“Primavera, momento straordinario”, il grande risveglio del Parco Gran Sasso Laga
di Alessio Ludovici | 28 Marzo 2021 @ 06:00 | AMBIENTE
L’AQUILA – “La Balia dal Collare per arrivare qui attraversa due mari, uno è il Sahara, l’altro il Mediterraneo”, spiega lo zoologo del Parco Gran Sasso Monti della Laga, Federico Striglioni. Gli piacciono in particolare le nostre faggete, che una volta ricoprivano mezzo continente e forse di più. C’è un motivo ben preciso: “E’ un uccello che si nutre dei vermi che crescono nei vecchi alberi caduti che marciscono naturalmente”. Di alberi madre con il diritto di morire in santa pace, di diventare humus per il terreno e di nutrire questi uccelli, se ne trovano pochi. Li abbattiamo prima, ma nei parchi per fortuna è diverso.
Le faggete non se la passano bene nemmeno con il clima. “Hanno bisogno quantomeno del fresco e ora potrebbero andare in sofferenza”. Le vecchie faggete sono anche l’habitat preferito del Picchio Dorsobianco, lui non migra, sta qui, resiste tutto l’inverno. “Anche lui si nutre negli alberi marcescenti, e in più nelle vecchie faggete è più facile picchiare il tronco”.
Sua maestà il faggio è anche uno dei supermarket preferiti di tanti animali. Gli alberi in natura non “fioriscono” ogni anno, come i domestici alberi da frutto, ma ogni 4 o 5 anni. Quando è anno di pasciona per l’orso, ad esempio, è come una festa. Forse anche per questo l’orso del parco non è andato in letargo, oltre che per l’inverno non troppo rigido. Sì, c’è anche l’orso adesso nel Parco del Gran Sasso. Tornato da poco, ormai ce ne è certezza, un maschio subadulto ma ne parleremo approfonditamente in futuro.
A marzo arrivano nel parco anche il Biancone e il Falco Pecchiaiolo. Questo si nutre di insetti come le api che sono sempre di meno, mentre il biancone ama i rettili, e in un certo senso i cambiamenti climatici lo avvantaggiano. Chi di certo non è avvantaggiato dal riscaldamento globale è il Fringuello Alpino. Anche lui, come il Picchio dorso bianco, non migra. Resiste qui l’inverno ma vive ad altissime quote e semplicemente “non ha un altrove dove andare ad adattarsi” spiega Federico.
Tra i migratori, in questo periodo arrivano anche le gru, sono centinaia, come quelle avvistate qualche giorno fa nei pressi del Fucino. Sono di passaggio, vanno verso nord. La rotta è la stessa dei Moriglioni, sono migliaia, che svernano sul Lago di Campotosto durante l’inverno per poi mettersi in viaggio verso il continente.
Parco Gran Sasso Monti della Laga, a primavera tornano anche alcune attività dell’uomo
In primavera è anche l’uomo con i suoi transumanti che comincia a tornare nel parco. Qui d’altronde, a differenza di tanti altri parchi che erano riserve di caccia dei nobili, il legame tra uomo e natura affonda le sue radici nelle viscere della storia e cerca oggi nuove vie di convivenza. “Arriveranno i pastori per l’alpeggio con i bovini e gli ovini. Con loro tornano anche le predazioni da parte dei lupi, che comunque sono indennizzate”. A pulire tutto ci pensa un altro animale. “E’ il grifone, in due ore sono capaci di far scomparire una carcassa. Loro in pratica sono dei pendolari, fanno avanti e dietro dal Sirente Velino per venire qui a mangiare”.
In primavera poi si riproducono i grandi ungulati del parco, caprioli, cinghiali, cervi e camosci. “Spesso i turisti scambiano i loro bramiti per l’orso”.
Ognuno ha una sua strategia. “Il cinghiale punta sulla quantità, ma poi non se ne cura molto e i piccoli diventano prede dei lupi, solo uno su dieci in media arriva all’età adulta”.
“Il cervo, al contrario, ha una strategia completamente opposta, si riproduce poco ma la madre pone grande attenzione alla crescita dei piccoli”. Quando nascono però può capitare di trovare dei cuccioli da soli. “Se li si incontra bisogna lasciarli stare, il loro è un comportamento normale, la madre li lascia per trovare del cibo”. Attenzione quindi alle interferenze con i processi della natura. “Cervi e camosci, uno abitante del bosco, e l’altro della montagna, sono due animali importanti. Erano estinti qui, li abbiamo reintrodotti.” Con una piccola curiosità. “Sono stati introdotti i camosci del Parco d’Abruzzo, ma mentre lì sono molto più avvicinabili qui sono ancora molto guardinghi”.
La primavera è un momento ideale per visitare il parco
E’ difficile raccontare tutto quello che succede nel nostro parco in primavera. “Il Gran Sasso Monti della Laga – ci spiega Striglioni – è uno dei più belli e più ricchi di biodiversità.” “La presenza di habitat molto diversi tra loro – più di 50 quelli diversi certificati – lo rende quasi unico e la primavera è un momento straordinario per goderne”. Il Parco c’è e gli itinerari, dai quali è sempre meglio non deviare, sono pronti. Le cooperative, i borghi e gli enti locali e le associazioni con le loro attività, dal birdwatching al trekking sono pronte, anche in vista di un allentamento delle restrizioni anticovid.