASTELLA – PARLAMENTARE EUROPEO
Mah, insomma… quello che.. tutti in sorte, quindi non so quand’era…
EMILIO CASALINI
Sarà stato un 300mila euro che avrà preso?
CLEMENTE MASTELLA – PARLAMENTARE EUROPEO
No, credo un po’ meno. Molto meno, sì. Credo meno. Meno, meno.
EMILIO CASALINI FUORI CAMPO
Erano 307mila euro. Ma un parlamentare, si sa, ha molte spese, anche i caffè e i torroncini.
CLEMENTE MASTELLA – PARLAMENTARE EUROPEO
Quello che spendi quando fai attività politica anche dal punto di vista personale… pensi, io offro.. secondo me sarò il massimo consumatore di caffè, dicono le persone che vengono a casa mia. Cioè: non c’è nessuno che arrivi e che non abbia avuto un caffè o arriva con una bottiglia di vino e se ne va con un pacco di torroncini di quelli che io regalo…
EMILIO CASALINI FUORI CAMPO
In Francia invece lo chiamano ancora “assegno d’aiuto per il ritorno all’impiego” e viene calcolato in base alla differenza tra il reddito da onorevole e quello che guadagni da privato. Se da parlamentare guadagnavi 5500 euro ed oggi con la nuova professione prendi di più, non ti spetta nulla. E infatti sono pochissimi quelli che lo ricevono. Se invece guadagni di meno, ti danno la differenza, ma solo per i primi sei mesi perché poi l’assegno viene dimezzato ogni anno e in tre anni si azzera. In Spagna ricevono una mensilità di 3000 euro per ogni anno di mandato, ma solo se non hanno nessun altro tipo di retribuzione. Se hai un altro lavoro, quindi, non ti versano niente. In Italia invece l’assegno viene dato anche a tutti quegli onorevoli che pur sedendo in Parlamento continuano ad esercitare una professione.
RITA BERNARDINI – ONOREVOLE PARTITO RADICALE
Se qui consideriamo tutti i parlamentari che hanno il doppio lavoro e che continuano a farlo mentre sono deputati o senatori, beh, non si capisce a che cosa debba essere dovuto questo reinserimento sociale!
EMILIO CASALINI FUORI CAMPO
É una bella truppa quella dei “doppiolavoristi”: circa la metà del Parlamento, alcuni con redditi molto alti come Nicolò Ghedini che guadagna un milione e trecentomila euro l’anno; Giulia Bongiorno che ne guadagna oltre 2 di milioni o Maurizio Paniz, un altro avvocato da un milione e otto all’anno. Ma soprattutto ci sono quelli che, preferendo il proprio lavoro, in Parlamento ci vanno poco, come Luca Barbareschi, che alla Camera è andato la metà delle volte, impegnato com’è nella sua attività di attore. Nulla però al confronto ad Antonio Gaglione, cardiologo, recordman di assenze alla Camera con un 91% di votazioni a cui non ha partecipato. Lui dice che è deluso dalla politica, ma a dimettersi non ci pensa per nulla. E riceverà il suo assegno di reinserimento come tutti i suoi colleghi: esentasse! E questa la conclusione in studio di Milena Gabanelli
MILENA GABANELLI – IN STUDIO
Possiamo dire che pensano principalmente al loro portafoglio? Si. Giovedì per esempio c’era da tagliare un po’ di costi della politica, hanno preferito rimandare perché c’era sciopero dei mezzi. E non a Roma. E tra l’altro loro a lavorare ci vanno con l’autista, molti di loro. Non possiamo però dire che non si preoccupano anche di tanto altro. Per esempio dei loro amici. Allora, le storie che adesso vedremo ingigantiscono un punto interrogativo: ma all’interesse generale chi ci pensa?