Padre Ralf alla scoperta delle reliquie nella Basilica di Santa Croce in Gerusalemme

di Padre Ralf (Osman Prada) | 01 Aprile 2023 @ 05:20 | IL TEMPO DI DIO
Padre Ralf alla scoperta delle reliquie nella Basilica di Santa Croce in Gerusalemme
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È frequente sentire  l’espressione “pazienza, sto portando la mia croce”, da persone che vivono particolari ansie e difficoltà.

 Molti di noi, credenti e non credenti, la usano perché l’hanno sentita fin dall’ infanzia, essendo di uso comune e popolare.

Qualche volta c’è la ricordata anche il prete nelle sue omelie.

In realtà è stato Gesù che ha detto: “Prendi la tua croce e seguimi” (Matteo 16:24). 

Ma cosa ha voluto dire Gesù con questa frase? 

 Credo che sia importante cominciare col dire ciò che Gesù non intendeva dire. 

Molte persone interpretano la “croce” come un fardello da portare nella loro vita: una relazione tesa, un divorzio o una separazione, un problema al lavoro,  una malattia, la morte di una persona cara, ecc. Ci è stato insegnato che con la sofferenza avremmo guadagnato  il paradiso ( e vai…che strada facile!!!), e ci siamo  convinti, anche con un pizzico di santo orgoglio, del fatto che : “Questa è la mia croce che devo portare”. 

Tutto ciò è convinzione comune, ma non è certamente ciò che Gesù intendeva quando disse: “Prendi la tua croce e seguimi”.

Quando Gesù portò la sua croce sul Calvario per essere crocifisso, nessuno pensò alla croce come simbolo di un fardello. Per una persona del I secolo, la croce significava solo  una cosa: la morte più dolorosa e umiliante per un essere umano. Poiché i Romani costringevano i criminali condannati a morte a portare la propria croce sul luogo della crocifissione, portare una croce significava portare sulle  spalle lo strumento della propria esecuzione, mentre, sulla via della morte, si veniva ricoperti di offese e di oltraggi.

 Gesù Cristo compie una rivoluzione e trasforma questo significato di odio, di umiliazione e di morte,   in amore, gloria e vita, nell’espressione massima di servizio e dedizione.

Duemila anni dopo, i Cristiani vedono nella croce il simbolo prezioso della salvezza, del perdono, della grazia e dell’amore. Con questo atto di “portare la croce”, Gesù, una volta per tutte, ha inchiodato tutta la nostra miseria.

Quindi, “portare la croce” non vuol dire sopportare un lavoro ingrato, un matrimonio difficile, una malattia, una situazione economica sfavorevole…potresti aggiungere pure tu, altre situazioni. Portare la croce, non è un atteggiamento passivo, masochistico, di martirio, per assicurarsi il paradiso.

Portare la croce oggi, nel 2023, significa realizzare lo scopo per cui Dio ci ha creati e cioè essere portatori del suo messaggio (il vangelo, la buona novella),  sostenendoci gli uni gli altri di fronte al male e condividendo le sofferenze, le ingiustizie e le lacune dei nostri fratelli. Significa, in sostanza, diventare dei buoni samaritani, significa rispondere alla chiamata e significa imitare il modello di Gesù ed essere servitori di Dio non solo come parte della Chiesa, corpo di Cristo,  ma anche al di fuori di essa, nell’ambiente del lavoro, nella scuola, fra i parenti, ecc. 

Portare la croce oggi significa, ancora, stare dalla parte dei crocifissi o di colui che vogliono crocifiggere, del Cristo di turno, del povero, dell’emarginato, di colui che chiede giustizia, dell’immigrato. Significa diventare come  “Simone di Cirene”, che aiutò Gesù a portare la sua Croce, forse obbligato, ma che in tal modo guadagnò di sicuro il suo sguardo d’amore. 

Perciò, dovremmo , come cristiani, mettere tutto nelle mani di Dio e  chiedere a lui che ci insegni ad avere i suoi stessi  sentimenti. Dovremmo prendere decisioni che potrebbero non piacerci, o addirittura portarci fuori dalla nostra zona di comfort, ma se portiamo la nostra croce in questa direzione capiremo che ne vale la pena, perché affrontare la croce e viverla sotto una altra prospettiva vuol dire vedere il Dio invisibile nel fratello visibile e fare la SUA volontà e non la nostra. 

“Prendi la tua croce e seguimi” è una chiamata all’assoluta resa a Dio. È conformarci a Lui. È diventare LUI nel 2023. E’ appropriarsi della sua agenda ( 33 d.C. – 2023 d.C.) e condurre una vita che realizzi davvero il suo scopo, la sua missione,   per esaltare la gloria di Dio e generare il bene più grande: l’amore vero. 

Nel momento in cui portiamo la Sua croce, svolgiamo la più grande missione spirituale alla quale possiamo prendere parte come uomini: la partecipazione all’instaurazione del Regno di Dio, regno d’amore. 

Fratelli, anche se la chiamata è dura, continua a portare la Croce, state tranquilli, ne vale la pena!!!

Buona settimana santa 2023.

Padre Ralf 

*La Basilica di Santa Croce in Gerusalemme si trova a Roma, nel Rione Esquilino, a ridosso delle Mura Aureliane e dell’Anfiteatro Castrense, tra la Basilica di San Giovanni in Laterano e Porta Maggiore.

Santa Croce fa parte del percorso di visita delle Sette Chiese che i pellegrini anticamente visitavano a piedi.


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