Pecore, capre e draghi
di Riccardo Brignoli, I Cinturelli
di Redazione | 02 Giugno 2021 @ 06:35 | RACCONTANDO
Vorrei riflettere sul fenomeno Draghi e l’impatto che sta avendo sulla politica. Mi è capitato di sentire alcuni politici accostare Draghi a un fuoriclasse del calcio, un Maradona o un Pelè che scende in campo a sostegno di una squadretta di serie c. Giudizi a parte sul valore dell’ultima squadra di Governo, la figura di Draghi è ammantata di un rispetto universale capace di domare lo spread e farlo calare al suo solo nome. Nel nome un destino, così l’ex presidente della Bce si rivela un eroe mitologico capace di piegare il drago dell’economia. Draghi non è ancora santificato ma poco ci manca, soprattutto se il suo operato porterà frutti come quelli che ha dato nei suoi precedenti incarichi. L’aspettativa è questa: transitare il paese attraverso la pandemia e la crisi economica fino alle elezioni del 2023. Un governo proposto dal Presidente Mattarella a seguito della caduta del secondo governo Conte e della necessità di mantenere la funzionalità delle istituzioni. Fare elezioni ora avrebbe bloccato tutto con conseguenze disastrose come ha sottolineato lo stesso Mattarella nel drammatico comunicato del 2 febbraio. L’arrivo di Draghi era già nell’aria da molti mesi come se la sua competenza rispondesse alla speranza dell’arrivo di un salvatore della patria. Parliamo di un’attesa messianica che l’economista ha raccolto. Cosa significa? Il messia nella religione ebraica era il salvatore che sarebbe giunto per iniziare una nuova epoca di rinnovata alleanza con il Signore. Per estensione, il messia è un personaggio capace di apportare un cambiamento miracoloso per risolvere una situazione complicata. Ne deriva l’attesa messianica, concetto psicologico per descrivere il desiderio di un leader che possa risolvere una situazione critica che mette in serio pericolo un gruppo. Draghi incarna quest’aspettativa, accentuata dal contrasto con il governo Conte e il discusso ruolo che ha avuto nella gestione di quasi un anno di pandemia. Un bisogno che in realtà si fonda sulla gestione dei 209 miliardi del Recovery Fund che l’Unione Europea ha messo a disposizione dell’Italia per riforme nel digitale, ambiente, scuola, sanità, inclusione e infrastrutture. In questi giorni Draghi sta lavorando aiutato da un gruppo di specialisti di Riccardo Brignoli per preparare il progetto di investimento dei fondi, il Recovery Plan, già avviato da Conte. Dall’altro lato un nuovo commissario straordinario per la gestione della pandemia è stato nominato, il Generale Figliuolo, esperto di logistica, sostituendo la Primula Rosa Arcuri. Salute ed economia sono dunque le due salvezze che ci si aspetta Draghi sia in grado di portare per lasciare infine che il governo torni al suo funzionamento ordinario. Siamo in una situazione critica, dispersa e disastrata. L’idea dell’uomo forte che convogli tutti i desideri e le paure del momento è fortissima. La convergenza su di una sola persona aumenta tanto più il gruppo di riferimento è disorganizzato e incapace di affrontare la situazione. In questo senso Conte avrebbe scelto di comunicare con la popolazione attraverso i proclami serali dei DPCM come a farsi sostenitore diretto attraverso un dialogo personale con i cittadini. La strategia di leadership di Draghi pare sia invece improntata sulla discrezione, la riservatezza e la delega agli organi preposti per l’esercizio delle competenze ministeriali. Il primo DPCM del 2 marzo non è stato presentato in prima serata, ma è stato affidato ai ministri Speranza e Gelmini che lo hanno presentato in un’ordinaria giornata di lavoro. Il messia nella cultura semitica era paragonato al buon pastore, le cui greggi -in genere pecore e capre- andavano governate e condotte alla nuova alleanza. Dallo stile finora presentato, Draghi si rivelerebbe essere un pastore che delega, teso a occuparsi dei problemi per cui è più preparato per lasciare ampio spazio di azione ai ministri da lui selezionati. Le greggi divise tra pecore e capre riflettono le due compagini politiche diversificate al loro interno che rispecchiano le tradizionali tendenze di destra e sinistra. Parlare oggi di orientamento di destra e sinistra è difficile e per questo è utile riferirsi alla metafora animale. Da un lato le pecore, gregarie, ubbidienti, diversamente intelligenti, sottomesse alle logiche del gregge-partito, dall’altro le capre, individualiste, testarde, ribelli, e spesso ignoranti. All’interno di questa divisione possiamo collocare i diversi partiti nonché i rappresentanti politici tenendo presente che possono esserci pecore e capre sia a sinistra che a destra. Lasciamo al lettore il divertimento di stabilire gli accostamenti. Quello che emerge attraverso il paragone pastore-greggi potrebbe esserci utile per capire la necessità di questo intervento messianico che solo in superficie si riconduce all’emergenza economico-sanitaria. Le pecore e le capre non sono pastori, in questo si può riassumere il grave problema del mondo politico che ci dovrebbe rappresentare. Le ideologie sono decadute e con esse sono crollati i sistemi dei partiti che non sono più capaci di produrre politici di alto livello. Lo stanno dimostrando la crisi dei Cinque Stelle che affannosamente stanno cercando in Conte un messia o le dimissioni di Zingaretti che hanno lasciato in frantumi un partito accusato di pensare solo alle poltrone. Dall’altro lato la politica si fa per opposizione, sfruttando slogan populisti e sovranisti, dal contenuto semplice e accattivante ma incapace di rispondere alle reali complessità della società attuale.
Il messia arriva al cambio delle epoche per rigenerare un sistema ormai scaduto e privo di capacità. Nella religione indiana si chiama Avatara e segnava l’avvento di una nuova epoca. Un’atmosfera che aleggia a livello globale in cui la pandemia cade all’interno delle grandi svolte ecologiche che orienteranno l’economia. La discesa di Draghi, prima ancora del suo reale operato di tecnico al di sopra delle parti, riflette l’incapacità degli attuali greggi politici di sapersi organizzare tanto che è bastata una pecora nera -Renzi- a far saltare tutto in un momento particolarmente critico. La riflessione ci porta dunque a domandarci quale possibile futuro politico può esserci se mancano programmi e ideologie veri sostenuti da persone realmente capaci di governare? Senza ideologie decadono i partiti e si perde il punto di contatto tra cittadino e rappresentanti politici per favorire la totale confusione delle opinioni di cui siamo vittime. Il rischio poi è che il vero drago inizi a prendere il sopravvento, ovvero l’impersonale disegno imposto dalle necessità economiche dei mercati capeggiati dai colossi finanziari. A quel punto neanche un miracolo di Maradona potrà salvarci. Forse Pelé. Pelé sì, ma per nostra disgrazia e sua fortuna è ancora vivo.