di Emanuela Medoro – Il Maxxi è facilmente raggiungibile dal Piazzale Flaminio, subito fuori Piazza del Popolo, per mezzo di un trenino che in pochissime fermate raggiunge l’incrocio con Via Guido Reni, dove si trova sul lato destro. L’edificio progettato da Zaha Hadid presenta una linea movimentata. Tutto bianco, con larghe vetrate, vedendolo dall’esterno suggerisce la presenza di spazi immensi da adattare secondo le esigenze degli espositori.
Da ottobre e fino al 17 febbraio 2013 è in esposizione la vita e l’opera di Charles-Edouard Jeanneret Le Corbusier (1887-1965), allestita dall’architetto Umberto Riva.
Oltre 600 disegni, schizzi, acquerelli, dipinti, disegni e fotografie raccontano la vita ed il lavoro di Le Corbusier.
Frequentò da ragazzo una scuola tecnica dove si studiava la decorazione degli orologi. Da tenere presente per la sua formazione di base un Maestro che teneva lezioni all’aperto, nei boschi, e voleva che i suoi allievi osservassero la natura ed i suoi segni come fonte d’ispirazione per le decorazioni. Poi subito Le Corbusier incominciò a viaggiare a lungo, anche in Italia di cui amò e studiò le architetture e le arti pittoriche.
I suoi Carnets de Voyage testimoniano viaggi, studi, scambi culturali. Troviamo in esposizione i foglietti su cui lui prendeva appunti, non parole a descrivere ciò che vedeva, ma schizzi a matita, espressivi della sua particolare sensibilità alle architetture ed agli ambienti esterni circostanti. Anche un profano capisce bene i suoi inizi nutriti di studi su opere di Firenze e delle città d’arte italiane, a lungo riprodotte ed interpretate nei suoi progetti. Successivamente i suoi rapporti professionali con l’Italia furono difficili, ebbe incarichi per progetti mai andati in porto. Es.: Il progetto per il Centro calcolo Olivetti di Rho e quello per l’ ospedale di Venezia negli anni ’60.
E’ stato uno dei padri dell’urbanistica contemporanea, spesso ha anticipato i tempi. La sua opera è stata il germe da cui poi sono fioriti tanti quartieri delle città in cui viviamo.