di Matilde Albani, L’Editoriale – Lento e sfilacciato il corteo storico e civile ,che si è mosso in notevole ritardo sul programma ufficiale e su quello ristampato in 30mila copie non si sa da chi. Solo dopo le 17, un Cialente esausto, in astinenza da sigaretta, ha mosso i primi passi in direzione di piazza Duomo, dove era atteso dal clero, in particolare dall’arcivescovo metropolita Mons. Petrocchi e dal Cardinale Calcagno.
Quando la Bolla è passata di mano, portata dal comandante della polizia Municipale Eugenio Vendrame, Piazza Duomo era desolata e i figuranti già da tempo nel piazzale di Collemaggio, avevano fatto il cambio d’abito.
Il comitato organizzatore più che badare alla sostanza e ai tempi morti, ma soprattutto a tenere aperti i bagni pubblici di piazza Palazzo, incredibilmente chiusi, ha introdotto per la prima volta nella storia della Perdonanza un codice comportamentale di sei regole, per ricreare un’atmosfera rigorosa e di rispetto.
Il primo a dare il cattivo esempio è stato proprio il vicepresidente del Comitato Alfredo Moroni che ha “cazziato” a voce alta gli sbandieratori per i pericolosi virtuosismi. Anche il Sindaco non ha fatto lo svizzero, rispondendo con sorrisi da simpaticone, a tutti quelli che lo salutavano. Nonostante le intenzioni, però, è stato difficile scorgere quei famosi elementi di ritorno al passato perché tra i 2000 figuranti e i civili ci passava il kebab, il pecorino e la porchetta. Vediamo le interviste…
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Servizio e testo di Matilde Albani, riprese Elisabetta Di Giorgio