“Spero che si arrivi quanto prima a una norma che consenta agli scienziati di poter svolgere il loro lavoro delicato in modo sereno”. E’ l’appello che ha rivolto al Parlamento il capo della Protezione Civile, Franco Gabrielli, nel corso di un’audizione in commissione Ambiente alla Camera. Il sistema di comunicazione, ha detto Gabrielli, prevede un rigido protocollo, ovvero che “qualsiasi comunicazione viene fatta dalla Protezione Civile e non dalla Commissione Grandi rischi”. “Il fatto che sette persone con ruoli diversi siano state punite alla stessa maniera – ha aggiunto – rivela che c’e’ un problema: o pensiamo che siamo in mano a folli, o, molto piu’ semplicemente, c’e’ un problema di definizione delle responsabilita’”.
La norma “non significa salva questo o salva quest’altro, ma semplicemente significa far lavorare con serenita’ la comunita’ scientifica”, ha specificato poi Gabrielli. “Viviamo una condizione di grande deficienza – ha aggiunto il capo della Protezione Civile – dobbiamo ricostruire e rigarantire il rapporto con la comunita’ scientifica che si e’ incrinato”.
“Dall’audizione del Capo della Protezione Civile prefetto Gabrielli e’ emersa la necessita’ condivisa di garantire l’autonomia tecnica e scientifica della Commissione Grandi Rischi che e’ organo indispensabile per il Paese nelle politiche di prevenzione”. Lo affermano gli onorevoli dell’Udc, Pierluigi Mantini e Armando Dionisi. “L’Udc – hanno aggiunto – ha ribadito la proposta, gia’ oggetto di un’interrogazione al governo, dell’introduzione di un preciso codice o protocollo per la corretta comunicazione istituzionale nelle situazioni di grave rischio da possibili calamita’. E’ chiaro che la responsabilita’ finale della comunicazione e’ e deve essere politico-amministrativa e non tecnica. All’epoca dei fatti dell’Aquila la responsabilita’ politica era dell’allora Capo della Protezione Civile Guido Bertolaso. Siamo favorevoli all’immediata tutela da parte dell’Avvocatura di Stato della Commissione Grandi Rischi e degli organi tecnici che stabilmente lavorano per lo Stato”.