Payback sui dispositivi medici, salasso per imprese che annunciano battaglia
di Alessio Ludovici | 30 Dicembre 2022 @ 06:00 | ATTUALITA'
L’AQUILA – La Manovra finanziaria, dopo quello avuto alla Camera, ottiene il via libera anche dall’Aula del Senato. Votata la fiducia sulla legge di bilancio con 107 sì, 69 contrari e un astenuto. Poco prima del voto finale è stata approvata la fiducia posta dal governo sull’articolo 1 del provvedimento con 109 voti favorevoli, 76 contrari e un astenuto. E in Finanziaria è rimasta la contestatissima misura del payback sui dispositivi medici. Un salasso che rischia di mettere in crisi migliaia di fornitori del nostro sistema sanitario e tra le aziende ce ne sono anche di abruzzesi ed aquilane.
Di che si tratta? In pratica nel 2011, con la crisi finanziaria – ricordate lo spread? – il governo comincia a fissare dei tetti di spesa anche sui dispositivi medici. Qualche anno più tardi, nel 2014, si decide che in caso di sforamento, una quota di quest’ultimo se lo accollino i fornitori stessi. Un meccanismo già noto, discussissimo e ricco di contenziosi, in campo farmaceutico. Ma l’industria farmaceutica, spiegano le aziende di dispositivi medici, ha margini di manovra e contrattazione più favorevoli.
La misura rimane in sospeso però ed è solo sul finire del governo Draghi che c’è un’accelerazione per renderla operativa. Finisce in manovra di bilancio e ci resta nonostante un emendamento della deputata di Fratelli d’Italia Ylenja Lucaselli che puntava a congelare l’applicazione fino al 31 dicembre 2023.
Tentativo fallito. Dal primo gennaio migliaia di aziende di dispositivi medici, per lo più piccole aziende, rischiano di dover concorrere agli sforamenti sanitari delle regioni per un valore di oltre due miliardi di euro. Un salasso che rischia di mettere in ginocchio il settore e complicare anche gli approvvigionamenti di dispositivi sanitari. Tutte le regioni del resto hanno sforato il tetto previsto nel 2021. In Abruzzo lo sforamento è di oltre 70%, tra i dati più alti nel paese. La regione aveva un tetto di spesa di 117milioni, ne ha spesi 200. Si tratta di spese per pacemaker, bisturi, mascherine, apparecchiatura i e quant’altro necessario. Entro metà gennaio i fornitori rischiano di dover restituire complessivamente 2 miliardi e 100 milioni relativi alle annualità 2015, 2016, 2017, 2018.
Sul piede di guerra le aziende che annunciano una pioggia di ricorsi, un pronunciamento del Tar dovrebbe arrivare già ai primi di gennaio. Sempre a inizio anno nascerà una nuova associazione di categoria, lo conferma Anna Maria D’Aguì a L’Aquila Blog, per seguire una vertenza che certamente avrà degli strascichi.