di Fabio Iuliano – Sul tavolo di legno un po’ di chorizo, un bicchiere di vino rosso e una tapa di carciofi e jamón serrano. Dalle casse una vecchia buleria scandita dalle corde vocali del Camarón e, sulle pareti, bassorilievi ispirati alla tauromachia. Chiudi gli occhi e ti immagini in una grotta del Sacromonte, anche se non hai mai lasciato via Navelli, nel cuore del centro storico puntellato e transennato a tal punto che si può entrare solo da un capo del vicolo. Dietro al bancone c’è Manuel Pucciarelli, fresco fresco di laurea all’Accademia delle Belle Arti. È nato a Roma 25 anni fa, ma la sua famiglia si è trasferita a Folignano, nei pressi di Ascoli Piceno. Finite le superiori, è arrivato all’Aquila, dove studia e lavora.
La sua tesi di laurea, un progetto grafico con 50 primi piani di studenti universitari stampati su pannelli 100 x 140 affissi sulle transenne del centro, contiene un messaggio che è un atto di amore a questa città: il titolo è “Io resto”. Perché la sfida di Manuel, artista e decoratore prima di tutto, è quella di voler restare a vivere qui, in un momento storico in cui oltre 100 studenti al mese fanno le valigie per non tornare più. Sulle transenne, in collaborazione con l’associazione la Ciudad, Manuel ha messo foto scherzose di ragazzi. Immagini che si impossessano della strada, ridando attenzione agli studenti che per anni l’hanno vissuta ed occupata. I passanti lungo le vie del centro hanno altro da guardare, finalmente, oltre divieti di accesso in ferro o pubblicità di imprese edili.
Anche il Sybarita, il suo locale in via Navelli – ribattezzato “Ju spagnolo” nel giro di una settimana – rappresenta per Manuel un concreto atto di fiducia nei confronti di questa città. «Il nome», spiega, «fa riferimento all’antica città di Sibari, colonia greca sulle coste del golfo di Taranto, al confine settentrionale con l’odierna Calabria, nota per la ricchezza e il fasto, nel cibo e nei costumi». E questo grazie a una fiorente attività di scambio che ha permesso di importare il meglio delle merci di oriente e occidente. «Il nostro è un auspicio al gusto, nella speranza di ricreare qui, in mezzo alle macerie, un angolo di Mediterraneo». E, se questo angolo parla principalmente spagnolo, lo si deve ai soci Carlo Javier Conde Lopez e Maria José Gallardo García due studenti Erasmus. Perché a orientare le scelte di studio e di lavoro di Manuel è la capacità di interagire con gli universitari. «Vivo in questa città da sei anni ormai», spiega, «non sono tanti ma sono gli anni giusti per viverla a fondo. E’ il tempo dello studio, del divertimento, del vivere da soli, dell’impegno sociale e della maturazione personale. Chi come me vive all’Aquila da prima del 2009», sottolinea, «ha potuto vedere una città cambiare aspetto da un giorno all’altro. Una terribile esperienza ci ha segnati tutti. Personalmente, da quando la mattina del sei aprile sono rientrato temporaneamente ad Ascoli non c’è stato momento in cui non avevo voglia di tornare qui. Il mio unico interesse era trovare il modo di riuscire a stabilirmi nella città e dare una mano. Non sapevo neanche io in che modo ma dovevo stare lì, tra i miei amici, tra gli abitanti, tra chi come me aveva vissuto quella sconvolgente notte».
Un desiderio che è diventato realtà nel giro di poco. «Qualche giorno dopo sono riuscito a tornare, appoggiandomi alla tendopoli di Collemaggio e dandomi da fare come potevo per essere vicino alla mia università, ai miei amici ai miei professori. Dallo sguardo di tutti traspariva una domanda “Ed ora cosa facciamo?” . Giorno dopo giorno la mia risposta a quella domanda si concretizza: “Io resto qui”». Una sfida che andava incontro alla costante ricerca di normalità da parte di tanti studenti fuorisede, specie chi ha scelto di restare. Poi qualche settimana all’estero all’estero. «Tempo fa», racconta Manuel, «grazie all’Accademia ho avuto la possibilità di studiare 6 settimane a New York, un’esperienza incredibile, in una città stupefacente. L’Art Students League di New York, sulla 57esima strada nel centro di Manhattan, e la Newington-Cropsey Foundation sulle sponde del fiume Hudson, sono state le sedi scolastiche che mi hanno ospitato per 42 giorni dalla mattina alla sera, tra disegno,pittura e scultura».
Proprio passeggiando tra Soho, Tribeca e il Greenwich Village, che arriva l’idea: «La foto di un bambino attaccato su un edificio ha catturato la mia attenzione, ecco che l’idea per il mio progetto aveva preso forma: “omaggiare” L’Aquila con l’affissione di manifesti raffiguranti foto in primo paino di tutti quegli studenti che dopo il terremoto non hanno abbandonato questa città ma hanno pensato di restare come me». Manuel è stato anche scelto dall’Arcidiocesi per la realizzazione di un affresco da applicare con una tecnica digitale innovativa dall’Azienda Roland di Acquaviva Picena nella chiesa di San Francesco a Pettino.
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