Nuova forestale, audizione alla Camera. Dodici anni fa l’intervento massiccio all’Aquila

di Alessio Ludovici | 08 Aprile 2021 @ 06:00 | ATTUALITA'
Forestali all'Aquila
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L’AQUILA – Complice anche lo scioglimento avvenuto pochi anni più tardi se ne è parlato poco, ma c’erano anche loro 12 anni fa all’Aquila, sin dai primi minuti dopo il sisma e per tutta la durata dell’emergenza. Una delle ultime grandi avventure del Cfs, replicata poi nei terremoti del 2016. Proprio ieri però c’è stata una nuova audizione alla Camera, dove sono in discussione ben tre progetti di legge per la ricostruzione di una Polizia forestale, ambientale ed agroalimentare. 

Più di 600 i forestali impegnati all’Aquila durante l’emergenza, ma si distinsero anche nei primi minuti dopo la tragedia quando arrivarono comunque in forze per tirare fuori la gente dalle macerie. Centinaia gli attestati di merito di un Corpo che all’Aquila pianse anche la scomparsa, proprio la notte del 6 in via Fortebraccio, del forestale Luigi Giugno, la cui moglie e figlio furono tirati fuori proprio dai colleghi forestali. Giorgia, la secondo genita, nascerà il giorno dopo. 

Quando rinascerà invece un corpo forestale, l’Italia è l’unico paese senza, non si sa ma negli ultimi mesi finalmente qualcosa si è mosso anche grazie alla testardaggine di associazioni come l’Anfor, Associazione nazionale forestali, e Ferfa, Federazione per la rinascita forestale e ambientale, ieri protagoniste del secondo ciclo di audizioni. Tre le proposte di legge in discussione, che probabilmente convergeranno verso un testo unico, una dell’onorevole Maurizio Cattoi, l’altra dell’onorevole Silvia Benedetti e una infine dell’onorevole Luca De Carlo. Un confronto sulle proposte si tenne proprio la scorsa estate all’Aquila con i promotori delle proposte di legge. 

L’Anfor e la Ferfa hanno ribadito i punti di forza di una polizia forestale. Dalla capillarità che il vecchio Cfs garantiva rispetto ai Vigili del Fuoco, sui cui sono state scaricate le responsabilità dell’antincendio boschivo a, soprattutto, la conoscenza dell’orografia del territorio e delle strade forestali. “Oggi – ha affermato Scarpelli dell’Anfor – si interviene quando il fuoco ha preso già troppa forza”.

Tra le note dolenti rilevate anche la scomparsa della flotta aerea del Cfs, flotta quasi completamente a terra. Mentre ad intervenire sono quasi sempre i canadair delle società private. Ma il lavoro della Forestale, molto cresciuto in competenze nel corso dei decenni, non si limitava all’emergenza.

Era articolato lungo tutta la filiera della tutela ambientale. Si occupava di una miriade di attività, dagli inventari forestali al controllo del territorio, dalla fauna selvatica ai vivai ai rapporti con enti e istituzioni per le politiche di tutela e prevenzione. 

“E’ alquanto curioso – ha esordito Alessandro Cerofolini, della Ferfa – che di boschi e foreste si parli in commissione difesa dove di norma si discute di armamenti e missili anziché, ad esempio, in commissione agricoltura”. “Questo è solo uno dei tanti effetti però della riforma Madia, scritta male ed attuata peggio”.

Critico anche il proseguo di carriera nelle amministrazione dello stato in cui sono confluiti i forestali, ricorda Cerofolini. “Migliaia i ricorsi e recentemente anche la Corte europea dei diritti umani ha rimesso in discussione la sentenza della Corte costituzionale italiana”. Ci sono poi gli ultimi 500 idonei dell’ultimo concorso per il Cfs, “lasciati a casa”. C’è poi di nuovo il tema dell’antincendio boschivo.

“Assegnato ai Vigili del fuoco. Ma tutto il personale, i mezzi, le risorse del Cfs sono stati assegnati ai Carabinieri che per legge non possono intervenire sugli incendi”. “Prima per ogni incendio bruciavano mediamente 7 ettari di bosco, ora, senza la forestale, vanno in fumo mediamente 19 ettari di bosco”. “I servizi ecosistemici delle foreste sono compromessi”. E questo, secondo la Ferfa, senza alcun risparmio per lo stato. “I privati hanno di fatto sostituito lo stato”.

Un altro esempio di Cerofolini: “Il servizio Cites – si occupava di tutela delle specie a rischio di estinzione – era svolto esclusivamente dalla forestale. Ora è frammentato tra Guardia di Finanza, Carabinieri e Direzione generale delle foreste, tre corpi che non dialogano tra loro e ancora non hanno una convenzione tra loro, con evidente nocumento e aumento dei costi”. “Le regioni poi stanno di fatto smantellando i propri servizi forestali”.

“Aumentano le superfici bruciate e di conseguenza anche il dissesto idrogeologico. Non è poi stato aggiornato l’inventario forestale, senza il quale per lo stato è impossibile programmare qualsiasi intervento”. Conseguenze, secondo la Ferfa, della scomparsa del Cfs: “I forestali presidiavano ogni giorno, con i loro scarponi, boschi colline e montagne”. “Va ripristinata la forestale – chiosa Cerofolini nella sua relazione – in chiave moderna e altamente specializzata ed in linea con gli altri paesi europei”.

Cerofolini chiude con un esempio emblematico della situazione: “Oggi si parla di piantare 60 milioni di alberi in Italia. Bene, però nei vecchi vivai forestali rimangono solo 5 milioni di piantine. Ma anche rivolgendosi al privato o importandoli con tutti i rischi biologici del caso, poi chi decide dove piantarli? Chi li pianta? E chi ne cura la crescita? La Direzione generale delle Foreste non ha proprio personale sul campo, le Regioni arrancano, i Carabinieri non possono piantare alberi”.

 

La forestale all’Aquila e Amatrice

 


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