Peste suina, Roselli (Coldiretti): “Le chiusure colpiscono la microeconomia”
Il direttore della Coldiretti aquilana: "A rischio la microeconomia della filiera artigianale della carne". Appello alla Regione: "Risolvere il problema dei danni alle colture e alle persone della fauna selvatica"
di Marianna Gianforte | 22 Giugno 2022 @ 06:03 | SALUTE E ALIMENTAZIONE
L’AQUILA – C’è per ora nell’Aquilano il solo Comune di Cagnano Amiterno nel perimetro della ‘zona infetta’ individuata dal ministero della Salute e dalla Regione Lazio, in seguito al ritrovamento di una carcassa di cinghiale positivo al virus della ‘peste suina’ a Borgo Velino, nel Reatino e al confine con la provincia dell’Aquila (della quale faceva parte in passato). Ma il fatto che sia soltanto un Comune (una parte di esso, da Cinno alla Valle dei Ladri, sino a Cascina) non deve indurre a sottovalutarne le conseguenze. A far preoccupare le associazioni di categoria, gli allevatori, e gli amministratori locali, è l’ipotesi che il contagio tra animali possa non fermarsi qui ed estendersi agli allevamenti – presenti in zona – o anche semplicemente ad altri cinghiali, e allora a essere ‘chiuso’ potrebbe essere un intero territorio, con quel che ne consegue.
A fare un’analisi della situazione in questo senso è il direttore della Coldiretti L’Aquila Domenico Roselli: “Cagnano Amiterno ci preoccupa notevolmente, prima di tutto come cittadini – spiega -. Dovremo essere tutti preoccupati, perché se si dovesse adottare lo stesso sistema del Piemonte, significherebbe bloccare attività artigianali, produzioni che devono avere una loro linearità per non interrompere la filiera dei salumifici ad esempio; e anche turistica, cioè un colpo alla microeconomia locale. Si sta pregiudicando la possibilità di frequentare, chiudendoli, certi territori, trasformandoli in zone invalicabili a patto che non vengano adottate prescrizioni molto stringenti. Il Piemonte – spiega ancora Roselli – ha bloccato tutto, andando avanti per mesi con una serie di deroghe. Significa che se si vuole fare un’escursione in mountainbike a Cinno, occorre disinfettare scarpe e ruote, soltanto per fare un esempio tra i meno impattanti”.
E attacca duramente:
“Stiamo bloccando un’economia! Stiamo pregiudicando le attività degli allevatori, la produzione di salami, prosciutti: i danni per gli allevatori sarebbero inimmaginabili”.
Il direttorie di Coldiretti L’Aquila non perde l’occasione per rimarcare però che al di là della ‘peste suina’, ci sono “temi vecchi mai risolti, e cioè i gravi danni che gli animali selvatici, non soltanto i cinghiali, da decenni provocano ai cittadini: alle colture, con conseguenze economiche importanti per le attività agricole e alle persone che rischiano incidenti anche di forte impatto. Certe posizioni e certi atteggiamenti delle associazioni ambientaliste – rincara Roselli – hanno estremizzato la situazione e i danni da fauna selvatica”.
Ma cosa fare? Per il presidente di Coldiretti c’è soltanto una cosa da fare: abbattere. “E’ un grido d’allarme mio e dell’intera associazione di categoria – aggiunge – e una richiesta forte alla Regione e a tutte le amministrazioni che hanno competenza, a serrare le fila per una presa di coscienza collettiva sui danni della fauna selvatica, che vada ben al di là delle singole categorie e settori: rendiamoci tutti conto che stiamo pregiudicando la possibilità di vivere un territorio”. Occorre, poi, propone Roselli, modificare la legge nazionale sul controllo della fauna e “la Regione – conclude – può agire tramite le associazioni territoriali dei cacciatori, facendo dei regolamenti”.