Poste, Polis: rotta verso un futuro resiliente nei piccoli comuni

Intervista a Antonio di Santo, sindaco di Opi

di Enrico M. Rosati | 01 Febbraio 2023 @ 05:10 | UTILI
Polis poste
Print Friendly and PDF

L’AQUILA – I piccoli comuni sono l’anima del Belpaese ma da qualche anno ormai c’è una migrazione di giovani in atto verso le città più grandi alla ricerca di lavoro. Polis è un progetto che vede il connubio della tendenza alla digitalizzazione e Poste Italiane. Grazie a questo progetto sarà possibile per i cittadini svolgere pratiche amministrative come la richiesta del passaporto anche negli uffici postali. Un arricchimento delle attività delle Poste che valorizza soprattutto i cittadini dei piccoli centri, tra opportunità lavorative e un considerevole risparmio di tempo. Al riguardo abbiamo intervistato Antonio di Santo, sindaco di Opi (AQ). 

Cosa la rende più entusiasta della trasformazione di Poste Italiane attraverso il progetto Polis. 

Beh, sicuramente, la riduzione del gap tecnologico tra le opportunità dei grandi centri urbani rispetto ai piccoli centri. Faccio un esempio, se un residente in un piccolo centro deve rinnovare il passaporto ha bisogno di recarsi in tre uffici diversi per ottenere i certificati necessari, in questo modo, invece, riesce a farlo direttamente con Poste. Si riduce così la differenza per chi vive in un piccolo centro che non sarà più costretto a percorrere decine di chilometri per un servizio utilizzando il proprio tempo. In questo modo Poste riesce a impattare in modo positivo sulla gestione del tempo nella vita quotidiana di ognuno di noi. 

Secondo lei, attraverso Polis, ci può essere anche una maggiore cooperazione tra Comuni? Attraverso Polis si riesce ad alleviare i piccoli Comuni di un carico di lavoro considerevole lasciando dunque spazio a nuovi progetti amministrativi che influiscono positivamente sul territorio.

E’ un sistema integrato di fatto con tutto ciò che rappresentano i servizi della pubblica amministrazione e può facilitare il buon funzionamento dei piccoli Comuni. Ad esempio, può capitare che si abbia un ufficio anagrafe a comando e così facendo il servizio è attivo solamente a giorni alterni. Un abitante rischia, quindi, di non riuscire in tempo a ottenere determinati documenti. Così facendo, invece, considerando che Poste è aperta di sabato, si può fare in modo che tutti i cittadini risparmino tempo utile. Bisogna anche considerare che l’Italia è una nazione che sta invecchiando e nei piccoli comuni, nonostante gli sviluppi della PA nel campo del digitale, può capitare che i cittadini facciano fatica ad orientarsi tra le varie piattaforme online a causa dell’età. Con Polis queste difficoltà verrebbero, di fatto, superate e il digital divide ridotto. 

Non bisogna nemmeno sottovalutare che ci sono piccoli comuni che soffrono, ovviamente non per propria responsabilità, di mancanza di personale. Grazie a Poste sarà alleviato il carico di lavoro e riusciranno a lavorare meglio e in modo più efficiente. 

Lei vede rischi o lati negativi nel progetto Polis? 

Io non vedo molti rischi al di là di creare molte aspettative e non riuscire a soddisfarle tutte come quella di non riuscire a completare la rete in tempi stretti. Inoltre i tempi di realizzo non dipendono dai Comuni o da Poste bensì dall’arrivo dei fondi, che come sa è collegato al Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. Si può ragionare su una possibile intasamento degli uffici postali, ma ormai questi – anche nei piccoli comuni – sono snelli e funzionanti, le lunghe file sono ormai un ricordo lontano. 

Parlando di giovani, lei vede in Polis delle potenzialità anche dal punto di vista delle assunzioni? 

Polis è un’opportunità dal doppio binario, da un lato i giovani potranno sicuramente usufruire dei servizi di Poste e dall’altro si troveranno protagonisti di un cambiamento enorme. Poste, soprattutto in vista delle nuove sedi che arriveranno, avrà bisogno di personale che è in grado di interfacciarsi quotidianamente con la tecnologia. Non possiamo non parlare di nuovo del digital divide che così facendo vedrebbe il gap ancora più assottigliato. 

Secondo il Sole 24 ore l’età media in Italia è 46 anni e all’interno dei piccoli paesi questa tende ad incrementare notevolmente. Con Polis che ruolo crede possano giocare le Poste in una società sempre più digitalizzata?

In Italia c’è un saldo negativo tra nascite e decessi, ci sono sempre meno giovani e nei piccoli centri l’innalzamento dell’età media pesa. Io credo che lavorare nella direzione di rendere a portata di giovani i piccoli centri può essere uno stimolo che li spinga ad essere più resilienti e meno inclini all’abbandono. Infatti, garantire nuove opportunità concrete di lavoro come quella di Poste o un regime fiscale che aiuti tutti gli abitanti di piccoli centri a non spostarsi verso le città, potrebbe essere un grande passo avanti da considerare e proporre al nuovo governo. Bisogna invertire la tendenza dello spopolamento e dare motivo ai giovani di rimanere nei paesi in cui sono cresciuti. 

Inoltre, voglio sottolineare quanto il ruolo di Poste sia fondamentale per i piccoli comuni. L’ufficio postale è un presidio come la caserma dei carabinieri. Da qualche anno è iniziata la tendenza a ridurre i servizi offerti da Poste, con Polis ci stiamo muovendo verso l’ampliamento di ciò che gli uffici postali portano alle comunità, soprattutto ai centri più piccoli. 


Print Friendly and PDF

TAGS