Randagismo Abruzzo, nel 2021 migliaia di cani salvati ma 500 vittime nelle strutture

di Alessio Ludovici | 15 Aprile 2022 @ 06:00 | AMBIENTE
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L’AQUILA – Approvata dalla Giunta regionale d’Abruzzo l’annuale relazione prevista dalla normativa in materia di animali d’affezione e prevenzione del randagismo. In Abruzzo, l’ultima legge in ordine di tempo è la 47 del 2013 e attribuisce alle Asl e ai Sindaci quasi tutte le competenze in materia. Questione, queste delle competenze, su cui a livello nazionale è in corso un ripensamento, soprattutto per la difficoltà dei piccoli comuni e la frammentazione degli interventi.

Intanto la fotografia della situazione regionale ci racconta di una regione pienamente dentro il problema del randagismo. La normativa regionale prevede una serie di misure e strumenti di contrasto:  dall’attivazione, ormai nel 2000, del SIACRA, il Sistema Informatizzato Anagrafe Canina Regione Abruzzo, che ha previsto sia l’implementazione dell’anagrafe canina regionale sia l’inserimento del microchip ai cani registrati, al  controllo delle nascite attraverso la sterilizzazione dei cani randagi (maschi e femmine) rinvenuti sul territorio regionale e di quelle di proprietà.
“Fattore limitante – si specifica nella relazione – di questo tipo di prevenzione è costituito però dal tempo necessario all’esecuzione del singolo intervento, tenuto conto che i Medici veterinari dipendenti delle Aziende S.L. sono già totalmente assorbiti delle altre mansioni di competenza.” A complicare le cose, anche nel 2021, è intervenuta inoltre la pandemia che ha rallentato non solo le iniziative di sensibilizzazione del cittadino ma anche quella di formazione di nuove guardie zoofile o di volontari delle associazioni di protezione il cui ruolo nell’emergenza è decisivo. 

La Regione Abruzzo è inoltre dotata di un numero verde e di una convenzione con la Clinica Universitaria dell’Università di Teramo per interventi specialistici sui cani randagi: 191 i pazienti 2021, soggetti per lo più di età adulta, molti (il 31%) di razza, per lo più Maremmano Abruzzese, Lagotto, Setter, Beagle, Pastore Tedesco, Pit-bull e Segugio Maremmano. Le prestazioni per questi animali purtroppo randagi sono costate al contribuente 341mila euro. 

C’è poi il capitolo delle strutture di ricovero.

Sono 5 i canili sanitari (strutture pubbliche di ricovero e prima accoglienza realizzate e gestite dalle ASL che svolgono le funzioni di custodia dei cani vaganti catturati, ritrovati e/o maltrattati, nonché di isolamento e osservazione dei cani e dei gatti morsicatori. Nei canili sanitari l’assistenza sanitaria è assicurata dalla ASL competente).

Ci sono poi 11 Rifugi (sono strutture pubbliche destinate al ricovero permanente dei cani e dei gatti, realizzate e gestite da Comuni singoli o associati e dalle Comunità Montane. Possono essere gestiti anche da Enti o Associazioni protezionistiche, con diritto di prelazione, a condizioni equivalenti, per quelle iscritte all’Albo regionale delle Associazioni. L’assistenza veterinaria è assicurata da un Medico Veterinario iscritto all’Albo, al quale è anche affidata la responsabilità sanitaria della struttura), e 6 Asili (sono strutture private destinate al ricovero permanente di cani e gatti. L’assistenza veterinaria è assicurata dal proprietario attraverso un Medico Veterinario iscritto all’Albo, al quale è anche affidata la responsabilità sanitaria della struttura)

I numeri continuano a far paura, anche perché non tengono conto del sommerso: 2891 i cani che sono entrati nei canili sanitari abruzzesi nel 2021. Di questi, poco più di 200 sono stati restituiti ai proprietari. Ben 1200 sono transitati nei rifugi, altri 1200 sono stati adottati da privati, 90 sono deceduti in canile sanitario. Un centinaio, infine, i cosiddetti “cani dei sindaci”, sono stati reintrodotti nel territorio. Al primo gennaio 2021 i soggetti presenti nei canili sanitari erano 127, al 31 dicembre 145. Nei rifugi, al primo gennaio 2021, i cani presenti erano oltre 3mila, al 31 dicembre erano poco meno di 3mila, più di mille le adozioni nel corso dell’anno e e 372 le vittime. Quasi 500, tra sanitari e rifugi, i soggetti che sono morti nelle strutture abruzzesi, non sappiamo se per malattie, vecchiaia o che. E’ in ogni caso un dramma che tanti animali siano costretti a concludere la propria vita in canile. 

Sul fronte gatti, la situazione è allarmante e spesso sottovalutata. Del resto non ci si fa caso, ma in realtà la presenza dei gatti liberi va gestita, e viene gestita, anche qui tra mille salti mortali, da operatori delle strutture, volontari e associazioni. 
Le ASL sono invece chiamate ad attuare gli interventi di controllo delle nascite sulle colonie feline, provvedendo all’identificazione elettronica e registrazione sul S.I.V.R.A. Prescrivono inoltre trattamenti di profilassi e di cura che dovessero essere necessari.
“Colonie ben organizzate – si legge nella relazione – permettono quindi, agli animali ospitati, di condurre una vita di buona qualità dove salute, cibo ed interazione con l’uomo sono garantite.”
Nel corso dell’anno 2021 sono stati censiti in Abruzzo un totale di n. 3.570 gatti il che porta ad un totale di n. 23.171 gatti iscritti in anagrafe al 31.12.2021. Le colonie feline alla data del 31 dicembre 2021 risultano essere n. 1.677.
Le conclusioni a cura del servizio veterinario della Regione Abruzzo sul randagismo è senza giri di parole: “I cani randagi possono quindi aumentare ulteriormente il fenomeno del randagismo dal momento che gli animali randagi di regola non sono sterilizzati. I cani randagi sono divenuti causa di incidenti stradali, arrecano danni al bestiame domestico allevato (per cui nell’Ordinamento della Regione Abruzzo è stata introdotta una norma per sostenere le Aziende Zootecniche che subiscono tale tipo di danno), ed concorrono a determinare il degrado e l’inquinamento ambientale sia nel contesto urbano, sia nelle campagne, con polluzione di pest (ratti, topi), sinantropi ed insetti che a loro volta costituiscono una possibile fonte di pericolo per l’uomo. In Italia una media di ottantamila gatti e cinquantamila cani viene abbandonata annualmente per diventare quindi randagia e, tra questi animali, una media superiore all’80% si trova in una condizione che produce un’elevata possibilità di incidenti, maltrattamenti o stenti. Il periodo in cui si verifica il maggior numero di abbandoni è l’estate, poiché alcune persone, non potendo portare con sé in vacanza il proprio animale, decidono di abbandonarlo. Oltre il 30% degli abbandoni si registra nel periodo successivo all’apertura della stagione venatoria, allorquando il cane si rivela incapace a cacciare, scopo per il quale era stato preso. Il randagismo comporta anche ingenti costi. Nel 2017 in Italia, ad esempio, per mantenere i cani all’interno di canili rifugio, sono stati spesi giornalmente € 402.031,00 euro mentre annualmente ne sono stati spesi € 146.741.315,00. Questa cifra è stata ottenuta moltiplicando il numero dei cani per l’importo minimo necessario ad assicurare un adeguato mantenimento degli animali secondo una circolare del Ministero della Salute.
Si deve mirare ad una sempre maggiore sensibilizzazione dei cittadini abruzzesi a compiere un gesto importante, quale quello di aiutare gli animali in difficoltà, pur consapevoli di porre in essere una scelta di vita coscienziosa e coraggiosa, che richiede sempre un grande impegno ed una costante dedizione.
La lotta al randagismo di cani e gatti ha da tempo rappresentato nella nostra regione un obiettivo irrinunciabile della Polizia Veterinaria e, quindi, di tutti gli operatori del settore: AASSLL, Comuni, Associazioni Protezionistiche, Guardie Zoofile ognuno con le proprie competenze, la propria esperienza, la propria voglia di fare in esclusiva o da condividere reciprocamente.
Le problematiche che le Istituzioni deputate alla lotta al fenomeno incontrano ogni giorno nello svolgimento dei compiti che le norme impongono e le cui soluzioni sono spesso di difficile applicazione, sono poco conosciute dalla popolazione, per cui nella Regione Abruzzo, la istituzione del Numero Verde Regionale per i problemi connessi al randagismo ed agli animali d’affezione ha sicuramente fornito in questi anni e ad una fascia elevata della popolazione, la consapevolezza della vicinanza delle istituzioni sia al fenomeno da combattere, sia alla concreta protezione degli animali d’affezione, fornendo quelle informazioni d’intervento concreto per indirizzare le azioni del cittadino-utente nella giusta direzione.
I risultati degli sforzi compiuti in questi anni dalla ns. Regione in materia di prevenzione del randagismo sono sintetizzati nei dati e nelle tabelle precedenti, che sono lo specchio di una intensa attività sul territorio, coordinata dal Servizio Veterinario Regionale e condotta in prima persona dai Medici Veterinari pubblici e dalle Associazioni protezionistiche regionali, attraverso anche l’essenziale ausilio delle Guardie Zoofile volontarie.
Non sempre l’attività svolta ha avuto il giusto riconoscimento, ma i risultati pur faticosamente raggiunti sicuramente incoraggiano a proseguire l’attività nella direzione già intrapresa.
Certamente la diffusione della cultura del possesso responsabile è stato un elemento essenziale per la lotta al randagismo. Si è infatti capito che era necessario agire alla radice del problema, estirpando il fenomeno dell’abbandono: le campagne di sensibilizzazione hanno cambiato di certo questo fenomeno, riuscendo a diminuire il numero di cani abbandonati. Oltre a queste, dovrebbero essere molto più consistenti anche le forme di informazione su ciò che comporta adottare un animale domestico, di modo da rendere le persone più consapevoli delle loro scelte e delle conseguenze che comporta adottare un cane o un gatto, al fine di invitarle a non prendere decisioni solo dettate dalla emozione del momento e quindi affrettate o sbagliate.”


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