Poligono Stabiata, sopralluogo della Soa: “Rinvenuti rifiuti militari”
di Redazione | 30 Maggio 2022 @ 17:15 | AMBIENTE
L’AQUILA – “La scrivente associazione ha svolto nei giorni scorsi una breve escursione nelle aree del poligono di Monte Stabiata nel Comune di L’Aquila nel Parco Nazionale Gran Sasso e Monti della Laga, nonché Zona di Protezione Speciale per la Ue. Durante l’uscita abbiamo potuto verificare lo stato dei luoghi in considerazione delle plurime criticità ambientali derivanti dall’uso della zona per finalità di esercitazione militare.”
Inizia così la nota della Soa, Stazione ornitologica abruzzese, inviata a diversi enti: Comune di L’Aquila, ARTA, Regione Abruzzo, Ente Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga Carabinieri-Forestali del Parco del Gran Sasso e Monti della Laga, Provincia di L’Aquila e per conoscenza al Ministero della Transizione Ecologica, a quello della Difesa, al Comando Militare Esercito “Abruzzo” e alla ASL di L’Aquila e infine ai Membri del Comitato Misto Paritetico della Regione Abruzzo Servizio VIA della Regione Abruzzo”.
“Abbiamo anche svolto un complesso accesso agli atti presso il Parco sulla questione del poligono su cui interverremo in seguito. Durante il sopralluogo sono stati infatti rinvenuti plurimi bossoli/ogive (di mitragliatrice?), alcuni dei quali semi-interrati, nonché pezzi di plastica (parti di spolette?) alcuni dei quali pieni e/o aperti, in questo caso contenente sostanze rossastre rilasciate in parte sul terreno.”
“Lungo le piste usate anche nel recente passato per l’addestramento fuori strada si rinvengono numerosi pezzi di gomma. In un’area, probabilmente occupata dalle batterie di tiro, il terreno si presentava con un alone di color nerastro. Ovviamente non abbiamo né toccato né raccolto il materiale.”
“In considerazione della gravità di trovare residui bellici in un Parco nazionale durante una semplice escursione, – spiega l’Associazione – viste le colorazioni delle sostanze e dei terreni, abbiamo ritenuto per spirito di servizio di comunicare intanto quanto osservato al fine di permettere di prendere con urgenza gli opportuni provvedimenti, riservandoci appunto ulteriori interventi sulle condizioni dell’area e del procedimento di bonifica, non ancora concluso a 8 (otto) anni dall’avvio. Richiamiamo gli obblighi (e le relative sanzioni) di cui all’art.192 del D.lgs.152/2006 relativo all’abbandono di rifiuti, ivi compreso il dovere del Comune di emanare ordinanze per la bonifica dei luoghi a carico del soggetto responsabile.”
“Ovviamente non possiamo che esprimere lo sconcerto e il sentimento di desolazione nel constatare che nonostante l’esistenza di un procedimento di bonifica avviato da anni, permangano sul (e nel) terreno situazioni che potenzialmente possono aggravare la condizione ambientale dell’area. Allo stesso tempo si pensa, in un’area protetta nazionale e internazionale, di proseguire con le attività di esercitazione (!) invece di attuare quanto prima il ripristino integrale del sito. Il tutto in un’area utilizzata dalla fauna e da escursionisti (durante il paio d’ore di un giorno infrasettimanale di maggio in cui siamo stati in zona sono passate almeno tre persone zaino in spalla). Facciamo altresì notare che non risultano visibili interventi di messa in sicurezza di emergenza (MISE)/misure di prevenzione (MIPRE) obbligatori sulla base della parte quarta del D.lgs.152/2006, a parte la recinzione (in parte divelta nell’angolo sud, rendendo quindi accessibili agli animali anche questa parte del sito) del rettangolo di terreno che fu oggetto dei primi rilievi nel 2013/2014, terreno che risulta scoperto e privo di qualsiasi protezione.”