Randagismo, a L’Aquila un manifesto in 10 punti. La proposta delle associazioni al Comune
di Alessio Ludovici | 14 Settembre 2022 @ 06:00 | AMBIENTE
L’AQUILA – Le associazioni aquilane riprendono la loro battaglia per arginare il fenomeno del randagismo di cani e gatti sul territorio aquilano. I numeri sono stati fotografati dalla stessa Regione Abruzzo sulla base dei dati delle Asl: 2891 i cani che sono entrati nei canili sanitari abruzzesi nel 2021 secondo la relazione approvata in giunta lo scorso aprile. Di questi, poco più di 200 sono stati restituiti ai proprietari, 1200 sono transitati nei rifugi, altri 1200 sono stati adottati da privati. Un centinaio, infine, i cosiddetti “cani dei sindaci” che sono stati reintrodotti nel territorio. Al primo gennaio 2021 i soggetti presenti nei canili sanitari erano 127, al 31 dicembre 145. Nei rifugi, al primo gennaio 2021, i cani presenti erano oltre 3mila, al 31 dicembre erano poco meno di 3mila, più di mille le adozioni nel corso dell’anno. Quasi 500, tra sanitari e rifugi, i soggetti che sono morti nelle strutture abruzzesi, non sappiamo se per malattie, vecchiaia o che.
Per il 2022 non ci sono i presupposti per numeri migliore dell’anno precedente. All’Aquila basta scorrere le pagine di social o del web, gli annunci, i recuperi: i ritrovamenti di nuove cucciolate sono praticamente quotidiani e i costi, anche per il Comune dell’Aquila, ammontano a centinaia di migliaia di euro. Le associazioni impegnate nella tutela dei randagi e nelle adozioni, anche da canile, hanno da tempo deciso di fare squadra e aprire un dialogo con l’ente comunale con un pacchetto di proposte molto puntuale.
Qualcosa si era cominciato a fare nel 2019 con le prime giornate di sensibilizzazione e microchippatura, iniziativa ripresa questa estate con una serie di appuntamenti di microchippatura gratuita. Ma è solo una goccia nel mare. I problemi nel territorio sono aggravati dalle tante cucciolate di cani vaganti, cani da caccia e da pastore. Le immagini dal canile sono in tal senso sempre emblematiche ed esplicative. “E’ noto a tutti – racconta Lucia Marini, presidente di Oipa L’Aquila – che il maggior numero di cani vaganti, abbandonati e maltrattati che vengono recuperati e trasferiti nei canili convenzionati (Paganica, Lecce de’ marsi, Collelongo) provenga da aziende agricole e da cacciatori”. “La maggior parte dei cani sono pastori abruzzesi (meticci) lasciati a riprodursi infinite volte e cani da caccia scappati o abbandonati perché non sono più buoni per la caccia. Qui all’Aquila c’è ancora chi crede ancora in antiquati e inefficaci metodi di detenzione degli animali, spesso illegali. Troviamo ancora cani a catena (vietato dalla legge), cani rinchiusi in box e baracche, cani affamati o affetti da gravi malattie dovute alla mancata corretta custodia, cani investiti o pericolosi. Di contro troviamo poche multe, nessun sequestro e pochissimi controlli. Non possiamo stare fermi a guardare, noi volontari vogliamo migliorare le condizioni di vita in primis degli animali e di riflesso di tutti noi che viviamo il territorio”.
Le associazioni (AAR Animali Alla Riscossa Odv – L’Aquila, Nucleo Guardie Zoofile Oipa – sezione L’Aquila, l’associazione “Il Senso Della Vita” di San Demetrio Ne’ Vestini, l’associazione “99 Gatti Aq”, l’associazione “Gaia Animali&Ambiente”, l’associazione “Pizzoli a 4 zampe”, l’OIPA Italia Odv – sezione L’Aquila e ENPA delegazione di Ofena e presidio Capestrano) tornano ora alla carica e hanno predisposto un pacchetto di azioni da sottoporre all’amministrazione comunale. Il “Manifesto per la lotta al randagismo” si articola 10 punti fondamentali, punti già sottoposti all’ente con il progetto “Mai più randagio” a cui però non è stato dato seguito.
Tutto ruota intorno ad una mirata campagna di prevenzione del randagismo, con l’obiettivo finale di ridurre a zero la presenza dei cani nei canili convenzionati e non. “Per il progetto – spiega Gabriella Miglietta presidente di Animali alla Riscossa – ci siamo ispirati a quello realizzato nel Comune di Vieste grazie alla collaborazione tra ETS, amministrazione comunale, forze dell’ordine e ASL. A Vieste si è riusciti ad instaurare una collaborazione sinergica e costante tra PA e volontari perché tutti hanno capito che sarebbe stato meglio mettere in campo misure di prevenzione invece che continuare a finanziare i canili-lager. Oggi a Vieste non ci sono più cani in canile o randagi. Il nostro obiettivo è lo stesso e il caso Vieste dimostra che è possibile perseguirlo”.
Il Manifesto per la lotta al randagismo,
1 – Istituire programmi di educazione e sensibilizzazione sulla corretta detenzione degli animali nelle scuole e nelle strutture adibite ai servizi sociali.
2 – Intensificare i controlli attraverso l’istituzione di una task force.
3 – Promuovere campagne di sterilizzazione e microchippatura gratuite anche in collaborazione con ambulatori privati e/o pubblici.
4 – Utilizzare canali di informazione ( tv, radio, social, web) per sponsorizzare iniziative sviluppate nel progetto (sterilizzazione, microchippatura, campagne contro l’abbandono)
5 – Individuare le situazioni a rischio (aziende agricole, allevamenti, cacciatori, privati ecc) e prevedere ordinanze comunali e patti d’intesa ad-hoc.
6 – Ridurre la spesa pubblica diminuendo il numero di cani detenuti nelle strutture pubbliche e private (L. regionale 18/12/13 n. 47) attraverso azioni di sterilizzazione, reimmissione in libertà ove consentito e adozioni consapevoli. Conversione dei canili in oasi polifunzionali.
7 – Mantenere un controllo costante e trasparente nel tempo da parte dei Comuni sulle strutture convenzionate, anche attraverso l’ingresso delle associazioni di volontariato.
8 – Revisionare il regolamento comunale e prevedere successive revisioni in base ai progressi raggiunti; controllo del rispetto delle normative vigenti.
9 – Creare ed assegnare ad associazioni di volontariato un rifugio sanitario per i felini, per il ricovero e lo stallo, assistito da un veterinario convenzionato o ASL.
10 – Organizzare un tavolo permanente di consultazione presso l’Amministrazione Comunale con una rappresentanza dei servizi veterinari
pubblici e privati, del Comune e delle Associazioni di volontariato del territorio.