Palazzo Centi, un’inchiesta e 11 anni di stop: ora al via i lavori per 13milioni
di Cristina D'Armi | 14 Dicembre 2020 @ 06:17 | ATTUALITA'
L’AQUILA – Palazzo Centi, ex sede della Giunta regionale, è uno dei maggiori esempi dell’architettura barocca aquilana e fu realizzato nella seconda metà del XVIII secolo. L’edificio, a seguito del terremoto del 6 aprile 2009, ha subito diversi danni senza crollare interamente, probabilmente anche grazie agli interventi di consolidamento partiti nel 2006 e durati fino al 2009. In questo frangente di tempo la sede della presidenza della Regione fu trasferita a Palazzo Farinosi Branconi.
I lavori di restauro sono stati affidati da poco per un ammontare di circa 13milioni di euro e dovrebbero essere ultimati in due anni e mezzo.
Secondo il sito Opendata Ricostruzione sono stati erogati 518mila 838 euro, probabilmente per i primi di lavori di consolidamento e messa in sicurezza.
I periti tecnici hanno riscontato danni diffusi sulle strutture portanti con una intensità crescente lungo il loro lo sviluppo in altezza; per quel che riguarda le parti non strutturali si sono avuti crolli localizzati di volte incannucciate e di voltine di mattoni in foglio. Al piano terra si possono notare rare lesioni a taglio passanti ma di ampiezza ridotta e non preoccupante ai fini della stabilità della struttura. Gli orizzontamenti (volte a padiglione) presentano leggere lesioni in chiave ed in corrispondenza delle lunette e, nella parte N-E dell’edificio, si osservano leggeri distacchi dalle pareti perimetrali. Salendo al secondo piano l’edificio presenta un quadro fessurativo analogo a quello che interessa il primo piano, anche se più accentuato. Si registrano inoltre lesioni a taglio sulle pareti del vano scala del quale risulta danneggiata anche la volta a schifo lunettata e lesioni a taglio in corrispondenza delle piattabande che ne compromettono fortemente la capacità portante. Risultano gravemente danneggiate o crollate anche le volte in foglio e ad “incannucciata” realizzate al di sotto delle strutture di copertura. Si ha infine in corrispondenza della mezzeria della facciata Sud un accenno di attivazione di un meccanismo di flessione della parete che l’ha interessata in particolare alla quota di gronda. All’ultimo piano, quello della castellina, in corrispondenza del quale si ha un brusco restringimento in pianta dell’edificio, il quadro fessurativo consiste essenzialmente in gravi lesioni a taglio che interessano tutti i maschi murari, che pertanto sono vicinissimi al collasso, presentando infatti solo una esigua resistenza residua a carichi orizzontali dovuta al solo ingranamento ed ai carichi verticali gravanti sugli stessi.
Tra il 2016 e il 2017, sull’appalto dei lavori di Palazzo Centi, ci fu una inchiesta della magistratura archiviata nel 2018.
Furono 11 gli indagati per induzione indebita a dare o promettere utilità, la cosiddetta “concussione depotenziata, tra cui: Berardino Di Vincenzo, ora in pensione, il figlio Giancarlo, tecnico progettista, e agli imprenditori Giancarlo Di Persio e Mauro Pellegrini. Secondo l’accusa, Di Vincenzo avrebbe indotto i due imprenditori a stipulare una consulenza con il figlio Giancarlo, incaricato di stilare il progetto con il quale la Dipe ha partecipato al bando di gara del valore di 13 milioni di euro per palazzo Centi. In cambio, secondo la procura dell’Aquila, Di Vincenzo avrebbe assicurato un interessamento per la gara alla luce dei suoi buoni rapporti con il governatore. In seguito alle attività di indagine ed ai chiarimenti forniti su richiesta del PM, il giudice per le indagini preliminari – come già detto in precedenza – dispose l’archiviazione del caso.
Palazzo Centi, situato sul lato lungo di piazza Santa Giusta nel 1902, fu dichiarato monumento nazionale. Venne edificato tra il 1752 ed il 1776 su commissione di Gian Lorenzo Centi di Montereale ed è attribuito a Mastro Cola de Cicco, al secolo Loreto Cicchi di Pescocostanzo. Il palazzo, dimora della famiglia Centi che nel 1749 aveva acquistato l’area ed il preesistente palazzo, è a pianta rettangolare e dispone di tre livelli con ampia galleria d’ingresso, cortile interno e scalone monumentale. La facciata principale, tripartita, è caratterizzata da una imponente balconata, sorretta da sei colonne in stile borromiano, che sovrasta il maestoso portale ed offre riferimenti al Palazzo Compagnoni-Marefoschi di Macerata; le colonne, ruotate di 45 gradi, rimandano al Palazzo Doria-Pamphili a Roma mentre il portale ricorda il Palazzo Trivulzio a Milano.